Gianni Morandi, con Michele Ferrari, Diario di un ragazzo italiano, Rizzoli, 2006, 209 pagine, 16 euro., 20 febbraio 2007
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BIOGRAFIA DI GIANNI MORANDI
Gianni. Nasce l’11 dicembre 1944 a Monghidoro, Bologna, dal padre Renato, calzolaio, e dalla madre Clara, sarta. Nasce alle sette e mezza, sotto una bufera di neve - il tetto di casa è semisfondato per i bombardamenti e riparato con teli di fortuna -, soccorso da un soldato americano, che passando alla madre una coperta, per farle coraggio canticchia un motivetto: "Welcome, welcome little John in the smiling world. Come, come little John to see a new sunshine…" (da qui il nome).
Croci. Obbligato dal padre ad aiutarlo in bottega, ogni giorno gli deve leggere ad alta voce alcune pagine del Capitale di Karl Marx ("di cui né io né forse lui comprendevamo a fondo il significato"), e cinque metri del quotidiano ”l’Unità” ("cinque metri era la misura giusta stabilita dal suo senso del dovere politico ideale"). Intanto la nonna paterna, Marta, gli passa la dottrina comprata in sacrestia di giovedì, di nascosto dal padre, contrarissimo. Quando il padre muore (il 19 agosto 1971, d’infarto, a Caracas, durante la trasferta per un concerto di Gianni Morandi), la famiglia lo seppellisce al cimitero della Certosa di Bologna, senza apporre alcuna croce sulla tomba, nel rispetto della sua volontà. Ma la moglie è costretta più volte a far rimuovere una croce di bronzo dalla lapide, finché non muore nonna Maria, che, ancora di nascosto, la faceva apporre ogni volta che la nuora la toglieva.
Precetti. Dal padre ha ereditato il senso della disciplina ("adattata a un lavoro così effimero come quello di cantante"). Sotto gli occhi ha ancora i biglietti che lui lo obbligava a scrivere: "La religione è l’oppio dei popoli", "I piagnucoloni e i tiepidi non saranno mai dei buoni rivoluzionari", "Il lavoro nobilita l’uomo".
Esordio. In famiglia cantano tutti, com’è tradizione tra i montanari, e lui, bambino, non si vergogna a farlo in negozio, dal barbiere Lino Lanzoni, ogni volta che glielo chiede. Per la prima volta prende il microfono in mano durante il veglione del Capodanno 1956-1957, al cinematografo Aurora (dove vende le caramelle), su invito del proprietario, Ubaldo Fabbri, che lo ha sentito più volte dal barbiere, presente all’evento. Dopo questa prova di disinvoltura, Lino propone al proprietario dell’albergo di Monghidoro, i Quattro Mori, di farlo esibire dietro compenso, cantando Romanina del Bajoni. un successo e Lino, oltre a farlo cantare sempre più spesso in negozio, ottiene altre scritturazioni, alle sagre di paese e alle feste dell’Unità. Oliviero Alvoni, funzionario Pci, per ragioni di partito amico di famiglia, lo fa cantare perfino alla festa dell’Unità di Bologna, nel 1957, quando tiene un comizio Giancarlo Pajetta. Nel 1960 Gianni debutta in radio con Domenica è sempre domenica (sigla di coda del ”Musichiere” di Mario Riva), grazie a Silvio Gigli, arrivato a Monghidoro per registrare una puntata del programma itinerante nei paesi d’Italia.
Feste. Gigli riconosce il talento di Gianni e propone di portarlo a Bologna, e Alvoni, d’accordo, lo fa conoscere a una maestra di canto, Alda Scaglioni, che si incarica di dargli lezioni a casa propria, e durante il fine settimana lo fa esibire con la sua Orchestra Scaglioni (compenso pattuito: mille lire la domenica pomeriggio e altre mille la sera, regolarmente requisite dal padre). Da un giorno all’altro, però, la Scaglioni, smette di dargli lezioni e lo licenzia dall’orchestra. Ma non passa molto tempo prima che arrivi a casa la telefonata di tale Bruno Taschini, detto ”Uboldis”, sarto a Santa Maria Novellara e di secondo lavoro agente, organizzatore di serate tra Reggio Emila e Modena, che avendolo notato nella orchestra Scaglioni, lo cerca con l’idea di fondare il gruppo ”Gianni Morandi e il suo complesso”. Tra una serata e l’altra Morandi conosce Paolo Lionetti, ex arbitro di pugilato, gestore di juke-box, che forte dei suoi rapporti con le case discografiche, gli procura un appuntamento per un provino con la Rca.
