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 2007  marzo 23 Venerdì calendario

UNABOMBER Terrorista emulo dell’americano Teddy Kaczynski (che in guerra privata contro la scienza e la società tecnologica uccise tre persone e ne ferì 23 tramite ordigni spediti per posta)

UNABOMBER Terrorista emulo dell’americano Teddy Kaczynski (che in guerra privata contro la scienza e la società tecnologica uccise tre persone e ne ferì 23 tramite ordigni spediti per posta). Il primo cilindro riempito di esplosivo scoppiò nel 94 a Sacile, provincia di Pordenone. Da allora ha colpito nascondendo gli ordigni in tubetti (per le di bolle di sapone, per la maionese), barattoli (di crema di nocciole, pomodori), accendini, pennarelli, evidenziatori, cartoni di uova ecc. Il 2 novembre del 2001 la sessantenne Anita Buosi perse un occhio e una mano per l’esplosione di un lumino che aveva notato lontano dalle lapidi e aveva raccolto per portarlo alla tomba dei sacerdoti: «Le mie ferite non si sono mai rimarginate, e io, da quel giorno terribile, sono ancora sconvolta, faccio fatica a parlarne anche a distanza di tempo. La mia vita è stata distrutta». (r.b., ”la Repubblica” 10/7/2005). A dargli la caccia, finora senza risultati, sono gli specialisti di quattro procure (Venezia, Treviso, Trieste, Udine). Il procuratore di Venezia Vittorio Borraccetti: «Ci siamo convinti nel corso di questi anni che la mano sia una, o meglio che il costruttore degli ordigni sia sempre lo stesso. Eventualmente può esserci qualcuno che lo aiuta a collocarli, ma all’origine degli attentati c’è una sola persona. Le azioni sono banali, gli oggetti usati sono banali, la componentistica per fabbricare gli ordigni è costituita da materiali di uso comune, facilmente reperibili. Le azioni che questa persona compie non lasciano mai tracce significative che possano farci arrivare a delle conclusioni. Il metodo e le caratteristiche delle bombe ci fanno dire che il costruttore è uno, ma non portano a una persona o a una cerchia di persone definite. Le tracce sono ambigue, non univoche, quando l’attentatore va a piazzare le sue trappole è difficile che venga notato e può lasciarle sul posto anche molti giorni prima che esplodano. Basti pensare che una è finita per caso addirittura in Romania (una scatoletta di sgombri esplosiva mescolata ad un carico di aiuti umanitari, ndr). Noi crediamo che lui voglia semplicemente far male, colpendo alla cieca e la ragione potrebbe avere a che fare con la sua vita, i suoi rapporti familiari o extrafamiliari; ma è una conclusione a cui si arriva per deduzione, non supportata da elementi di prova. Nel corso degli anni decine e decine di persone sono state controllate, non tutte con la qualifica giuridica di indagato, al limite sospettate o anche qualcosa meno: in alcuni casi i controlli sono stati effettuati con la collaborazione degli interessati. In questi anni abbiamo prodotto una mole consistente di lavoro, manca solo il risultato: ci vorrebbe quella traccia in più necessaria a saldare le nostre conoscenze a un nome preciso» (’la Repubblica” 7/5/2006) • Vedi ZORNITTA Elvo