Ivano Fossati, il volatore, Giunti Editore, 2006, 286 pagine, 14,50 euro., 20 febbraio 2007
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BIOGRAFIA DI IVANO FOSSATI
Ivano Alberto Fossati. Nasce il 21 settembre 1951 a Genova. La madre, Germana, lavora come sarta al Teatro dell’Opera, il padre, Aldo, abbandona la famiglia quando lui ha un anno ("L’unica cosa positiva di mio padre è che è stato partigiano a diciassette anni"). A fare le sue veci c’è nonno Alberto, Ricci, operaio di una conceria: "La figura perfetta che si vorrebbe avere come padre. Pienamente buono. Era capace di difendere la famiglia. Non avrebbe esitato a difendere i suoi affetti con tutta la forza. Il gran lavoratore che si sacrifica. Alla famiglia riservava solo i momenti buoni. Se era nervoso, andava a farsi un giro. Si alzava alle cinque di mattina fingendo di andare a caccia per i monti". Muore nel 1959, investito, una sera di pioggia fitta, da un furgone che viaggia a luci spente. Quando Fossati si trasferisce a Leivi, nel 1983, nell’entroterra ligure, per stare vicino ai nonni, fa le pratiche per spostare le loro bare nel cimitero del paese. I primi due dischi solisti li ha firmati come Ivano Alberto Fossati ("Ho abbandonato il secondo nome solo perché suonava pomposo"), ma adesso vuole fare una pratica per ottenere giuridicamente anche il cognome del nonno.
Balere. La mamma, appassionata per l’opera, lo iscrive a dodici anni a lezioni private di pianoforte (l’attenzione per la musica deriva anche da un cugino, direttore d’orchestra, e da uno zio, clarinettista). Fossati suona il piano fino al 1962-63, quando si imbatte in due 45 giri dei Beatles (Please Please Me e Love me do), restituisce il piano alla ditta e si cerca una chitarra per riprodurre il suono che ha ascoltato. Tra i quindici e i sedici anni è la volta dell’organetto, poi passa alla chitarra elettrica, con cui ha rapporti alterni, e a diciotto, studia il flauto. Abbandonata la scuola a metà terza liceo, lavora per comprarsi gli strumenti (in un negozio di elettricista, in una fabbrica di denti finti, in un magazzino di cancelleria), anche perché inizialmente gli ingaggi nelle orchestrine da balera o nelle crociere non gli bastano a mantenersi. Nel 1969 al Christie’s di Genova si esibisce al flauto, strumento di moda (ma in pochi lo sanno suonare), e per poche settimane si unisce ai Garybaldi, gruppo in voga a Genova, ma gli rende poco (i componenti vengono da famigli agiate e non hanno preoccupazioni economiche), e suo malgrado accetta la proposta di suonare coi Sagittari, un gruppo da balera che gira per l’Italia e gli dà da vivere.
Delirium. Entrato nei Sagittari, come flautista, scrive le sue prime canzoni, Jesahel (con Oscar Prudente, noto come autore della sigla di Domenica Sprint e adattatore del tema di Vangelis per gli spot di Barilla), e Canto di Osanna (con Nico Di Paolo, chitarrista dei New Trolls), che valgono la scritturazione da parte della Fonit Cetra nel 1971, quando il gruppo cambia nome in Delirium e, visto il successo di Canto di Osanna, stampato in mezza Europa, incide il primo disco, Dolce acqua (quasi tutti testi e musiche di Ivano Fossati). Con Jesahel i Delirium vanno al Festival di Sanremo, nell’edizione presentata da Mike Bongiorno con Sylva Coscina, e Fossati vince il suo primo premio, come miglior testo della rassegna. Due mesi dopo Fossati lascia i Delirium e poco dopo parte per il servizio militare, da cui è congedato dopo un anno e mezzo con disonore perché inadatto per la vita militare. Nello stesso periodo esordisce come solista interpretando la canzone che dà il titolo al film di Salvatore Samperi, Beati i ricchi, anno 1972.
Fasi. Fossati divide la sua carriera in due fasi (come spartiacque Ventilazione), o in tre (dai Delirium a Good-Bye Indiana, in crescendo da La casa del serpente a Le città di frontiera, e da Ventilazione in poi, sempre in salita).
