Isabel Ferrer, la Repubblica 8/9/2007, 8 settembre 2007
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Van Gogh
Qualsiasi superficie è buona quando si ha l´ispirazione per dipingere e Vincent van Gogh, il prolifico e tormentato artista olandese, fece suo come nessun altro questo principio. Nel 1889 e 1890, gli ultimi anni della sia vita, giunse a creare un quadro al giorno. E quando la consegna delle tele inviate da suo fratello Theo tardavano, si accontentò di tovaglie e perfino di stracci da cucina per dipingere campi di grano, fiori e giardini. L´uso di tele così singolari è stato constatato da Louis van Tilborgh, conservatore del museo che porta il nome del pittore ad Amsterdam, che ha trovato opere di questo tipo in Olanda, in collezioni private e nel Museo d´Arte di Cleveland, negli Stati Uniti. Van Gogh si trovava nel 1889 nella località francese di Saint-Rémy, ricoverato di sua volontà in una clinica psichiatrica. Vi era giunto proveniente da Arles, dove si era tagliato un pezzo di orecchio in un attacco di psicosi. Incapace di mettere su uno studio per paura di una ricaduta, entrò in un istituto psichiatrico. La rigidità dell´ambiente e delle sue norme forse lo calmarono, perché in un solo anno dipinse 150 quadri. In una lettera indirizzata a Theo, mercante d´arte a Parigi, gli chiede un rotolo di tela di 10 metri che tarda tre settimane ad arrivare. «Durante lo studio realizzato con il mio collega Meta Chavannes, del Museo di Belle Arti di Boston, sull´opera Dirupo, dipinta da van Gogh su un´altra intitolata Vegetazione selvatica, abbiamo scoperto che almeno altri cinque quadri furono finiti su stracci da cucina o su tovaglie. Sapevamo che aveva usato cartone e carta quando non aveva soldi, ma adesso è chiaro che cercò anche materiali ancor meno convenzionali» dice Van Tilborgh. il caso di Grandi platani, conservato nel Museo d´Arte di Cleveland; Campi di grano in un paesaggio di montagna, del Museo Kröller-Müller, nel nord dell´Olanda, e Angolo del giardino di Daubigny, del Museo van Gogh di Amsterdam. «Entrambi hanno i fili incrociati e intrecciati a quadratini nel modo tipico degli stracci domestici», spiega Van Tilborgh. Dato che l´artista non poté uscire dall´istituto psichiatrico di Saint-Rémy e quando gli aprirono la porta fu solo perché potesse andare in giardino, «si deve trattare degli stracci da cucina dell´ospedale stesso», fa notare. Nel 1890, dopo essersi abbastanza ripreso, van Gogh si trasferisce a Auvers-sur-Oise, località nelle vicinanze di Parigi. Il posto era molto adeguato per continuare a curarsi all´ombra dei circoli artistici parigini senza sottoporsi alle loro tensioni. A Auvers dipingerà capolavori come Cipressi, Gigli e Notte stellata. Theo, sempre attento, gli scrisse lodando «un colore che non aveva mai raggiunto prima». Anche se non riuscì mai a vendere nemmeno un quadro in vita sua, il suo talento non sfuggì al critico Albert Aurier, che lo paragonò ai simbolisti e ai post-impressionisti. Espose anche nel gruppo d´avanguardia belga Les Vingt e nel salone parigino degli Indipendenti. La tranquillità del 1890 si incrinò poco dopo una visita di suo fratello che lo informava di essere rimasto senza lavoro e pensava di stabilirsi per conto suo. Il 27 luglio, forse preoccupato per il futuro di entrambi, Vincent van Gogh si sparò un colpo di rivoltella al petto. Sarebbe morto due giorni dopo tra le braccia di Theo, al quale lasciò una collezione che oggi è quasi impossibile assicurare dato il suo valore. «Un vero peccato. Pensate che a parte l´aspetto romantico di una morte tragica e prematura, nel 1901 c´erano già opere sue nei musei europei», dice il conservatore. Si dice che gli artisti hanno bisogno di un decennio per diventare famosi e van Gogh considerava buone solo le opere dell´ultimo periodo. Per quanto possa sembrare strano, forse ebbe più paura del trionfo che del fallimento.