varie, 28 agosto 2006
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COCCO Alessandro. Valdagno (Vicenza) il 7 novembre 1941. Presenzialista. «Se Gabriele Paolini è lo Zelig nero della Tv, Alessandro Cocco è lo Zelig bianco, l’intruso che tutte le trasmissioni vogliono ospitare perché si è fatto la nomea di portare bene
COCCO Alessandro. Valdagno (Vicenza) il 7 novembre 1941. Presenzialista. «Se Gabriele Paolini è lo Zelig nero della Tv, Alessandro Cocco è lo Zelig bianco, l’intruso che tutte le trasmissioni vogliono ospitare perché si è fatto la nomea di portare bene. entrato nel libro dei Guinness per essere stato ritratto per più di 4000 volte accanto a dei vip. Dal 1975 ha partecipato a oltre 1000 programmi televisivi» (la Garzantina della Tv curata da Aldo Grasso). «Plana sul bar sventolando l’ultimo trofeo, un giornale arabo che gli ha dedicato un paginone corredato di foto con Sharon Stone. ”Lei sa l’arabo? No? Peccato. Qui eravamo al ristorante, c’erano De Niro, Stallone, Schwarzenegger. E Gianni Morandi. Che però, siccome la foto con lui l’ho fatta per ultimo, da allora non mi saluta più”. [...] ha bazzicato senza requie studi, festival, convegni e funerali abbordando il vip di turno o intrufolandosi davanti alla telecamera (riuscì a farsi riprendere la prima volta il 31 dicembre del ’70 al Nautilus di Cardano al Campo) [...] Presenzialisti si nasce o si diventa? ”Tutt’e due. Come in tutte le professioni, se manca la passione non si va lontano. Ma i trucchi del mestiere sono importanti. Per esempio, io mi porto sempre appresso un minitelevisore col videoregistratore incorporato. Perchè se passi solo sul regionale, devi esser pronto a registrare sul posto. Il guardaroba, poi, è fondamentale: smoking per le serate, giacca e cravatta ai funerali e alle convention politiche, casual solo alle manifestazioni sportive. Quando si hanno più trasmissioni nella stessa giornata, il trucco è indossare più giacche una sopra l’altra. E invece delle cravatte, portare i papillon: si cambiano più facilmente”. Qual è il segreto di una carriera lunga come la sua? ”La professionalità, è chiaro. Per esempio, non si abbandona mai la poltrona prima della fine della trasmissione. Altrimenti si mette in difficoltà chi ti ha dato il biglietto”. Quello del presenzialista è un mestiere redditizio? ”Scusi, ma con chi crede di parlare? Io mica sono un figurante. Al massimo qualche pubblicità, qualche sponsorizzazione. [...] sono innamorato [...] della telecamera. Successe nel ’75. Qualcuno mi diede i biglietti per Telealtomilanese. Il programma era Schiaffobacio con Raffaele Pisu. Riuscii a salire sul palco. Da quel momento ho capito che cosa volevo dalla vita [...] Essere il primo di quelli che non sono arrivati. Quando riesco a entrare alla finale di Sanremo e a farmi riprendere con Gorbaciov, lo faccio anche per il popolo. Una volta, al Delle Vittorie, ero vicino alla Carlucci e a Magalli. Be’, c’erano due poliziotti che la foto hanno preferito farla con me. Si sentono rappresentati [...] Io sono nato nel Vicentino, poi sono arrivato a Gornate e facevo l’operaio. Pian piano sono diventato caposquadra e mi sono buttato in proprio [...] ormai la carriera di presenzialista è tutto per me. Ho rinunciato anche a fare il sindaco. Che ci farei chiuso in municipio? Io sto bene con i vip” [...] l colpaccio di cui va più fiero? ”Il Papa. Dai e dai, due anni fa riesco ad arrivargli sotto e a sfoderare la mia frase protocollare. ’Santità, permette una foto?’ E lui che fa? Mi prende le mani fra le sue e ci infila un rosario [...] La politica italiana è una brutta bestia. Perchè il turnover è troppo veloce. Con De Mita e Craxi mai avuto problemi, Andreotti mi dà la mano e con Berlusconi ci diamo del tu. Qualche anno fa ero in uno studio con D’Alema e non gli ho chiesto la foto: a quell’epoca non era nessuno [...] Qualche volta, però, ho toppato anch’io. Arafat a Cernobbio, per esempio. [...] Robert Redford. A Venezia la foto con me non l’ha proprio voluta fare” [...]» (Tiziana Abate, ”Il Resto del Carlino” 23/12/1999).