Rca. Casa discografica americana, con una filiale a Roma, aperta su istanza del Vaticano, per offrire posti di lavoro nella crisi del dopoguerra. Al tempo del provino di Gianni Morandi, direttore è Ennio Melis, di educazione gesuita. Il provino di Morandi è archiviato per il suo accento emiliano troppo marcato, ma pescato per caso qualche mese dopo, da Franco Migliacci: l’autore è in cerca dell’interprete per Andavo a cento all’ora per trovar la bimba mia (scritta da un minatore emigrato in Belgio, tale Tony Dori), quando il suo piede s’impiglia nel nastrino Geloso caduto dallo scaffale dell’archivio, con la registrazione del provino di Morandi ("Da quel giorno il maestro Migliacci, pilastro della canzone popolare italiana, divenne mio produttore, autore, amico").
C’era un ragazzo… La sua canzone preferita è C’era un ragazzo… (1966), autore Mauro Lusini, testo di Franco Migliacci (che scrive le parole in dieci minuti tra il primo e il secondo, in un’osteria di Roma). Quando l’ascolta la prima volta, Morandi vuole a tutti i costi cantarla, ma deve vincere l’opposizione di Ennio Melis, direttore della Rca, perché il senso rivoluzionario della canzone non è idoneo all’immagine romantica che il pubblico ha di lui. Gianni lo convince, ma al Festival delle Rose, nel dicembre 1966, all’Hilton di Roma, è minacciato di essere oscurato dalla Rai se canta le parole "Vietnam" e "Vietcong" (da sostituire con "Corfù" e "Cefalù"). Migliacci trova la soluzione e gli suggerisce che cosa cantare al posto delle parole censurate e di quelle sostitutive: "M’han detto vai Ta-tatatà e spara tatatà. Tata-ta-ta-ta, tara-ta-ta-ta-ta". Gianni, dapprima, obbedisce, ma alla fine volta le spalle alla telecamera, cantando: "… nel suo Paese non tornerà, adesso è morto nel Viet-nam!". "Naturalmente accadde un putiferio. La destra si schierò contro di noi e la sinistra a nostro favore".
Mano. "La guardo adesso, questa mano, segno di indiscussa originalità, base caratterizzante del mio gesticolare e marchio di fabbrica. Quante volte l’ho battuta sulla gamba, quante volte l’ho stretta fagocitando e sminuendo quella di chiunque altro! Perfino Cassius Clay non mi era superiore in questo confronto. Devo un po’ della mia personalità proprio a questa mano, con cui già da bambino riuscivo a tenere, dopo averli posizionati a dovere, sei paia di scarpe da donna, oppure un pallone a di cuoio rivolto verso terra, tre arance o cinque uova senza romperle… mio padre mi spiegò che una stretta di mano supera sempre qualunque firma e mi impose quindi di stringerla forte".
Piroette. Gianni non mangia mai prima di un concerto. L’unica volta che è contravvenuto alla regola, a Falerna (Catanzaro), il 15 agosto 1983 ("Quando si va al Sud si ha sempre l’impressione di essere considerati e accolti come divinità. Non esagero"). Cedendo alle insistenze degli organizzatori, fa una cena a base di pesce in riva al mare, con tanto di vino fresco per vincere la canicola, e durante il concerto, a metà di Fatti mandare dalla mamma, ha una crisi di diarrea, tanto che butta il microfono al tastierista, fa una piroetta, salta giù dal palco, ma non fa in tempo a calarsi i pantaloni. Il gruppo ha improvvisato un intermezzo musicale, e Gianni, camminando carponi per non farsi riprendere dai riflettori, si avvicina al batterista, che suona in pantaloncini corti, per farsi allungare quelli lunghi, in tempo per finire il concerto.
Segni. Nel 1968, congedato dal servizio militare, Gianni Morandi a ventiquattro anni è nel pieno del suo successo, pronto per preparare il Cantagiro e partecipare a Canzonissima. E non riconosce il segno della crisi che patirà negli anni Settanta, la stagione dei cantautori e della canzoni impegnate. Sul suo tavolo arriva la proposta per cantare Prigioniero del mondo, scritta da Mogol e Lucio Battisti, ancora sconosciuto. Morandi e Migliacci rifiutano ("Migliacci era più che il mio produttore, più che un amico, più che un autore. Era l’unico che potesse permettersi di essere me stesso addirittura prima di me").
