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 2008  febbraio 09 Sabato calendario

MAURIZIO MOLINARI

CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Dodici miliardi di dollari in biglietti da cento ovvero 120 milioni di banconote per un peso complessivo di 363 tonnellate. Sono questi i numeri della pioggia di denaro che il governo americano inviò a Baghdad fra il 2003 ed il 2004 affidandone la distribuzione a Paul Bremer, allora a capo dell’Autorità provvisoria della coalizione alleata con il grado di governatore dell’Iraq. Il fiume di banconote usciva dai forzieri della Federal Reserve a New York, veniva imballato, imbarcato su aerei da trasporto militare C-130 e quindi decollava - anche due volte a settimana - verso la capitale irachena dove veniva distribuito ad ufficiali americani in sacche di plastica che potevano arrivare a contenere fino a due miliardi di dollari.
L’intera operazione è divenuta di dominio pubblico grazie a Henry Waxman, il combattivo deputato democratico della California neo-presidente della commissione della Camera per il controllo del governo, che dopo aver raccolto la necessaria documentazione ha chiamato a testimoniare Paul Bremer. Le ammissioni dell’ex governatore sono state trasmesse in diretta tv e gli americani sono così venuti a sapere che prima cinque miliardi di dollari e poi altri sette vennero prelevati dal governo americano dalle proprietà irachene congelate, dai proventi della vendita di petrolio e dalle giacenze del fondo Onu sul controllo delle sanzioni all’Iraq per essere adoperati al fine di facilitare l’insediamento dell’Autorità provvisoria.
Fra le prove documentate da Waxman vi sono i documenti di trasporto di 2,4 miliardi di dollari il 22 giugno 2004, le testimonianze su un ufficiale dell’amministrazone civile sulla «pioggia di biglietti» da cento dollari, il furto di 774.300 dollari dalla cassaforte di una divisione e l’ammissione di un militare di aver ricevuto 6,75 milioni in contanti con la richiesta di spenderli in fretta prima dell’insediamento del primo governo iracheno. Stuart Bowen, ispettore generale della ricostruzione in Iraq, ha affermato alla commissione della Camera che almeno 8,8 miliardi di dollari sono stati «versati senza avere sicurezza su come sarebbero stati adoperati».
Sarà ora la commissione Waxman a continuare gli accertamenti al fine di appurare chi e perché ha ricevuto i 12 miliardi di dollari. Bremer è consapevole del rischio di essere accusato di aver favorito la corruzione - senza escludere che parte dei fondi siano poi arrivati alle milizie - e la sua difesa finora è stata nell’affermare che si trattava di «fondi iracheni e non americani», sulla cui gestione dunque il Congresso non avrebbe il potere di indagare. Waxman tuttavia vuole arrivare a scoprire la sorte dei fondi versati dal governo americano e si è affrettato a far sapere a Bremer che presto sarà chiamato ancora a deporre. «Ammetto di aver compiuto degli errori ma bisogna tener presente che eravamo nel mezzo di una guerra - si è giustificato l’ex governatore - si lavorava in condizioni molto difficili e nell’assenza di un sistema bancario dovevamo agire con velocità per far funzionare l’amministrazione».
A Baghdad intanto è in pieno svolgimento l’operazione per smantellare le milizie illegali: i raid si sono concentrati nelle zone sunnite. Ieri un blitz della polizia ha portato all’arresto di Hakim al-Zamili, il viceministro della Sanità per aver finanziato le attività dei miliziani sciiti fedeli a Moqtada al Sadr.