Cenacolo. Nel 1976-1977, preoccupato innanzi tutto di sbarcare il lunario, lavora, e si trasferisce, a Roma, alla RCA, negli studi del Cenacolo di Nomentana, dove ogni giorno firma il cosiddetto ”foglio”, facendo quello che di volta in volta la casa discografica gli propone, con altri artisti, come Rino Gaetano, De Gregori, Venditti, Ivan Graziani, Cocciante. Partecipa soprattutto ai provini, accompagnando alla chitarra elettrica o ai cori l’esordiente (tra gli altri Anna Oxa).
Top ten. Nel 1978 Fossati si trova con quattro singoli nella top ten dei 45 giri. Due al primo posto: Pensiero stupendo (apice pop della sua carriera, commissionata da Rca, è scritta da Fossati e Prudente e interpretata da Patty Pravo), Un’emozione da poco (interpretata da Anna Oxa). Due tra i migliori dieci: Vola (interpretata da Mia Martini), Dedicato (interpretata da Loredana Berté). Lo stesso anno è premiato con il Telegatto come miglior autore.
Matrimoni. Uno, con Gildana, a cui ha dedicato Unica rosa (album Discanto). Conosciuta nel 1968, la sposa nel 1989 dopo una lunga convivenza (per l’occasione compra una Porsche bianca), si separa definitivamente nel 1992. Dall’unione, nel 1973, nasce Claudio, soprannominato ”Lillo”, che Da Macramè in poi collabora stabilmente col padre, in studio e dal vivo.
Mimì. Tra le compagne di Ivano Fossati Mia Martini ("La musica contava tanto tra di noi. C’era sempre, dalla mattina alla sera"). Per lei nel 1978 scrive testi e musiche, tra l’altro, di uno dei suoi album di maggiore successo, Danza. La sorella di Mimì, Loredana Berté: "Ivano è l’unico uomo con cui l’ho vista veramente felice".
Estero. Tra il 1978 e il 1987 Fossati vive più all’estero che in Italia (Stati Uniti e Londra soprattutto). Negli States va invitato da Seymour Stein, boss della Sire Records. Compone, tra l’altro con i Paley Brothers, di Boston, e conosce molte star, tra cui Patty Smith (che, appassionata di papa Luciani, morto da poco, gli chiede, quando l’incontra, se per caso si trovi in tasca una sua foto). Negli States svolge anche l’attività di produttore, in gran parte nei Media Studios di New York, dove dopo quattordici ore di lavoro si ferma a suonare per la donna delle pulizie.
Banda. Nel 1979, negli studi della RCA di Miami, Florida (i Criteria Recordings Studios), registra l’album La mia banda suona il rock (Fossati cantante, autore e polistrumentista: chitarra elettrica, flauto, minimoog, vocoder, marimba, piano Fender), e visto il successo commerciale del disco Fossati fa il suo primo tour come solista (suonavano il pomeriggio nei Palasport perché le mamme potessero portare i figli al concerto). Dall’88 Fossati non suona più La mia banda suona il rock, neanche in privato. Autorizza sempre chi glielo chiede, a suonarla, e più la versione è brutta, più è contento. Glielo chiesero i Ricchi e Poveri, e tra gli ultimi, il Piotta.
Pianoforte. Il pianoforte rimane il suo strumento: "Perché è comodo, si suona stando seduti". Ha ricominciato a studiare nel 1992, alternando esercizi con la chitarra e col pianoforte, per stimolare, rispettivamente, la mano sinistra e la destra (di solito i pianisti si abituano alla stampella del contrabbasso e della batteria, educando più la mano destra della sinistra).
Chitarre elettriche. Ne ha una collezione, almeno dodici, che non usa mai (tra le atre una Gibson Sg Special, una Fender Telecaster degli anni Sessanta, la Lucille di B.B. King). Con questo strumento ha un rapporto di odio e amore, perché ritiene che il rock in Italia sia un modello di importazione anglosassone che serve per aumentare il fatturato.
Fraintendimenti. Suo malgrado è considerato un cantautore, ma Fossati si sente musicista innanzi tutto: " come se non avessi mai scritto una sola parola". Durante le prove non ricorda i testi e canticchia ”la la la” e dal vivo li legge.
Volatore. Nome della sua casa di edizione, fondata nel 1983.
TV. "Non devo niente alla TV. Non è presunzione. Quel poco o tanto che ho fatto non lo devo alla TV, e questo mi fa enormemente piacere. Riesco a starci lontano, senza nessun tipo di imbarazzo". Ha ceduto solo nel 1983, per promuovere Le città di frontiera, con l’unico risultato che tutti lo riconoscevano per strada (le vendite non superarono i dischi precedenti). Spesso ha dato forfait durante le prove, se non c’erano i requisiti tecnici promessi, come è successo per il Festivalbar 1996. Da quando non fa più apparizioni televisive, comunque la gente ha cominciato ad andare e vederlo nei teatri.
