Varie, 6 marzo 2007
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ZALONE Checco (Pasquale Luca Medici) Bari 3 giugno 1977. Cantante. Quello che durante i mondiali di calcio 2006 ebbe un grande successo con Siamo una squadra fortissimi • «[
ZALONE Checco (Pasquale Luca Medici) Bari 3 giugno 1977. Cantante. Quello che durante i mondiali di calcio 2006 ebbe un grande successo con Siamo una squadra fortissimi • «[...] Giurista mancato (è laureato in Giurisprudenza, nonno e zia lo volevano magistrato: ”Sono solo uno dei tanti dottori in Legge che avrebbe fatto fotocopie per dieci anni a un avvocato prima di vedere qualche soldo...”), ed ex musicista da pianobar [...] è soprattutto un comico naturale. ”Come cantante serio – racconta – non sarei proprio credibile: mi piacerebbe, in me c’è una spinta verso la musica normale, ma non ce la faccio. Con che coraggio, poi, potrei scrivere una canzone d’amore dopo tutto quello che sto facendo adesso come comico? Con la musica non posso lanciare messaggi: la mia arma è un’altra, è la dissacrazione [...]» (Carlo Angioni, ”La Gazzetta dello Sport” 8/1/2009) • «All’inizio c’era soltanto ”Siamo una squadra fortissimi”, rigorosamente con la ”i” finale. Poi è venuto tutto il resto. ”Ma non è nato da solo, ci voleva Moggiopoli. Perché mi ero bloccato, avevo solo il ritornello, ma poi Luciano e gli altri mi hanno fatto venire l’ispirazione”. E che ispirazione. Luca Medici, alias Checco Zalone, il comico-cantante neomelodico di Zelig, autore dell’inno-trash cult [...] racconta come gli sia venuto in mente di parlare di ”cupola, orologi agli albitri, grande Luciano Moggi” e così via. ”Quando Ivan (Zazzaroni, conduttore di Deejay Football Club ndr) mi ha chiesto la sigla per il suo programma, ho subito pensato a ”Siamo una squadra fortissimi’. Poi però non riuscivo più ad andare avanti. Ma quando è scoppiato lo scandalo sono diventato un fiume in piena [...] Sono sincero,non lo avrei mai immaginato. La mia era una cosa ingenua e un po’ scherzosa, per prendere in giro la nostra mentalità”. Di certo non poteva immaginare che i cantanti italiani, quelli veri, non quelli ”alla Zalone”, gente del calibro di Baglioni, Venditti, Consoli, Gazzè, Belli e Ruggeri avesse voglia di canticchiare il suo motivetto: ”Figuriamoci... L’hanno sentita alla radio e hanno chiamato per cantarla”. E così la canzoncina è diventata un medley e [...] si è arricchita anche della voce di Eros Ramazzotti. [...] Certo che l’Italia adesso ha un’immagine un po’ diversa da quella tanto bistrattata premondiale per cui bisognava rivolgersi a San Moggi: ”Dacci tanti orologi agli albitri internazionali/si no co’ c... che vinciamo i mondiali”. Ma ”io la canzone l’avrei comunque scritta così: in fin dei conti guardo la vita con gli occhi del cantante neomelodico un po’ ignorante, che ci crede davvero nelle cose che dice” [...]» (Elisabetta Russo, ”La Gazzetta dello Sport” 7/7/2006) • «[...] Checco Zalone non fa parodie, apre dei mondi. Se imita Giusy Ferreri o Jovanotti o i Negramaro o Carmen Consoli lo fa per introdurci in un mondo che non conosciamo. Lui lavora per il retro della medaglia, per il guanto rivoltato, per l’altra metà del cielo. Finge di essere un neomelodico solo per ingentilire la ferocia del suo punto di vista. Finge di essere una tamarro solo per osservare dal punto di vista più basso l’oggetto del suo canto e soprattutto del suo disincanto. Durante le sue apparizioni a Zelig, fa intendere di essere un avanzo di galera, uno scarto della società, un malfattore. il suo modo di nascondere la timidezza e vincere il riserbo: da sempre, le carte vincenti di ogni vero benefattore. [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 3/1/2009).