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 2007  luglio 31 Martedì calendario

CON UN’INTEGRAZIONE FATTA DA UN LETTORE

BRESCIX
Ho rivisto le solite repliche della Rai sulla principessa Sissi. Incuriosito, sono andato a cercare notizie sulla sua vita e ho appreso che fu uccisa da un italiano. Sono rimasto allibito. Le chiedo se fu proprio così. Mi sembra incredibile. Che bisogno c’era di uccidere la moglie dell’imperatore? Allora accanto a questi filmetti replicati e zuccherini, la Rai potrebbe spiegare come poi la vicenda andò a una fine ben penosa. Altro che «italiani brava gente...»!
Angelo Pizzocri
angelopizzocri@libero.it Caro Pizzocri, è vero. L’assassino di Elisabetta di Wittelsbach, imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria, fu un anarchico italiano, Luigi Luccheni. Ma prima di descrivere le circostanze della morte debbo ricordarle che non sarebbe giusto imputare agli italiani il primato degli assassini reali. Raramente la vita di re, imperatori, presidenti e principi fu così precaria come nella stagione prerivoluzionaria che va dal 1870 alla Prima guerra mondiale. Nel primavera del 1878 un gruppo di radicali cercò di uccidere Guglielmo I, imperatore di Germania. Nel novembre dello stesso anno, un anarchico, Giovanni Passanante, attentò alla vita di Umberto I, da pochi mesi re d’Italia. Nel marzo del 1881 venne assassinato Alessandro II, imperatore di Russia. Nel dicembre del 1893 un anarchico francese, Auguste Vailland, fece esplodere una bomba a Parigi nella Camera dei deputati. Nel giugno del 1894 un altro anarchico italiano, Sante Ieronimo Caserio, uccise Sadi Carnot presidente della Repubblica francese. Nel settembre 1898 fu la volta di Elisabetta, uccisa da Luccheni a Ginevra. Nel luglio 1900, a Monza, Umberto I fu ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci, rientrato in patria dagli Stati Uniti per compiere la sua «missione». Nel febbraio 1908 Carlo I, re del Portogallo, fu ucciso col principe ereditario durante una rivolta repubblicana. Nel settembre 1901 un anarchico di origine polacca uccise il presidente degli Stati Uniti William McKinley mentre visitava la grande esposizione Panamericana di Buffalo nello Stato di New York. Nel settembre 1911 il Primo ministro russo Piotr Stolypin fu ucciso in un teatro di Kiev, forse da un rivoluzionario che era al tempo stesso agente dell’Okhrana. E nel giugno del 1914, infine, un nazionalista serbo uccise a Sarajevo l’arciduca austriaco Francesco Ferdinando e sua moglie. Tralascio per brevità gli attentati «minori» contro deputati, ministri, funzionari di polizia. Se vuole avere un’idea del terrorismo, soprattutto anarchico, che imperversò tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, legga uno splendido romanzo di Conrad, «L’agente segreto », pubblicato nel 1907. La morte di Sissi fu in un certo senso «casuale». Il suo assassino, Luigi Luccheni, aveva venticinque anni ed era convinto, come altri anarchici in quegli anni, che un «grande gesto» avrebbe liberato il mondo dai tiranni coronati. Andò a Ginevra nella speranza di uccidere Eugenio d’Orléans, pretendente al trono di Francia, ma la vittima designata cambiò programma e Luccheni non aveva i soldi per tornare in Italia dove il suo bersaglio preferito era Umberto I. Quando apprese dai giornali che l’imperatrice Elisabetta era all’albergo Beau Rivage di Ginevra, l’attese lungamente passeggiando tra la folla e nascondendo nella manica destra una lima sottile, accuratamente affilata. La storica austriaca Brigitte Hamann, autrice di una bella biografia di Elisabetta, apparsa nel 1983 presso Longanesi, racconta che l’imperatrice uscì dall’albergo con una dama di compagnia verso l’una e mezza del pomeriggio per salire a bordo di un battello diretto a Montreux. Luccheni si gettò sulle due donne e colpì Elisabetta al petto. Il particolare più drammaticamente paradossale della vicenda fu che Elisabetta, dopo essere caduta a terra, si rialzò e proseguì verso l’imbarcadero «con passi concitati» chiedendo alla sua dama di compagnia chi fosse «quell’uomo terribile ». Svenne a bordo, dopo la partenza, e «solo quando le aprirono il corpetto per strofinarle il petto», scrive Brigitte Hamann, «si scoprì una minuscola macchia brunastra e un foro sulla camicia di batista».


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1/8/2007
Caro Romano, la sua lista degli assassini politici prima della Grande guerra è interessante, ma incompleta. Occorre aggiungere almeno Gennaro Rubino, che cercò di uccidere il re del Belgio Leopoldo II nel 1894, e un altro anarchico italiano, Michele Angiolillo, che uccise il premier spagnolo Antonio Canovas nel 1897.
Giorgio Alfredo Soave - Vicenza