Tenco. Fossati ha vinto due Targhe come miglior canzone (Questi passi davanti al mare, nel 1988, e Prinçesa, nel 1997, con De André), e quattro per il miglior disco (700 giorni, Discanto, Lindbergh, Macramè). Le ha ritirate fino al 1996, poi ha smesso di andare alla rassegna: quell’anno erano saltati i monitor, Fossati, costretto a suonare al buio, andò a braccio, e non autorizzò né la RAI né Radio Popolare a trasmettere il concerto, ma per questo fu criticato aspramente.
Miracoli. "Sono sempre stato pronto a pagare i rischi dei miei esperimenti. So benissimo che non inseguo il mercato, non lo facevo quindici anni fa, figurati oggi. Tutto questo si paga, non sono fuori dal mondo e so che lo sforzo di persone e investimenti e di persone costa molto. So che si usurano le fiducie, avviene nella musica leggera come nel cinema, se manca il riscontro si spegne tutto, i meccanismi vanno in crisi. C’è bisogno che da un lato o un altro accadano miracoli, che rimettono la barca nel giusto assetto, e questo potrebbe essere il segreto del permettersi una carriera che va oltre i trent’anni senza mai avere fatto dei numeri miliardari, perché non li ho mai fatti".
Molossi. "Ho notato che, quando si parla di me, non si parla mai di risultati. Sono tutti così abituati a vedermi come uno di qualità, un fenomeno a parte, da non pensarmi mai come uno che vende anche. come se fossi sganciato dal rapporto mercantile. Ma, se si osserva, non sono così sganciato. Se vai a vedere la storia mercantile della mia musica, trovi addirittura dei numeri uno". Il successo commerciale arriva nel 1988, con La pianta del tè: "Scoprii che quando hai una buona idea ti viene facile convincere gli altri, i musicisti e i discografici. Da quel momento terminarono le difficoltà, si stabilirono delle quantità di vendita molto superiori a prima, e questo tenne buona la ”belva”. In questo ambiente è come esibirsi avendo sempre accanto un molosso che da un momento all’altro può masticarti una caviglia, tu devi fare in modo di far sì che lui sia ben pasciuto e non gli manchi niente. come esibirsi nella gabbia del leone. Ogni tanto in questi anni ho gettato un po’ di carne cruda nella gabbia, non molta come vedi, e per questo non mi sono fatto massacrare".
Arcangelo. "Una cosa dei miei dischi che mi fa simpatia, è che prima dell’Arcangelo non ho mai avuto un numero uno, ma ci sono album che sono stati al numero due e tre. E questo non sembra saperlo nessuno".
Palco. Nel 1985 collabora con De Gregori al disco Scacchi e tarocchi (curando la produzione di Scacchi e tarocchi e Miracolo a Venezia), e suonando in altri pezzi. De Gregori gli chiede di accompagnarlo anche nel tour, e lo convince solo a condizione che lui non debba cantare. La prima sera, a Piacenza, rischia di abbandonare il palco: "Si aprì la tenda e sentii che stavo per svenire. Dovevo lottare per non mettere lo strumento nel reggichitarra e uscire dalle quinte. Durò alcuni minuti, fu una cosa talmente forte che me la ricordo ancora bene. Mi fu anche terapeutico. Erano concerti lunghissimi, una tournée infinita, mi ha aiutato".
Inchini. Ai concerti Fossati ringrazia il pubblico congiungendo le mani e facendo un inchino. Lo aiuta a proteggersi e a concentrarsi.
Mobilità. "Ancora oggi in tanti non hanno capito la mia mobilità, il mio zig zag. E penso che per piacere a tutti bisognerebbe stare, per i miei gusti, un po’ troppo immobili".
Teatro. Nel 1993 scrive la musica per Magoni, di Lella Costa, cinque anni dopo, in collaborazione con l’attrice Elisabetta Pozzi, per Alice oltre lo specchio, per Concerto in versi, un reading, con qualche canzone interpretata da lui.
Teatro/2. "Il teatro è un luogo particolare, le persone devono essere convinte fino in fondo, è qualcosa di più di un Palasport, le devi convincere veramente a venire. un rapporto difficile, ma durevole. Non come la TV. Andando a teatro si premia l’artista, ma anche se stessi".
