Varie, 4 luglio 2007
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DEL RIO Mauro Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia) 20 febbraio 1964. Imprenditore. Presidente di Buongiorno Spa
DEL RIO Mauro Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia) 20 febbraio 1964. Imprenditore. Presidente di Buongiorno Spa. «[...] La Buongiorno nasce a Parma nel 1999, fondata da Del Rio, che aveva iniziato quattro anni prima, inviando giochi via mail agli amici. Nel 2000 inizia la crescita internazionale, con attività in Spagna, Uk, Germania e si sviluppa il business nella telefonia mobile. Seguono le acquisizioni di MyAlert, Vitaminic, Gsmbox, France’s Freever, Tutch Media Mobile, Inventa, Rocket Mobile, eDongAsia. [...]» (Fabio Pozzo, ”La Stampa” 4/7/2007). Nel luglio 2007 acquisendo la sudafricana iTouch Ventures Ltd. Buongiorno è diventata leader mondiale nei servizi di intrattenimento, informazione, messaggistica e marketing per la telefonia mobile • «Era il 1995. Si apriva la posta elettronica e spuntava una mail, che dava il ”buongiorno” con un giochino, una barzelletta. [...] 13 anni dopo, quest’idea è diventata una multinazionale che - dopo la fusione con iTouch - ha un fatturato aggregato di 318 milioni di euro, un Ebitda di 39 e una quota di mercato globale del 5%. la storia di Buongiorno e del suo fondatore, Mauro Del Rio. Una storia tutta italiana. ”Ho iniziato con Internet. Poi, sono passato agli Sms. Tutto gratuito. Il passo successivo è stato quello dei servizi a pagamento, che alla fine è cresciuto più degli altri e che oggi rappresenta il 95% del nostro business” racconta Mauro Del Rio [...] un passato alla Ote Telecomunicazioni (Marconi) e alla Andersen Consulting, oggi presidente e azionista di controllo di Buongiorno. La svolta arriva nel 1999. Del Rio lascia il lavoro e si mette a lavorare a tempo pieno alla sua creatura, che diventa una Spa con uffici a Parma. ”Il primo anno mi hanno sostenuto finanziariamente gli amici, alcuni dei quali entreranno nell’azienda (uno è Andrea Casalini, l’attuale ad, ndr.). Successivamente, mi hanno dato una mano imprenditori come Barilla e Maramotti (Max Mara, ndr.). Il secondo apporto di capitali è venuto nel 2001, con il fondo d’investimenti inglese 3i e altri private equity italiani, e mi ha consentito di costruire le infrastrutture e di estendere l’attività all’estero”. La marcia di Buongiorno da allora non si è più fermata. Del Rio ha acquisito MyAlert, sbarcando nel segmento della telefonia; la torinese Vitaminic, azienda quotata, che ha portato Buongiorno in Borsa. E altri marchi. ”Nel 2005 siamo arrivati negli Usa, nel 2006 abbiamo aperto in Sudamerica e in Asia, grazie alla joint venture con Mitsui. Il colosso giapponese ha finanziato soprattutto lo sbarco negli Stati Uniti, entrando al 20% nel capitale di Buongiorno Usa e all’1% in Buongiorno Spa. E le successive acquisizioni, con un prestito convertibile (che poi ha convertito aumentando la sua quota, ndr.)”.
Il seguito, è storia recente. L’acquisizione per 141 milioni di euro della sudafricana iTouch, 73,7 pagati in contanti, il resto in azioni, sostenuta da un finanziamento di 151 milioni da Banca Imi. ”C’erano 5-6 gruppi principali al mondo nel settore dei servizi a valore aggiunto per la telefonia mobile. Noi e iTouch eravamo tra questi. Adesso, insieme, siamo i più grandi”. Numeri impressionanti: 1.100 professionisti ”a bordo” in 20 Paesi e clienti in oltre 40 nazioni. ”Quello che mi impressiona di più, però, è la composizione del nostro azionariato, dopo questa fusione. Il meglio dell’imprenditoria italiana, con i Barilla e i Maramotti (sotto il 2%, ndr.); il fondo Oak Investiment (5,5%), Goldman Sachs (2,7%), la Mitsui (3,3%)... Io sono l’azionista di riferimento, con il 20,5%”. Altre quote sono in mano a società, ex soci di iTouch e manager. Il mercato detiene il 59,9% del capitale. Chi governa? C’è un patto di sindacato? ”No, nessun patto. C’è un cda, con una maggioranza di consiglieri indipendenti”. La domanda viene da sè: non teme di perdere il controllo di Buongiorno? ”Si può esercitare il controllo ferreo su una piccola realtà, oppure meno ferreo su una grande. Io preferisco la seconda soluzione. Preferisco questo approccio più moderno, più laico, proprio delle grandi società hi-tech, che il sistema delle scatole cinesi all’italiana”. E il futuro? La nuova frontiera è iPhone della Apple. ” il primo telefono pensato non per telefonare. Steve Jobs arriverà a detenere una quota di mercato mondiale del 2%. Noi, potremo collaborare con loro, ma il nostro business sarà quello di aiutare altre aziende, quelle del restante 98%, a lanciare cellulari simili”» (Fabio Pozzo, ”La Stampa” 5/7/2007).