Sergio Romano, Corriere della Sera 9/2/2008, 9 febbraio 2008
Caro Romano, non penso ci sia bisogno di ricorrere ad alcun ministero e dubito comunque che si prendano il disturbo di risponderle
Caro Romano, non penso ci sia bisogno di ricorrere ad alcun ministero e dubito comunque che si prendano il disturbo di risponderle. Nel sito ht- tp://www.dod.mil/pubs/allied.html si può leggere fra gli altri rapporti quello datato 2004 cui fa riferimento il signor Launa dove, nella Tavola E-3 si può vedere che la cifra è riferita agli alleati Nato. Beppe Civarelli, Vicenza • Riassumo la questione. Un lettore, Salvatore Frau, ha segnalato un rapporto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti da cui risulta che l’Italia versa a Washington, per le basi americane sul suo territorio, una somma superiore ai 360 milioni di dollari. Dallo specchio allegato alla lettera di Beppe Civarelli risulta che si tratta di contributi diretti e indiretti. Ho chiesto informazioni a Marco Nese che segue attentamente queste questioni per il Corriere. Mi ha risposto così: «In Italia esistono due tipi di basi militari: quelle prettamente americane, tipo Camp Darby, e quelle Nato. Le spese per quelle americane sono sostenute interamente dagli Stati Uniti. Le basi Nato (come quella di Vicenza) non comportano per l’Italia costi diretti. Le spese alle quali si riferiscono il lettore Frau (lettera del 25 gennaio) e la mail del lettore Civarelli riguardano le quote che l’Italia, come Paese partecipante, versa alla Nato. Difatti sono classificate sotto la dizione «Allied contributions to the Common Defense». Per l’esattezza, l’Italia contribuisce con il 7 per cento del bilancio complessivo della Nato. I fondi gestiti dalla Nato vengono poi ridistribuiti secondo le esigenze. Uno dei motivi per i quali si può accedere ai fondi comuni è quello di garantire la manutenzione delle basi Nato. Oppure si possono presentare progetti che la Nato finanzia. A questo proposito, l’Italia è stata per anni negligente, nel senso che vari Paesi Nato presentavano progetti per gli armamenti e riuscivano a farseli finanziare dall’Alleanza atlantica (utilizzando quindi anche i fondi versati dall’Italia), mentre l’Italia non era così solerte nel presentare i progetti e di conseguenza non poteva beneficiare dei fondi comuni. Gli armamenti se li doveva pagare da sola, e in questo modo sopportava due spese, una per la Nato, l’altra per il rinnovo dei mezzi. Fu Andreatta, come ministro della Difesa, a mettere fine a questi sperperi». Nota di GdA: siamo sicuri che la base di Vicenza sia Nato? A me pareva Usa. Controllare