De André. Fossati collabora con De André nel 1990, scrivendo insieme a lui due canzoni per Le nuvole, e nel 1993, nella lavorazione di Anime salve. "Abbiamo avuto dei contrasti. Più che scontrarsi era un grande tiro alla fune, come due asinoni con i pedi ben puntati, uno contro l’altro. Non siamo mai venuti meno a una regola di cordialità e amicizia, ma il tiro alla fune c’è stato. Micidiale".
Nancy. Tra il 1993 e il 1996, a intermittenza, Fossati ha una relazione sentimentale con Nancy Brilli, conosciuta al Teatro Olimpico di Roma, dopo un concerto del tour Linbergh. Ancora adesso non sa che cosa sia scattato tra loro, a parte l’attrazione: "Credo che non lo sappia neanche lei, quale sia stato il nostro collante. Ho sempre faticato a capire che cosa sia successo. Ci piacevamo, ma non so se si andasse molto più in là". A causa della relazione riceve fax offensivi da molti fans: "Una certa fascia di pubblico che per una sorta di manicheismo ottuso non accettava questo spiazzamento. Non era giusto nei confronti miei e suoi, non ero d’accordo per niente con il loro pensiero. Quel pubblico non lo volevo. Non mi aveva capito bene. Ero capace di quello e altro. Non osservo alcuna ortodossia, né nella mia vita né nella mia carriera".
La disciplina della terra. La canzone che dà il titolo all’album (anno 2000), è un provino, registrato a Milano, su cui è stata applicata a Londra un’orchestra d’archi. A Milano piove, Fossati ha la febbre, ma deve fare i provini come tracce di lavoro. la prima volta che canta questa canzone, con un pianoforte neanche accordato bene. Al momento di incidere il disco, preferisce quella esecuzione, imperfetta ma "ruvida e piena di energia".
Colonne sonore. Ne firma tre, tutte per lo stesso regista, Carlo Mazzacurati: Il toro (1994, è l’unica pubblicata), L’estate di Davide (scritta nel 1997, il film è del 1998), A cavallo della tigre (2002).
Militanza. Militante in Amnesty International, nel 2004 vince il premio Amnesty Italia per Pane e coraggio, e nello stesso anno pubblica il singolo Mio fratello che guardi il mondo, i cui proventi sono devoluti interamente ad Amnesty International.
Mercedes Martini. Ivano Fossati conosce Mercedes Martini nel 1996, in occasione della registrazione di Macramè. Cercava un’attrice che recitasse le Lettere portoghesi, e scrittura lei, diplomata nel 1996 alla scuola del Piccolo Teatro di Milano di Giorgio Strehler. La loro storia comincia nel 1997 e da qualche anno convivono: "Mercedes è arrivata come una benedizione inaspettata e forse anche immeritata, ma sto facendo del mio meglio". A lei ha dedicato Pianissimo, nell’Arcangelo.
Mina. Nel 2002 rifiuta la proposta di Mina di fare un disco a due: "Sono sicuro che il pubblico avrebbe capito con difficoltà un disco di quel tipo. L’avrebbe compreso se avessi fatto solo l’autore e il produttore. Mina è una specie di monumento nazionale, io non sono la stessa cosa. Penso ancora di avere fatto, pur se a malincuore, la scelta migliore".
Cinture. "Mi sento più a posto se si parla nei miei confronti di natura anarcoide, non anarchica. In tutta la mia vita ho sempre cercato di stare lontano dai gruppi, dai circoli, dalle amicizie ”utili”. Io sono uno che, se ha bisogno di un medico, lo cerca sulle pagine gialle. Non ce li ho in nessun campo, gli amici utili. Nell’arco di 54 anni della mia vita, sono in una posizione abbastanza solitaria e debole, perché non ho mai voluto crearmi delle cinture di sicurezza in amicizie e corporazioni. Sono refrattario a queste cose".
Morse. "Mi identifico con la sinistra, ma non sono un allineato. Non lo sono mai stato, in nessun campo. uno dei fili che legano tutto mio percorso e danno spiegazione a tanti avvenimenti della mia vita. Non sono mai appartenuto veramente a niente. Ho sempre toccato e lasciato, toccato e lasciato. Sempre. Quando le morse iniziano a stringersi, cominci ad appartenere a una categoria. E a me, questo, è sempre risultato spiacevole". All’Ulivo ha dato La canzone popolare.
Snodi. La fonte della sua creatività, sì, in parte è il dolore ("quando si sta male si scrive meglio"), ma più esattamente "gli snodi dell’esistenza".
