Elena Dusi, la Repubblica 7/8/2007, 7 agosto 2007
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Regno Unito
DAL NOSTRO INVIATO
LONDRA - La formula make and know, pronunciata Meccano, faceva già intuire che in quella scatola non c´era un gioco qualunque. I primi kit di "meccanica elementare" messi in vendita nel 1901 e la registrazione del marchio "Meccano Ltd.", avvenuta nel settembre del 1907, raccontavano di un´epoca in cui la fiducia nell´ingegneria e nella tecnica, unite alla creatività, era allo zenit. E tanto valeva allora che i bambini si lanciassero nell´avventura fin da piccoli. Nella loro scatola di legno formato valigia con il marchio Meccano c´erano i componenti di metallo, le viti, lo spago e i bulloni pronti a trasformarsi in ponti, treni, gru e palazzi con l´intervento di un cacciavite, una chiave inglese e tanta fantasia.
Oggi, esattamente un secolo dopo, la storica fabbrica Meccano di Liverpool non esiste più e i giapponesi della Nikko hanno acquistato il marchio. Ai componenti di nichel tutti uguali si è sostituita la plastica già modellata, i cacciaviti sono diventati elettrici e a ogni scatola di Meccano corrisponde un solo modello di giocattolo, con al massimo tre o quattro varianti. Un´auto telecomandata, un elicottero, la moto della polizia, un robot stile Mazinga, scorpioni e draghi sputafuoco sono gli eroi fantastici dei bambini degli anni duemila. E nei grandi negozi di giocattoli come Hamley´s di Londra il Meccano è finito tra i "giochi interattivi" accanto ai videogames. Con una tale concorrenza, le special editions realizzate in occasione del centenario con la scatola in colori pastello, il Big Ben, la Torre Eiffel o la vecchia locomotiva a vapore da assemblare in più di mille pezzi, passano ovviamente inosservati. Il loro fascino non supera quello di un puzzle. E il Meccano sembra sempre meno quell´"ingegneria in miniatura" che il suo inventore propagandava. Frank Hornby, il padre del gioco, non a caso agli inizi del `900 fondò pure un marchio di trenini elettrici, l´altro motore della modernità galoppante. Il successo delle sue creazioni lo rese straricco, catapultandolo dal ruolo di cassiere nel piccolo negozio paterno a Liverpool fino al parlamento di Londra.
Agli appassionati dei kit di un tempo oggi non rimane che scambiarsi vecchie scatole e manuali di istruzioni d´epoca tradotti perfino in cinese, riunirsi in una trentina di club in tutto il mondo o portare le proprie costruzioni ai raduni annuali, organizzati soprattutto in Europa del Nord. All´asta i modelli dei primi decenni del ”900 valgono circa 1.500 euro, e tra i pezzi più ricercati ci sono anche i vecchi numeri del «Meccano Magazine», la rivista fondata da Hornby e diffusa in tutto il Commonwealth fino alla chiusura nel 1981, subito dopo che la storica fabbrica di Liverpool arrestò la produzione. A Londra l´ultimo negozio dedicato al Meccano ha chiuso nel 2003 e il suo pezzo forte, un modello del Titanic, è finito all´asta da Christie´s.
Oggi alla nostalgia del "gioco" di un tempo Kenneth D. Brown, professore di Economia e storia sociale alla Queen´s University di Belfast, dedica il libro "Factory of dreams: A History of Meccano Ltd.". Ma il tributo forse più caldo arriva al gioco da Sir Harold Kroto, premio Nobel per la chimica nel 2006, che sul Times scrisse: «A Natale regalate il Meccano ai vostri figli». Nella sua biografia per la Fondazione Nobel, Kroto ricorda: «Avevo un Meccano con cui giocavo all´infinito». E riaccende la vecchia polemica con il Lego, che è simile all´ "ingegneria in miniatura" di Frank Hornby solo a prima vista, e il cui successo negli anni ”60 coincise con l´inizio del declino delle fabbriche di componenti di nichel, cacciaviti e chiavi inglesi per bambini. «Il Lego piace ai bambini perché è facile e colorato - sostiene Kroto - ma è solo un giocattolo, mentre il meccano è un vero kit da ingegnere e la sua estinzione rappresenta un disastro per l´educazione dei futuri ingegneri e scienziati».