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 2006  agosto 20 Domenica calendario

Nel bosco a caccia di caprioli Lombardia, l´ora della mattanza. La Repubblica 20 agosto 2006. Endine (ValCavallina) - Pieno bosco, l´alba che disegna una perfetta giornata a intermittenza

Nel bosco a caccia di caprioli Lombardia, l´ora della mattanza. La Repubblica 20 agosto 2006. Endine (ValCavallina) - Pieno bosco, l´alba che disegna una perfetta giornata a intermittenza. Pioggia, sole e ancora pioggia. Intorno all´altana, il nido degli uomini con la carabina, faggi, roveri, castagni, carpini. La caccia a Bambi comincia alle 5 del mattino, sulla cima di un crinale che visto da quassù, attraverso la feritoia che percorre in orizzontale la parete della loggia di tiro del cacciatore, sembra davvero, per il capriolo, la migliore via di fuga possibile. Ma non è così. Altri corridoi gli offrirebbe la natura per sottrarsi al potente sei millimetri della caccia di selezione, il calibro degli specialisti ai quali le regioni hanno chiesto di mettere un po´ d´ordine, diciamo così, tra la popolazione degli ungulati. Tecnicamente, e per indorare la pillola, «prelevare» i capi in eccesso. Ma sparare a Bambi non è come dirlo. Ci vuole fegato, certo. E tanta pazienza. «Sono furbi, sospettosi» avverte Giovanni, il binocolo puntato su una spianata cento metri più in basso. La spianata è una piazzola creata apposta dai cacciatori in mezzo alle foreste alpine. Si strappano via piante e cespugli, e si piazzano le esche per attirare la preda. Del novello, germogli freschi di cui il ruminante va pazzo, o, piatto ancora più ricco, dei blocchetti di sali minerali. E´ lì, nei cerchi spelacchiati della montagna, che gli sguardi di Giovanni e di suo cognato Andrea si posano fendendo la leggera foschia. «Basta un niente, un alito di vento che trasporta odore umano sotto le narici della preda», e arrivederci capriolo. «Gli stai dietro tutto l´anno a questi animali, li studi, osservi i loro movimenti, le abitudini. Poi arriva il momento... Ma non bisogna sbagliare. Devi colpire il capo o i capi che ti hanno assegnato. Quelli e basta. Se no non è caccia di selezione», dice Giovanni Mazzucchelli, 27 anni, da Endine Gaiano, Val Cavallina, nel Bergamasco. Pazienti e maniacali come solo i cacciatori e i pescatori sanno essere, i Mazzucchelli, la caccia nelle vene da generazioni, un´armeria ben avviata, la loro missione da portare a termine ce l´hanno già. Abbattere una famigliola di caprioli. Maschio e femmina. Più il piccolo. Tutto previsto dal programma di «selezione» nel territorio prealpino che comprende, tra le altre, la Val Cavallina. «Chi ci chiama stragisti, chi parla di massacri lo fa soltanto per ignoranza», sussurra Giovanni percorrendo il sentiero che porta alla baracca di legno da cui si proverà a stanare la preda. Pensi al caso Piemonte. Alla «guerra dei caprioli», alla Calabria che li vuole adottare, alle carabine a canna rigata che hanno già preso a lavorare in molte regioni d´Italia («Solo così si preserva la specie», sostiene Giacomo Moroni, responsabile ai Servizi faunistici della provincia di Bergamo). Giovanni di suo caccia i cervi. Infatti oggi è qui in veste di accompagnatore (una figura prevista e obbligatoria che assiste e «controlla» il cacciatore, lo consiglia, in caso lo soccorre). Tocca a suo cognato Andrea, a questo giro, mirare il capriolo e spingere il grilletto. Ma c´è da aspettare. Quando salgono le prime luci del giorno il capriolo è ancora a letto. «Non sono animali notturni. Di solito spuntano tra un po´...». Mancano dieci minuti alle sette e nella baracca arroccata sull´albero ci stiamo quasi addormentando. A un certo punto Andrea sobbalza sulla panca di legno umido. Un abbaio lo sveglia. E´ un grido più rauco di quello canino. «Eccolo», bisbiglia all´orecchio del cognato-tutor. Falso allarme. E´ sì un capriolo, ma non si vede, s´ode solo il lamento provocato dall´arrivo di cani, segugi a caccia di lepri. Pazientiamo ancora, ma stavolta è quella decisiva. Il binocolo inquadra una femmina che pilucca erba dietro un cespuglio. E´ lei, placida, esile, inoffensiva. La chiamano Sottile; sono le femmine che hanno meno di un anno e mezzo di vita. Il muso è affilato, il pelo color nocciola come tutti i caprioli del mondo. Andrea imbraccia la carabina. Ha ricevuto la consegna di uccidere, di selezionare. Punta l´arma. Parte il colpo. Il boato scuote la valle, è la prima schioppettata udita dopo i tuoni della notte. Sottile si impenna, come fanno i caprioli quando li centri al cuore o ai polmoni. Sembra un pony che si rovescia all´indietro. Andrea esulta, si emoziona come un bambino. La femmina «Sottile» la troverà a qualche decina di metri dal luogo in cui è stata colpita. Seguendo le tracce del sangue denso e schiumoso. Le infilano metà ramoscello in bocca; l´altra metà finisce nel cappello di chi l´ha freddata. E´ il rito, di origine austro-ungarica, con il quale il cacciatore riceve i complimenti dell´accompagnatore. Subito dopo un coltello affonda nel ventre dell´animale. Verrà svuotato delle interiora, sul posto, e infilzato in un bastone. Questo nei cartoni animati non c´è. Paolo Berizzi