Riccardo Romani, Corriere della Sera 9/2/2008, 9 febbraio 2008
ROMA - Il dato è più che preoccupante: duemilatrecento aggressioni ad arbitri di ogni serie calcistica, dal 2002 ad oggi (449 solo la stagione passata)
ROMA - Il dato è più che preoccupante: duemilatrecento aggressioni ad arbitri di ogni serie calcistica, dal 2002 ad oggi (449 solo la stagione passata). La fonte è Cesare Gussoni, presidente dell´Aia e designatore arbitrale ad interim, che ha anticipato i dati di un dossier preparato dall´associazione. Il quale ha anche stilato la classifica delle regioni più pericolose: «Calabria, Campania, Sicilia e, nuova entrata, la Lombardia» ha detto. «Un fatto assolutamente nuovo per noi: sebbene sia la regione con il più alto numero di gare, è la prima volta che fa registrare un aumento così importante di episodi di violenza». Per questo Gussoni è schierato con il governo, sebbene avrebbe gradito partecipare al tavolo del premier: «Il giro di vite impresso al mondo del calcio per stroncare la violenza è non solo inevitabile, ma il minimo indispensabile. Ci eravamo già allarmati dopo i fatti di Calabria con l´omicidio di Licursi, segno che gli arbitri sono in prima linea. Ora bisogna bloccare certi centri di istigazione alla violenza». Un altro dato allarmante è il coinvolgimento dei calciatori: «Gli atleti, dalle categorie giovanili fino alla serie A, in passato erano responsabili di violenze agli arbitri per il 52% dei casi ma dalla scorsa stagione, la media é salita al 65%». Infine, l´ammonimento: «Ogni fine settimana in Italia si giocano circa quindicimila partite. Con quello che è successo a Catania e in Calabria non si può solo pensare alle gare dei massimi campionati, ma l´attenzione va posta sui campi minori, dove si è esposti a notevoli pericoli, ed infatti gli atti di violenza sui campi minori in Italia avvengono soprattutto in seconda e terza categoria, juniores e nel calcio a 5». Per il futuro Gussoni anticipa che «l´Aia inizierà un monitoraggio mensile su atti violenti, raccoglieremo i dati e li pubblicheremo. Ma chiederemo anche uniformità nel sistema sanzionatorio della giustizia sportiva».