Varie, 12 febbraio 2007
Tags : Massimo Calearo Ciman
CALEARO CIMAN Massimo Vicenza 23 novembre 1955. Industriale. Laurea in Economia e commercio, iniziò a lavorare nell’azienda di famiglia diventando in seguito presidente del Gruppo Calearo
CALEARO CIMAN Massimo Vicenza 23 novembre 1955. Industriale. Laurea in Economia e commercio, iniziò a lavorare nell’azienda di famiglia diventando in seguito presidente del Gruppo Calearo. Dal 2003 al 2008 fu presidente dell’Associazione industriali di Vicenza, dal 2004 al 2008 di Federmeccanica. Nel 2008 accettò la candidatura a capolista per il Pd nella circoscrizione «Veneto 1» e fu eletto alla Camera. Nel novembre 2009 lasciò il Pd (deluso per il tradimento dell’idea di «un partito all’americana») • «[...] fino a maggio 2003, era un industriale tra i tanti. Con un’azienda di successo, sì (antenne per auto e telecomunicazioni, 200 dipendenti e, come da tradizione nordestina, il nome di famiglia nella ragione sociale). Ma altrettanto certamente, diciamolo pure, sconosciuto. E ben determinato a non restarlo. Lavora, studia, apprezza le ricerche di Ilvo Diamanti. Si fa l’idea di un nuovo modello di Nordest, dice che l’individualismo non paga, invoca un sistema più integrato. Forse – anzi: è certo – i tempi non sono ancora maturi. Ma poiché ha i numeri, le capacità e le doti tattiche (semmai è sulla strategia che, dicono, ha poi mostrato qualche défaillance), Calearo intanto sfonda nella sua città. presidente degli industriali vicentini. E da lì, nell’anno successivo, giocherà l’inattesa partita che lo porta ai vertici della più importante ”settoriale” di Confindustria. Sono i giorni in cui scende in campo Luca Cordero di Montezemolo. Contro un veneto: quel Nicola Tognana appoggiato in extremis da Antonio D’Amato e che, a Nordest, mobilita l’appoggio alla bandiera. Bene: è Calearo il primo a rompere il fronte locale. E pure i veneti, poi, si compatteranno per un new deal confindustriale. Ma non dimenticheranno. Non tutti, almeno. Quando arriva Federmeccanica, del vicentino sibilano ”ha giocato solo per sé” [...]» (Raffaella Polato, ”Corriere della Sera” 20/1/2006) • «[...] con la sua battuta (’Lo sciopero fiscale è uno choc, ma a mali estremi...”, aveva detto al meeting di Rimini) si è ritrovato, suo malgrado, all’improvviso al centro del dilemma sciopero fiscale sì-sciopero fiscale no. [...] ”per qualcuno le mie uscite sono ruspanti, ma io sono fatto così, un po’ naïf, mentre altri hanno il dono di essere, come dire, più moderati”. Dal primo agosto 2007 ha anche allungato il suo cognome, tutto intero è diventato Calearo Ciman. Il motivo? ”Ricordare mia madre e mio nonno materno da cui ho imparato tutto”. [...] Di mestiere vende antenne per automobili e impianti mobili per le telecomunicazioni, prodotti tra Isola Vicentina e Bratislava, in Slovacchia. Le macchine della polizia francese e i taxi tedeschi sono insomma targati Calearo. Pieno modello Nord est. Ma il suo gruppo ha iniziato con i campanelli per le biciclette. Nel 2007 l’azienda (300 dipendenti) compie 50 anni. Il compleanno, spiega Calearo, ”però, sarà festeggiato solo l’anno prossimo”. Non è solo questione di calendario. Scusi? ”L’ho fatto anche due anni fa, quando ero io a compiere 50 anni. Ho rimandato i festeggiamenti di 12 mesi. Sa, per scaramanzia”. La famiglia? ”Sono felicemente separato” [...] Passione tipica da Nord Est, lo sci. Quando ha del tempo ascolta canto gregoriano. Siede in nove consigli di amministrazione e comitati, anche come presidente di Federmeccanica e dell’Associazione degli industriali di Vicenza. Per questo è anche un po’ editore. Dalla casa editrice Neri Pozza, di cui è presidente, alla Athesis, la società che pubblica Il Giornale di Vicenza, L’Arena e Brescia Oggi. Le due aziende, infatti, sono partecipate dall’Assindustria di Vicenza. A chi gli chiede se il suo sogno segreto è quello di andare a Roma, magari in politica, risponde: ”In tutte le cose bisogna essere chiamati, non ci si candida”. Ma di politica non vuole parlare. Certo è che all’ultima elezione a cui ha partecipato, quella per la riconferma al vertice degli industriali vicentini, ne è uscito con un sì da percentuali bulgare, sopra il 90% degli iscritti. La sua fabbrica principale sta a sette chilometri dalla controversa base americana (da costruire) del Dal Molin. Nel suo garage ci sono una Ferrari e una vecchia Cinquecento bianca del ”70 accanto a una nuova Cinquecento. Color panna, interni rossi. Comprata il giorno stesso dell’uscita sul mercato. Per averla, racconta di essersi rivolto semplicemente al concessionario della sua città. Come dire: niente corsie privilegiate con Montezemolo. E comunque, ripete: ”Non ho mai invitato nessuno a non pagare le tasse”» (Giovanni Stringa, ”Corriere della Sera” 23/8/2007).