Varie, 15 novembre 2006
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Higuain Gonzalo
• Brest (Francia) 10 dicembre 1987. Calciatore. Del Real Madrid e della nazionale argentina. Lanciato dal River Plate • «[...] è un ottimo giocatore, una punta, colpi da grande campione [...] figlio di Jorge da cui ha preso poco, per sua fortuna. Jorge giocava nel River ed era uno di quei difensori che facevano dissanguare un centravanti, piuttosto che farlo segnare. Dice Gonzalo, forzando la sua timidezza con una battuta che ripete sempre: “Da mio padre ho preso la personalità. Il talento, la creatività, vengono da mia madre. Lui mi mostra le cassette delle sue partite e dice: fai tutto il contrario”. Gonzalo può cambiare una partita con 20 centimetri quadrati a sua disposizione. Resta da stabilire se potrà farlo con una certa continuità. Il suo è un caso unico: siccome è nato a Brest, dove il padre giocava a fine carriera, ha un passaporto francese che lo trasforma in una ghiottoneria. La Francia, come fece con Trezeguet, lo ha convocato [...] possiede la saggezza del sopravvissuto: a dieci anni era stato dato per spacciato causa una meningite: “Mio papà mi ricorda sempre quei momenti per tenermi i piedi a terra. Se l’era vista brutta, immagino. Ma io ricordo quando riprendemmo a giocare tutti assieme nel giardino di casa e quello fu il segno della guarigione. Forse sono forte fisicamente anche grazie a quell’esperienza. Ma ho tre fratelli e sono tutti molto bravi. Anzi, uno è anche meglio di me”. [...]» (Riccardo Romani, “Corriere della Sera” 15/11/2006) • «[...] detto el Pipa o el Pipita dal soprannome del padre Jorge, poteva scegliere di giocare anche per la Francia e da ragazzino ha rifiutato convocazioni di entrambe le parti. Maradona, che fa dell’argentinità un punto di forza, si era segnato il no a una chiamata Under 20 (quindi non vincolante per il futuro). Higuain aveva solo 17 anni, era indeciso e si sentiva troppo giovane per scegliere [...] è rientrato in Argentina a meno di un anno e ha passato molti mesi all’ospedale di Buenos Aires per una meningite fulminante che gli ha condizionato l’infanzia. Non avrebbero scommesso in molti sul suo futuro da campione. Nel 2009 segue i consigli del padre e sceglie la Selección, in un disperato tentativo di sedurlo Domenech gli offre la maglia 26, la prima vestita da Trezeguet, un argentino che ha scelto i Bleus. Niente da fare, lui ha deciso ma a Diego la firma sui documenti non basta. Non lo vuole e lo prova solo quando la qualificazione è a rischio, il 10 ottobre 2009, contro il Perù. Higuain segna e convince, Maradona se ne innamora. Qualcuno dice che ha cambiato idea per colpa della superstizione, una delle sue fisse: Pipita porta buono e va tenuto. [...]» (Giulia Zonca, “La Stampa” 18/6/2010).