Concerti. Dei concerti gli piace il momento in cui scende dal palco e va a cena con gli amici. Possibilmente senza parlare di musica. Non lo entusiasmano i concerti, perché è pigro, perché gli pesa il senso di responsabilità, e perché, se è in tournée, non può scrivere.
Artisti. "Quando il mondo muore, conta più un cardiologo di un pittore. Se un uomo sta male, cerca un medico e non un cantante" (Ivano Fossati).
Album. Dolce acqua (1971, nei Delirium); Il grande mare che avremmo attraversato (1973); Poco prima dell’aurora (1973); Good-bye Indiana (1975); La casa del serpente (1977); La mia banda suona il rock (1979); Panama e dintorni (1981); Le città di frontiera (1983); Ventilazione (1984); 700 giorni (1986); La pianta del tè (1988); Discanto (1990); Lindbergh (1992); Dal vivo Volume 1, Buontempo; Volume 2, Carte da decifrare (1993); Il toro (1994); Macramè (1996); Canzoni a raccolta (1998); La disciplina della terra (2000); Not One Word (2001); Lampo viaggiatore (2003); Dal vivo Volume 3, Tour acustico (2004); L’Arcangelo (2006).
Collaborazioni. 1973: Oscar Prudente, Infinite fortune. 1975: Gianni Morandi, Il mondo di frutta candita; Loredana Bertè, Normale o super. 1976: Sunday Band, Mary Martinica/Magic Congregation; Oscar Prudente, Scarpe da poco/Scendo qua; Catherine Spaak, Catherine Spaak. 1977: Renato Zero, Zerofobia; Mia Martini, Per amarti; Oscar Prudente, Donna che vai; Rita Pavone, Rita ed io; Stefano Rosso, … E aalora senti cosa fò. 1978: Anna Oxa, Un’emozione da poco/Questa è vita; Anna Oxa, Oxanna; Patty Pravo, Pensiero stupendo/Bello; Patty Pravo, Miss Italia; Marcella Bella, Mi vuoi/Lassame; Mia Martini, Vola/Dimmi; Mia Martini, Danza; Loredana Bertè, Dedicato/Amico giorno; Paley Brothers, Paley Brothers. 1979: Loredana Bertè: Bandabertè; Loredana Bertè, Dedicado/Amico giorno; Loredana Bertè, Dedicating/Amico giorno; Stefano Pulga, Suspicion. 1980: Piero, Y gente donde va…; Donno, l’aurora/No,stella no. 1982: Mia Martini, E non finisce mica il cielo/Voglio te; Loredana Bertè, Traslocando; Mia Martini, Quante volte … ho contato le stelle. 1983: Dori Ghezzi, Piccole donne; Donaldo Donato Ciresi, Lettera notturna; Loredana Bertè,Jazz; Mia Martini, Miei compagni di viaggio. 1984: Loredana Bertè, Savoir faire. 1985: Francesco De Gregori, Scacchi e tarocchi; Gianni Morandi, Uno su mille. 1987: Ornella Vanoni, O. 1988: Fiorella Mannoia, Le notti di maggio/Fino a fermarmi; Fiorella Mannoia, Canzoni per parlare. 1989: Fiorella Mannoia, Di terra e di vento; Vincenzo Zitello, Zerygma. 1990: Eugenio Finardi, La forza dell’amore; Fabrizio De André, Le nuvole. 1991: Stadio, Siamo tutti elementi inventati; Artisti vari, Club Tenco. Vent’anni di canzoni d’autore. Volume primo. 1992: Fiorella Mannoia, I treni a vapore. 1993: Patty Pravo, Inediti 72-78; Artisti vari, Club Tenco. Vent’anni di canzoni d’autore. Volume secondo. 1994: Vincenzo Zitello, La via; Fiorella Mannoia, Gente comune; Tosca, Incontri e passaggi; 1996: Fabrizio De André, Anime Salve. 1998: Patty Pravo, Notti, guai e libertà. 1999: Fiorella Mannoia, Live - Certe piccole voci; Yo Yo Mundi, L’impazienza; Artisti vari, Roba di Amilcare. 2000: Adriano Celentano, Esco di rado e parlo ancora meno; Ivan Lins, A cor do por-do-sol. 2001: Fiorella Mannoia, Fragile. 2002: Mina, Veleno. 2003: Alice, Viaggio in Italia; Quintorigo, In cattività. 2004: Pacifico, Musica leggera.