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 2007  agosto 31 Venerdì calendario

DI MARE Franco (Francesco) Napoli 28 luglio 1955. Giornalista • «Ha fatto l’inviato di guerra del Tg1 per 20 anni

DI MARE Franco (Francesco) Napoli 28 luglio 1955. Giornalista • «Ha fatto l’inviato di guerra del Tg1 per 20 anni. Da parecchie stagioni è volto mattutino di Raiuno. [...] Amira. Memorie di guerra è il titolo dello spettacolo di cui è autore, insieme a Giancarlo Loffarelli [...] ”Si potrebbe definire una sorta di ”teatro-reportage’, dove racconto, anche con l’ausilio di immagini tratte dai telegiornali o spezzoni di film, l’orrore e la banalità della guerra. Mi sono ispirato, sia pure con tutto il rispetto, a Marco Paolini: con il suo Vajont, che in fondo altro non era che la descrizione di un fatto di cronaca, riuscì a inchiodare alla poltrona migliaia di spettatori. Io spero almeno di far riflettere, chi verrà a sentirmi, su quella che considero la manifestazione più orribile e crudele della nostra cosiddetta umanità”. Amira è il nome di una bambina bosniaca che un giorno, mentre gioca per strada, viene inquadrata dal mirino di un cecchino: verrà uccisa o risparmiata? La sua storia vera è il fil rouge della narrazione del cronista di guerra: ”Tra il 1992 e il ”95, a Sarajevo sono stati tremila i bambini massacrati in questo modo. Quando cade una bomba che colpisce a caso è un conto, ma quando vedi i cecchini che prendono deliberatamente di mira i bambini, sparandogli alla schiena o in fronte, solo per il gusto di farlo, ti chiedi perché, qual è la logica?”. Dalla prima guerra del Golfo nel ”90 al Kossovo, dal Libano al Rwanda, dall’Algeria all’Afghanistan, fino all’ultimo conflitto in Iraq, passando per la Somalia, il Mozambico, l’America latina... ne ha viste di atrocità Franco Di Mare, ”arruolato” nel giornalismo di trincea. Racconta: ”In Rwanda, gli Hutu lanciavano in aria i neonati e facevano a gara per vedere chi riusciva a colpirli col machete più volte, prima che cadessero a terra”. Dopo vent’anni, però, Di Mare ha detto basta: ”Ho rischiato la pelle troppe volte e mi è andata bene. Ho visto la morte da vicino troppe volte”. Non gli manca la vita frenetica dell’inviato? ”C’è un’età per il campeggio e una per la Pensione Flora. Per me [...] è tempo della pensione Flora”. [...] Dopo tanta tv, il teatro. ”La tv è una specie di frullatore: c’è assuefazione alle immagini di guerra, distribuite tra pranzo e cena, il rischio è che tutto diventi una pappa informe. Il teatro dà la possibilità di un incontro ravvicinato, dialogico con lo spettatore, e colpisce di più sul piano emotivo”. Fra tante tragedie, un ricordo comico. ”Ero a Sarajevo con l’operatore Luciano Masi. Dovevo portare un video alla tv locale per trasmettere il servizio. Ma la strada da attraversare era sotto mira di un cecchino. Facemmo la conta: testa o croce, chi passa per primo. Toccò a me: tre salti ed ero miracolosamente illeso dall’altra parte. Toccò a Luciano e, anche lui, riuscì a passare. Una roulette russa, ma ce l’avevamo fatta: cominciammo a ridere e a ballare. Una maniera per fottere la morte”» (Emilia Costantini, ”Corriere della Sera” 31/8/2007).