Varie, 27 settembre 2007
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MICCICH Gaetano Palermo 12 ottobre 1950. Banchiere. Già responsabile della Divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca Imi, dal febbraio 2010 direttore generale di Banca Intesa
MICCICH Gaetano Palermo 12 ottobre 1950. Banchiere. Già responsabile della Divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca Imi, dal febbraio 2010 direttore generale di Banca Intesa. Fratello di Gianfranco • «[...] Laurea in giurisprudenza e master in Business administration alla Sda Bocconi, Miccichè è il banchiere che ha seguito operazioni cardine per la grande finanza italiana come i riassetti di Alitalia e Telecom. Quattro anni più vecchio del fratello Gianfranco [...] e appassionato di tennisGaetano Miccichè inizia la carriera nel 1971 come responsabile clientela corporate della Cassa Centrale Risparmio Province Siciliane. Quindi il salto ”industriale” alla società di navigazione Rodriquez (era il 1989), poi (tra il 1992 e il 1995) alla Gerolimich - Unione Manifatture di cui è prima direttore generale e poi liquidatore. L’anno successivo è direttore generale di Santavaleria (chimica e vetro) mentre dal 1997 guida la tessile Olcese, predisponendone il piano di rilancio. Nel 2002 l’arrivo in Banca Intesa come responsabile della direzione large corporate e structured finance e dal 2005 della divisione corporate. Fino a diventare con la nascita di Intesa Sanpaolo, il braccio destro dell’ad Corrado Passera per il mondo delle imprese» (’Il Giornale” 22/4/2009) • «[...] è un signore palermitano [...] solitamente piuttosto schivo, molto diverso come carattere dal fratello Gianfranco [...] Sposato con tre figli, tifoso milanista [...] ”Miccichè ha un vissuto diverso da quello dei banchieri italiani – spiega al Foglio Riccardo Monti, capo della società di consulenza strategica Boston consulting – Gran parte della sua carriera l’ha fatta anelle aziende. Quindi conosce perfettamente, dall’interno, la cultura industriale: dote essenziale oggi che bisogna capire come intervenire in tanti casi di crisi, tutti diversi l’uno dall’altro”. In effetti il suo curriculum è un po’ atipico nel mondo del credito. ”Io sono un uomo fortunato [...] sono nato in una famiglia della media borghesia palermitana con moltissimi interessi culturali. Da noi erano di casa personaggi come Leonardo Sciascia, Renato Guttuso, Gesualdo Bufalino, Elvira ed Enzo Sellerio”. C’era anche una parentela di peso: un cugino, sia pure alla lontana, era Enrico Cuccia, fondatore e per anni guida di Mediobanca. ”Quella parentela mi è stata utile, quando mi sono trasferito a Milano ho frequentato quel personaggio straordinario della finanza”. Il padre, Gerlando, era in banca: vicedirettore generale del Banco di Sicilia. Ed è stato in una banca, alla concorrente Sicilcassa, che Miccichè è entrato nel 1971 dopo la laurea in Giurisprudenza. C’è stato per 18 anni, interrotti soltanto da un master di 14 mesi alla Bocconi. Nell’aprile 1989, il salto della barricata, il passaggio al settore industriale come direttore centrale finanza del gruppo Rodriguez, leader mondiale nel settore degli aliscafi. Qui ha conosciuto Corrado Passera [...] che lavorava alla Cir di Carlo De Benedetti ed era nel consiglio Rodriguez perché una società dell’Ingegnere, la Sabaudia, ne aveva acquisito una partecipazione di minoranza. Amministratore delegato della Rodriguez era Salvatore Mancuso, un altro personaggio con il quale ha affrontato poi molte sfide industriali, molte ristrutturazioni. ”Hanno personalità diverse – sottolinea al Foglio un avvocato d’affari milanese – Mancuso è più rampante, sbrigativo nei modi, mentre Miccichè è il vero grande signore palermitano. Ma entrambi, per anni, hanno formato un’accoppiata molto apprezzata nel mondo degli affari: sono diventati i fiduciari del sistema bancario, quelli incaricati di risolvere le situazioni difficili, di ristrutturare le imprese verso le quali il sistema bancario era esposto”. Di casi intricati Miccichè ne ha gestiti diversi: dal 1992 al 1995 la Gerolimich- Unione manifatture, una holding con varie partecipazioni che ha dovuto essere liquidata; dal 1996 al 1997 la Santavaleria, capofila delle imprese chimiche e del vetro della famiglia Varasi; dal 1997 al 2002 l’Olcese, gruppo tessile con problemi anche di azionariato (fra i soci c’era un gruppo libico che ha creato qualche frizione). ”Miccichè ha giocato tutte queste partite con un approccio simile a quello che Niccolò Machiavelli giudica essenziale al buon principe: si è comportato quale volpe et lione”, dice di lui un collega, Massimo Ponzellini [...] Nel 2002 il grande cambiamento, il ritorno in banca. Passera, diventato amministratore delegato di Intesa, stava formando la sua squadra e ha proposto a Miccichè di entrarvi come responsabile Large Corporate. ”Io non avevo più avuto rapporti con Passera dai tempi della Rodriguez [...] Mi ha chiamato perché il mio profilo era molto simile al suo: anche lui veniva dal mondo aziendale, aveva gestito Olivetti e le Poste, e aveva una visione del business completa. Lui e io siamo abituati a confrontarci con risorse scarse, a tenere rapporti con controparti difficili come i sindacati. Non siamo cresciuti nell’ovatta bancaria”. Nel suo nuovo ruolo, ha affrontato alcuni dei dossier più caldi di questi ultimi anni: la grande crisi Fiat, il pasticciaccio della scalata alla Edison, i casi Piaggio, Prada, Granarolo, Esaote. E l’affaire Risanamento, il gruppo immobiliare di Luigi Zunino finanziato con grande generosità da Intesa (generosità giudicata dai critici eccessiva) [...] E poi la vera prova del fuoco: l’operazione Alitalia, con la formazione della cordata guidata da Roberto Colaninno. [...]» (Gianni Gambarotta, ”Il Foglio” 23/1/2010).