Varie, 28 settembre 2007
Tags : Giorgio Mulè
MUL Giorgio Caltanissetta 25 aprile 1968. Giornalista. Dal 2009 direttore di Panorama. Dal 2007 al 2009 direttore di Studio Aperto (il Tg di Italia 1)
MUL Giorgio Caltanissetta 25 aprile 1968. Giornalista. Dal 2009 direttore di Panorama. Dal 2007 al 2009 direttore di Studio Aperto (il Tg di Italia 1). Già direttore di Videonews, la testata trasversale delle tre reti Mediaset che controlla tutti gli approfondimenti che non fanno capo ai tg, da Verissimo a L’antipatico, da Tempi moderni a Secondo voi • «[...] ex direttore di Economy, ex vicedirettore di Panorama, ex cronista del Giornale e del Giornale di Sicilia, ma soprattutto uomo di Cesare Previti [...] Cicciottello, appassionato di musica e di corse dei cavalli, Mulè era approdato alla corte dei berluscones nei primi anni Novanta, quando un bel pezzo della redazione romana del Giornale di Montanelli si era trasferita a Palermo nei mesi delle prime stragi di mafia. Allora Mulè era un ragazzo sveglio, dalla bella penna e dalle ottime entrature nelle forze dell’ordine. Certo, sia lui che la sua futura moglie avevano simpatie di sinistra e non le nascondevano. Ma Giorgio, e questo era quello che contava, era in grado di produrre scoop su scoop, aveva un filo diretto con il futuro vicecapo della polizia Arnaldo La Barbera, contro il quale avrebbe ingaggiato memorabili battaglie al tavolo da poker, e parlava un buon inglese, frutto anche di un’esperienza al Progresso Italo Americano. Insomma, assumerlo era obbligatorio. Così il cocciuto Mulè era andato incontro al suo destino: si era ritrovato a lavorare in una redazione che di lì a poco sarebbe diventata il nucleo fondante di Forza Italia a Roma e che avrebbe guidato la fronda interna al Giornale contro il direttore Indro Montanelli. nella capitale che nascono i suoi primi rapporti con Previti, che Mulè intervista e consulta spesso. Ed è sempre lì che sua moglie abbandona per qualche tempo il giornalismo per andare a lavorare nello staff del forzista Antonio Tajani. Lui intanto suona l’assalto ai magistrati e al pool di Mani pulite con una serie di violenti articoli che gli costano qualche processo per diffamazione, ma anche molta ammirazione nel campo polista, e rinsaldano i legami con Giuseppe Sottile, alter ego prima di Paolo Liguori a Studio Aperto e poi di Giuliano Ferrara al Foglio. Per Sottile, anzi, Giorgio è quasi un fratello minore. Ovvio dunque che abbia la carriera segnata. Il banco di prova è proprio Panorama, dove nel giro di un paio d’anni diventa vicedirettore, per poi conquistare a inizio 2005 la direzione di Economy. Siamo nel pieno delle scalate bancarie: Gianpiero Fiorani, con il placet di Berlusconi, va all’assalto di Antonveneta. Il finanziere bipartisan Stefano Ricucci tenta invece di scardinare il Corriere della Sera. Mulè dedica loro due cover story in rapida successione. Nei titoli si parla di una ”biografia non autorizzata” e di un ”indagine sull’oggetto misterioso della finanza italiana”, rispettivamente definiti ”Il guastatore” (Fiorani) e ”L’immobile” (Ricucci). In realtà nei servizi di aggressivo ci sono solo gli strilli di copertina. E per capire chi sono davvero quei due, i lettori dovranno rivolgersi altrove o attendere i primi risultati delle indagini degli odiati pm di Milano. Economy, comunque, va bene. Raccoglie parecchia pubblicità. Berlusconi chiama Mulè a fare il vice di Mauro Crippa, alla testa di Videonews, la divisione di Mediaset che si occupa di programmi come Verissimo, L’Antipatico, Tempi moderni, Secondo voi e Super Partes. Siamo nel gennaio 2006, i sondaggi danno il Cavaliere perdente, ma lui sa di poter risalire la china. Proprio per questo ha voluto Mulè che, come dirà Vittorio Feltri, è stato ”nominato sovraintendente a ogni notizia del gruppo, ovvero commissario politico”. Il fatto è che lui il mestiere lo conosce. Interviene o scrive direttamente i testi dei programmi, assiste Berlusconi quando, alla vigilia del voto, fa personalmente irruzione in trasmissioni come L’Incudine di Claudio Martelli per lanciarsi in lunghi monologhi spot. Forte dell’appoggio incondizionato del capo e di quello della figlia, Marina Berlusconi, Mulè tenta anche di mettere mano ai costi, cercando di trasformare Videonews in una sorta di redazione unica in cui tutti fanno tutto. Una volta sostituito anche formalmente Crippa, per qualche tempo ordina che le segretarie alla mattina controllino via telefono dove sono i vari giornalisti. Anche per questo si mette contro una parte (piccola) della redazione e con qualcuno dei sottoposti volano parole grosse. Del resto lo spirito militaresco in molte realtà Mediaset è la regola. [...]» (Peter Gomez, ”L’espresso” 11/10/2007).