Battisti. "Gli anni che seguirono, i Settanta, furono per me anni di crisi, mentre per Lucio Battisti rappresentarono una scala trionfale; le difficoltà che mi colsero in quegli anni collimavano con l’aumentare della sua popolarità. Dopo i grandissimi successi, le copertine di tutte le riviste, le frequenti apparizioni televisive, gli assalti quotidiani dei fan, la mia musica non interessava più. Io non interessavo più! Nelle case, dai mangiadischi e dai nuovi impianti stereo, suonavano le sue canzoni, non le mie". Convinto di aver chiuso con la carriera da cantante si iscrive al Conservatorio di Santa Cecilia nella classe di contrabbasso e mette in discussione tutte le sue scelte: "Battisti era nuovo. Fu, credo, l’unico a non permettere mai che una sua canzone venisse utilizzata per uno spot pubblicitario. Che colpo per me, che invece avevo fatto tutt’altro: avevo migliaia di ritratti su tutti i giornali insieme ai miei figli, alla mia famiglia. Io che avevo basato tutta la mia fortuna sul meccanismo dell’apparire. Lucio Battisti spese con decisione la carta della sola canzone come unico segno del suo mestiere". Negli stessi anni la colonna sonora delle sue giornate diventano le canzoni di Lucio Battisti.
Nicchia. Nel 1976 ritorna alla ribalta con Sei forte papà (un milione di 45 giri venduti), ma per Morandi si tratta della mazzata definitiva che lo costringe nella nicchia di interpreti che alla fine degli anni Settanta hanno un ruolo solo nella discografia per bambini.
Migliorarsi. In tutto Morandi ha inciso 450 canzoni, 34 album, tenuto più di 3.500 concerti. "L’età migliore devo ancora viverla. Il concerto migliore devo ancora farlo. La canzone migliore devo ancora cantarla".
Distintivo. Quando Morandi tentò di correggere la sua ”s” emiliana, Migliacci, anzi, gli disse che proprio quello era il suo distintivo, e svelò di aver riempito apposta i suoi testi di ”s” (Se non avessi più te, La fisarmonica, Non son degno di te).
Irrisolto. "Ho avuto tempo per chiedermi quale fosse il mio talento e non mi sono ancora dato una risposta".
101. Morandi è uno preciso e sottopone la sua band a prove rigorose, senza per altro dare soddisfazione alla fine di ogni concerto, quando chiama tutti in camerino per assegnare a ciascuno un punteggio (mai sopra il 70 per cento). Per Mauro Malavasi, produttore e arrangiatore dei suoi ultimi pezzi, il perfezionismo è un difetto, e per questo lo ha convinto a cantare male: "Quando canti sembra che tu voglia sempre strafare: vuoi fare 101 e invece devi fermarti al massimo a 90-95, perché 101 è come ”spallare”, uscire da un confine. A 101 si perde il feeling, c’è troppa perfezione e quindi è come fare 0 e dover ripartire da capo. Devi essere più quotidiano, più feriale". Mogol per far perdere solennità alle sue esecuzioni, gli ha suggerito di cantare mentre si fa la barba: "Devi cambiare, Gianni, devi crescere, devi diventare un crooner, come gli americani… Se ascoltando le canzoni alla radio si accorgono che sei ancora Gianni Morandi, siamo rovinati…".
Impasti. I miti di Morandi: Claudio Villa, per la voce, Adriano Celentano, per le mosse da molleggiato (imitate, più o meno consapevolmente, dopo averlo visto, nel 1958, cantare Il tuo bacio è come il rock). "Oggi mi sento di affermare che a conti fatti mi si può considerare un giusto impasto tra il Reuccio e il Molleggiato".
Laura Efrikian. Prima moglie di Gianni Morandi, conosciuta nel 1964 durante il set fotografico di presentazione del film In ginocchio da te ("A quell’epoca, quando una canzone aveva successo, non è che si realizzava un videoclip di qualche minuto: si girava direttamente un film lungo un’ora e mezza. Erano i cosiddetti ”musicarelli”"). Si innamorano durante le riprese. Laura, figlia di un violinista laureato in legge, gli fa ascoltare il primo disco di musica classica, lo inizia alla lettura e alla pittura contemporanea (da cui nasce la passione per il collezionismo di quadri). Il matrimonio si celebra, il 13 luglio 1966, contro il volere del padre di Morandi ("la parola ”attrice”, per la mentalità di paese, significava ”poco di buono”"), e dei discografici della Rca ("temevano che Laura mi avrebbe allontanato dalle mie fan e dal mio mondo simpatico e gioviale di pormi"). Dall’unione nascono Serena, nel 1967, vissuta poche ore, Marianna, nel 1969, ora moglie di Biagio Antonacci, e Marco, nel 1974, musicista. La crisi tra i due scoppia con la crisi professionale di Morandi, che non lavorando passa le ore a casa a solfeggiare ("Laura si trovò in casa uno studente di trent’anni"), e i due si separano.
