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 2007  agosto 21 Martedì calendario

VERASANI Grazia Bologna 8 luglio 1964. Scrittrice. Tra i suoi libri Quo vadis baby?, portato sullo schermo, nel 2005, da Gabriele Salvatores • «Il dato curioso non sta tanto nel fatto che una scrittrice, con alle spalle una lunga e variegata esperienza nel mondo della musica e del teatro, e con un paio di testi già pubblicati, approdi improvvisamente alla notorietà internazionale perché da quello che viene definito il suo primo romanzo viene tratto un film

VERASANI Grazia Bologna 8 luglio 1964. Scrittrice. Tra i suoi libri Quo vadis baby?, portato sullo schermo, nel 2005, da Gabriele Salvatores • «Il dato curioso non sta tanto nel fatto che una scrittrice, con alle spalle una lunga e variegata esperienza nel mondo della musica e del teatro, e con un paio di testi già pubblicati, approdi improvvisamente alla notorietà internazionale perché da quello che viene definito il suo primo romanzo viene tratto un film. Per giunta, firmato da uno dei migliori registi italiani. Lo stupore viene semmai dall’ombra che quel film ha gettato sul lavoro precedente dell’autrice e, almeno in parte, su quello successivo: legando indissolubilmente il nome di Grazia Verasani a Quo vadis, baby? [...] Verasani, prima, era stata (è ancora) una musicista e un’attrice. Aveva pubblicato il primo romanzo, L’amore è un bar, con Fernandel, e con lo stesso editore ne era uscito un secondo, nel 2001, dal titolo Fuck me mon amour. Eppure Giorgia Cantini, la protagonista di Quo vadis, baby? continua ad essere il suo personaggio più noto: a cui è tornata [...] nel libro Velocemente da nessuna parte [...] Insomma, per quanto riguarda Grazia Verasani, diventa sempre più difficile scindere il discorso narrativo da quello visivo. Lo ha sottolineato la stessa autrice [...] ”gli spettatori sono tanti, e i lettori pochi. E mentre altrove, ad esempio in Francia, persino io mi sono sentita riconosciuta senza preconcetti e senza l’alibi del film, in Italia non è andata altrettanto liscia. Ora mi trovo nella classica situazione degli autori seriali che, pur non volendo abbandonare il proprio protagonista, rischiano di vedersi rifiutati romanzi ”bianchi’ scevri dalla serialità, nel caso (e il mio lo è) volessero spaziare in altri generi. Il mercato, in questo senso, ha regole severe. Per alcuni continuo ad essere ”quella di Quo vadis, baby?’, anche se ho pubblicato sei libri”. C’è però da dire che Quo vadis, baby? è un bel libro e un libro anomalo. Del noir possiede la struttura, lo sguardo disincantato, la voluta imperfezione fisica e morale della protagonista, la sospensione finale che non chiude il cerchio. In più, offre una rara intensità psicologica, un’attenzione dolorosa alla memoria e ai particolari che da essa riaffiorano, un binario parallelo di dettagli, canzoni, immagini che costituiscono il passato della protagonista. Lei, Giorgia, è un disastro. Ha quasi quarant’anni e fa la detective: poca adrenalina, però, e nessun delitto da risolvere, ma una sequela di piccole disperazioni messe in fila nel suo brutto ufficio con le foto di laghi alpini alle pareti. L’odontotecnico veneto che vuole conferme sul passato della fidanzata. La massaia sovrappeso che intuisce il tradimento del marito con la bella cugina. Il ricco ingegnere che esige le prove di un adulterio. Un ex che non si rassegna alla movimentata vita sentimentale di colei che fu sua moglie (e che, per inciso, sarà una delle poche vittime reali del romanzo). Drammi borghesi e amori malati, insomma. Poi, certo, Giorgia beve, fuma, non cura il suo aspetto, fa sesso casuale e poco gratificante con vecchie conoscenze. Dalla sua vita emana il sentore di una terribile tristezza: inevitabile, dal momento che due delle persone da lei amate si sono uccise. Il primo suicidio, quando Giorgia era ancora bambina, fu quello della sua bellissima, algida e infelice madre: che un bel giorno, dopo aver raccolto i capelli color miele in un fermaglio e aver salutato le figlie, scaraventò la sua automobile contro un cancello. E poi, Ada. La sorella adorata, la sorella geniale: quella che recitava le battute di Blanche DuBois davanti allo specchio e che si era trasferita a Roma per sfondare nel teatro, finendo per inanellare delusioni ai provini, e incrinando una già fragilissima disposizione alla vita. Una notte, Ada era salita su un tavolino e si era impiccata. Ma forse non era sola. Con lei non c’era il compagno ufficiale, ma il misterioso A., suo amante, compagno di avventure e testimone della sua morte. La vita di Giorgia, che si è lungamente trascinata nel ricordo implacabile di quella sorella splendida, seppellita in tubino nero e calze fumè, subisce un’accelerazione improvvisa quando un vecchio amico, Aldo, le invia una scatola da scarpe piena di lettere. Di Ada. Tra un caso e l’altro, Giorgia legge. Scopre una sorella che conosceva poco, sempre più cinica e disperata man mano che i suoi sogni artistici andavano svanendo. Scopre che in quei sedici anni lei, la sopravvissuta, ha tirato avanti alla meno peggio, sotto la morsa ancora forte di un padre che, in qualche modo, ha contribuito alla fine delle sue aspirazioni musicali per avviarla alla sua stessa professione. Scopre che vuole saperne di più. E il segreto di Ada e del suo sconosciuto amante diventa il vero leit motiv delle sue giornate: mentre condivide uno spinello col suo assistente, mentre prende sotto la sua protezione la figlia adolescente di una sua indagata, mentre beve, mentre trascura un arrossamento all’occhio, il suo pensiero - e la sua indagine - vanno alla doppia vita della sorella. A complicare il tutto, un indesiderato colpo di fulmine nei confronti di un professore cinefilo. A rendere tutto più reale, e più dolcemente amaro, la città che cambia insieme alla musica, gli abiti, i cibi di generazioni nuove, e non necessariamente più felici» (Loredana Lipperini, ”la Repubblica” 21/8/2007).