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 2007  maggio 13 Domenica calendario

Obama Michelle

• (Robinson) Chicago (Stati Uniti) 17 gennaio 1964. Moglie di Barack • «Rimprovera il marito per non sapersi riordinare il letto, lo prende in giro per le orecchie grandi, avverte gli elettori che da presidente degli Stati Uniti ”dirà cose scomode” e appena può abbandona la campagna elettorale per tornare dai figli Malia e Sasha [...] Michelle Robinson Obama si presenta come l’esatto contrario del marito Barack [...] Se Barack deve la popolarità all’essere affabile nei modi e all’impegno politico per unire l’America lei usa toni e termini definiti ”mascolini ” dal New York Times, mentre il sogno kennediano di una nazione ricongiunta non lo convince: ”Camelot non funziona, con i Kennedy fu una bella favola che si scoprì non essere vera perché nessuno può riuscirci”. D’altra parte l’equilibrio di forza fra Michelle [...] e Barack [...] sembra chiaro: non tanto perché come vice presidente dell’University of Chicago Hospitals nel 2006 lei ha guadagnato 273.618 dollari rispetto ai 157.082 del marito senatore, o perché è una fiera ”working mom” (mamma lavoratrice) impegnata a seguire ogni attimo della giornata dei figli rispetto alla latitanza del consorte, quanto in ragione del fatto che senza di lei forse la corsa presidenziale sarebbe già finita. Il tallone d’Achille del senatore dell’Illinois è infatti quello di essere un afroamericano atipico: con padre kenyota e madre bianca non ha le radici di leader che viene dal ventre della comunità nera, come fu Martin Luther King e come sono Jesse Jackson e Al Sharpton. un punto debole pericoloso perché solo il voto massiccio degli afroamericani può consentirgli di sopravvivere all’inizio delle primarie in Stati come il South Carolina. La storia di Michelle offre il rimedio: il padre Frasier era un dipendente comunale e la madre Marian faceva la segretaria, lei è cresciuta nei quartieri meno abbienti degli afroamericani sulla South Shore di Chicago e si è poi fatta da sola, laureandosi in sociologia a Princeton e quindi alla Law School di Harvard, aprendosi la strada verso i più ambiti studi legali. La parabola della ragazza povera che si emancipa dalle difficoltà della periferia riuscendo a collezionare successi accademici e professionali fa di Michelle il modello di una donna afroamericana determinata quanto Condoleezza Rice ma con in più la capacità di avere e gestire una vita famigliare. questa la carta che Barack gioca per spingere le elettrici a distogliere lo sguardo dalla più agguerrita rivale: Hillary Clinton. Se è vero che la maggioranza degli elettori americani sono donne e che le donne in maggioranza votano democratico, la sfida a distanza fra Michelle e Hillary può avere impatto sulla corsa alla nomination democratica per le elezioni 2008. Assediata dalla curiosità pubblica, Michelle fa di tutto per distinguersi da Hillary, mostrandosi più umana e assai meno formale. Al termine dei comizi anziché affrontare il tradizionale botta e risposta preferisce scendere fra la gente. A chi le rimprovera di essere poco accanto al marito risponde che i doveri di mamma sono più importanti e quando l’editorialista del New York Times Maureen Dowd ha bacchettato i suoi modi bruschi, ha ribattuto: ”Questa mattina sono stata sommersa dagli abbracci di mio marito”. La storia d’amore fra Michelle e Barack inizia in una società di consulenze legali di Chicago, quando lui è il nuovo arrivato e lei deve aiutarlo ad apprendere i segreti del mestiere. ”Lo trovai affascinante, simpatico, certamente serio ma senza prendersi troppo sul serio”, ricorda lei ora, per spiegare un amore quasi a prima vista che li portò a sposarsi nel 1992. Da allora gli alti e bassi non sono mancati: [...] anni fa Michelle ricorse alle colonne del Chicago Sun-Times per far sapere a Barack che ”la politica è una perdita di tempo” e durante la campagna del 2000 gli rimproverò di ”pensare solo a te stesso” obbligandola ad ”allevare i figli da sola”. Tensione, stress, duelli verbali e confronti di opinione fanno parte di una dialettica famigliare impostata sulla reciproca franchezza, sovente brutale. [...]» (Maurizio Molinari, ”La Stampa” 13/5/2007).