Dualismo. Dal 10 novembre 2004 è sposato con Anna, conosciuta nel 1992, da cui ha avuto, nel 1997, Pietro. "Considero la mia vita professionale strettamente legata a quella sentimentale. Due periodi, due mondi che hanno camminato paralleli alimentandosi a vicenda. Gli anni Sessanta e i mie grandi successi vissuti con Laura, Marianna e Marco, gli anni Novanta con la mia maturità musicale e una nuova unione insieme ad Anna e Pietro. Nel mezzo una pausa durissima ma indispensabile a generare l’uomo che sono oggi".
Nazionale Italiana cantanti. Gianni Morandi ne fa parte fin dall’inizio, dal 1980, quando mette su la prima formazione, con, e su iniziativa di Mogol. E’ il primo presidente dell’associazione, fondata nel 1987. "La Nazionale Cantanti ha insegnato a tutti noi il valore della collettività. I cantanti sono spesso individualisti, guardano al proprio orticello e generalmente non si frequentano. In questa occasione sono nate delle amicizie, delle collaborazioni e siamo cresciuti artisticamente e umanamente".
Vizi. La passione di Morandi per il poker nasce negli anni Settanta, quando giocare a carte è molto di moda. Scoprirà in seguito che giocando a poker suo padre aveva perso tutto in una notte e aveva smesso solo quando era nato lui. Morandi si sente imbattibile, tanto che prima di entrare al conservatorio, agli inizi della sua crisi professionale, pensa perfino di poterci vivere. Tra le vincite memorabili, la partita giocata la notte di Capodanno 1972-1973, con Domenico Modugno, Franco Migliacci e l’impresario Attilio Altieri (Modugno si rifiuta di pagare il debito di gioco, se non il giorno dopo, quando Morandi gli chiede il dovuto davanti a tutto in un caffè, e lui, per zittirlo, e gli promette in cambio dei soldi un quadro di Guttuso). La perdita più alta risale al 1975, 90 mila dollari, durante un tour americano che al massimo gliene avrebbe fruttati 25-30 mila (estingue una parte del debito in denaro, il resto impegnandosi per iscritto ad andare a cantare "alcune volte" in Sicilia, nel paese del giocatore, tale Bruno, senza compenso).
Film. Gianni Morandi gira il primo film nel 1964, In ginocchio da te, con la futura moglie Laura Efrikian, un musicarello che rimane in sala tre mesi, per un incasso di un miliardo. Nel giro di un paio d’anni la coppia gira insieme Non son degno di te, Se non avessi più te. Nel 1966 Morandi interpreta il primo film senza la Efrikian, Mi vedrai tornare (con la giapponese Elisabetta Wu), nel 1968 Per amore… per magia, e nello stesso anno il suo primo film a colori, Chimera. Nel 1964 aveva rifiutato la parte di protagonista nel film di Bellocchio, I pugni in tasca (secondo la trama avrebbe dovuto spingere giù da una rupe la madre, uccidendo lei e il fratellino). Nel 1968 rifiuta la proposta di girare Nell’anno del Signore, di Gigi Magni, Il giovane normale, di Dino Risi, Escalation, di Roberto Faenza. Nel 1969 gira Le castagne sono buone, di Pietro Germi, ma è un mezzo flop (Ugo Tognazzi, che con Germi ha girato L’immortale, gli dirà: "Germi ha sbagliato solo due film: il mio e il tuo"). Tra il 1971 E IL 1972 gira Faccia da schiaffi, di Armando Crispino, Il provinciale, di Luciano Salce, La cosa buffa, di Aldo Lado. Nel 1998 Panni sporchi, di Mario Monicelli.
Sanremo. Morandi partecipa per la prima volta a Sanremo solo nel 1972 (prima preferiva ”Canzonissima”), con Vado a lavorare. Torna nel 1980 con Mariù, e nel 1983, con Vita spericolata. La svolta nel 1987, con Si può dare di più, cantata insieme a Umberto Tozzi e Enrico Ruggeri, che vince il Festival. Ma durante la gara canora, il 7 febbraio, muore Claudio Villa ("Non potevo soffrire perché avevo vinto, non potevo gioire perché allo stesso tempo se n’era andato un amico, un fascio luminoso che, volente o nolente, aveva sempre lambito la mia carriera").
Chilometri. Appassionato podista, Morandi calcola di avere corso finora diciottomila chilometri tra maratone (nove i tutto) e allenamenti. La prima maratona la corre a New York, nel 1997, in 3 ore e 52 minuti (alla fine dichiara a un giornalista che è stato più emozionante che vincere Sanremo o ”Canzonissima”). Il suo personale è la maratona di Cesano Boscone, corsa in 3 ore e 36 minuti.
Disavventure. La notte del 4 febbraio 1985, quando subisce una perquisizione in casa perché una detenuta di Rebibbia, per collaborare con la Giustizia e ottenere sconti di pena, ha dichiarato falsamente agli inquirenti che Morandi detiene della droga.