Varie, 12 dicembre 2006
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BASTIOLI Catia Foligno (Perugia) 3 ottobre 1957 • «In principio fu un orologio-gadget realizzato in collaborazione con Walt Disney
BASTIOLI Catia Foligno (Perugia) 3 ottobre 1957 • «In principio fu un orologio-gadget realizzato in collaborazione con Walt Disney. Un ”Topolino” da polso, il primo prototipo di plastica verde (o biodegradbile) realizzato con il Mater-Bi, materiale ricavato dall’amido di mais. Esaurita la potenzialità, l’orologio sarebbe stato buttato tra i rifiuti e tornato alla terra, da dove era arrivato, attraverso il processo di biodegradazione o compostaggio, senza rilasciare sostanze inquinanti. Poi venne la ”green pen”, altro esempio di bioplastica. Una rivoluzione, che ha portato una ricercatrice, Catia Bastioli, e il suo gruppo, ad essere oggi protagonisti di Novamont, l’azienda leader nel settore. La storia inizia a Novara e parte da due filoni: la scuola di scienza dei materiali Montedison, le cui tradizioni risalgono allo sviluppo del polipropilene, scoperto dal premio Nobel Giulio Natta; e la scuola di chimica nata all’inizio del ”900 grazie all’imprenditore Giulio Donegani. [...] è ormai nota come la ”regina della plastica verde”, la donna che ha saputo coniugare ricerca con managerialità, sino a diventare amministratore delegato dell’azienda che ha investito nel progetto oltre 100 milioni di euro e destina ogni anno il 10% del fatturato (circa 35 milioni di euro). Ultima nata, la bioraffineria verde (prima al mondo) realizzata a Terni (altri 35 milioni di euro) per la produzione di Mater-Bi e Origo-Bi. ”Lo stabilimento di produzione - dice Bastioli - è il primo esempio concreto di un sistema integrato tra industria, agricoltura, ambiente ed economia locale. In Italia esistono i terreni, le coltivazioni e le capacità imprenditoriali per un contributo dell’agricoltura alla riduzione dell’inquinamento ambientale: attraverso questo sistema, destinando 800 mila ettari a oleaginose e mais coltivati a fini energetici, sarebbe possibile bioplastica per circa 2 milioni di tonnellate l’anno, un quarto dell’intero fabbisogno nazionale di plastiche, metà della quantità di prodotti usa e getta”. Obiettivi più ravvicinati, ma fattibili, riguardano una capacità produttiva annua di 60 mila tonnellate di bioplastiche a partire dal 2008, quando la bioraffineria sarà a pieno regime. Per realizzare questo progetto Novamont ha concretizzato una collaborazione con Coldiretti, costituendo una società cooperativa partecipata da 600 imprenditori agricoli umbri, per utilizzare al massimo gli scarti e accorciare la catena del valore. Stabilimento di produzione a Terni e ”cervello” a Novara, dove Catia Bastioli opera con 120 ricercatori. Alcuni di loro sono gli stessi che negli Anni Ottanta, assieme a Catia, hanno condiviso l’idea di un sogno sino a trasformarlo in realtà. Da quella costola Montedison nacque Novamont nel 1990, con il compito di sviluppare e commercializzare i prodotti realizzati da Fertec, società che faceva capo alla holding Montedison con il compito di armonizzare la cultura chimica di Montecatini con quella agroindustriale del gruppo Ferruzzi. L’idea di ”sganciarsi” dal colosso e realizzare un complesso autonomo, costruito giorno per giorno a misura di ricerca maturò quasi di seguito. E furono alcuni degli stessi ricercatori a diventare insieme ad altri piccoli azionisti) soci del gruppo, oggi controllato da Banca Intesa (34,4%) e da Investitori Associati (34,4%). All’inizio accadde quello che spesso avviene in Italia: essere più apprezzati oltre frontiera che da noi. E così nel 1992 a Fuerstenfeldbruck, in Germania, comincia la produzione dei primi sacchi di Mater-Bi per la raccolta differenziata. Era il primo passo di un network che oggi vede oltre 3.500 Comuni in Italia e nel mondo protagonisti del nuovo sistema integrato di raccolta dei rifiuti urbani. Ha inizio una corsa senza freni: ecco che Novamont è presente con la realizzazione di teli per pacciamatura in agricoltura, bicchieri, piatti, posate monouso (utilizzati al convegno mondiale della Gioventù in Germania e alle Olimpiadi invernali di Torino), bastoncini cotonati, pannolini. Il Mater-Bi, estratto dal chicco di mais, entra anche nell’industria automobilistica: gli pneumatici Goodyear con biofiller, in grado di sostituire parte del nerofumo e della silice. ”Questo apporto - conclude Bastioli - ha determinato un risparmio di carburante tra il 5 e il 7%. Insomma: anche nel nostro Paese esiste la possibilità di una bioeconomia”» (Gianfranco Quaglia, ”La Stampa” 10/12/2006).