il Giornale 30/7/2006, 30 luglio 2006
Il dizionario di Irene Brin. Il Giornale, 30 luglio 2006. MATRIMONIO Spero di non irritare le mie lettrici e di inorgoglire i miei lettori quando dirò che, per la donna, il matrimonio simboleggia il vero, grande, unico, successo
Il dizionario di Irene Brin. Il Giornale, 30 luglio 2006. MATRIMONIO Spero di non irritare le mie lettrici e di inorgoglire i miei lettori quando dirò che, per la donna, il matrimonio simboleggia il vero, grande, unico, successo. Anche se le tredicenni mi confidano: «Voglio dedicarmi all’astronomia, e non mi sposerò mai», anche se le sessantenni stridono: «Come sono contenta di non essermi ancora sposata!» io so che mentono. E non solo le nubili vogliono sposarsi, ma le vedove, le divorziate, le divorziande. Quelle che mi espongono i loro drammi presenti di gelosia e di percosse e di brutture, buttano lì anche una speranza, giustificabile, certo, ma curiosamente espressa: «Vorrei tanto rifarmi una vita, ottenendo l’annullamento per sposare un uomo veramente degno di me». Quelle che si accontenterebbero di sapere da me come accostare il loro quindicenne compagno di scuola, non vogliono chiedergli componimenti in regalo, ma formale impegno matrimoniale. Considero commovente questo fervore femminile, antichissimo, probabilmente istintivo: ma, come so che duecento Indignate mi scriveranno protestando («Figuriamoci! Matrimonio, io! Meglio la morte! I tempi sono cambiati!»), così so anche che la massa delle donne rifiuta di considerare seriamente il proprio problema. Se ciascuna, infatti, ammettesse onestamente di desiderare il matrimonio, si potrebbe preparare con maggior serietà alla sua vera carriera. Intanto, serbandosi saggia, casta, pulita; poi imparando cucina, economia domestica, rammendo; infine scegliendo una carriera conciliabile con il matrimonio perché evidentemente una hostess in attività di servizio o una giovane diva dal seno sporgente non costituiscono le mogli ideali: adorabili, rispettabili, quel che volete, ma non facilmente coniugabili. Insomma, l’addetto d’ambasciata che vuol diventare ambasciatore studia lingue e si comporta seriamente. La ragazza che decidesse, lucida e serena, di volersi sposare, dovrebbe comportarsi seriamente e studiare gli uomini: diventerebbe una moglie felice.