La Stampa 20/08/2006, pag.10 Domenico Quirico, 20 agosto 2006
Scomparso il russo che ha svelato il mistero di Poincaré. La Stampa 20 agosto 2006. Parigi. Martedì a Madrid, cerimonia di apertura del congresso dei matematici
Scomparso il russo che ha svelato il mistero di Poincaré. La Stampa 20 agosto 2006. Parigi. Martedì a Madrid, cerimonia di apertura del congresso dei matematici. Il re Juan Carlos ci sarà, ci saranno anche quattromila studiosi di tutto il mondo. Ma lui, Grigori Perelman, con gli occhi spiritati e la barba da Vecchio Credente sbucato, in giacca, da un romanzo dostojeskiano, ci sarà? Non è un problema soltanto di etichetta. Bisogna consegnare la medaglia Fields che, detratto il luccicare della ribalta, equivale intrinsecamente al premio Nobel. E il petto prescelto è quello di questo scorbutico geniale imprevedibile russo che sta per compiere quarant’anni. I suoi colleghi, e tutti sanno quanto sono sospettosi i matematici di fronte al luccicare delle scoperte «clamorose», sono una volta tanto concordi: Perelman ce l’ha fatta, ha risolto la congettura topologica di Poincaré. , scientificamente parlando, come essere arrivati alle sorgenti del Nilo o aver confezionato la pietra filosofale. La mente prometeica di questo scienziato francese - che sfiorò la teoria della relatività in anticipo su Einstein - ha lasciato in eredità dispettosa ai suoi colleghi, da cento anni, la sfida di chinarsi sulla sua congettura e risolverla. Nel 1904 ha suggerito che ogni superficie senza buchi è una sfera. Semplice a dimostrare a due dimensioni. Un secolo è stato necessario per arrampicarsi a una dimensione superiore o eguale a cinque; poi a quattro. Ma di fronte al tre ci si è fermati, esausti. Ebbene Perelman è riuscito, la medaglia è sua, indiscutibilmente. Agli onori stavolta si mescola anche il denaro, addirittura un milione di dollari che il «Clay Mathematic Institute», ha promesso sei anni fa al conquistatore di questa ineguagliabile vetta matematica, uno dei sette problemi del millennio addirittura. Ma il prescelto, il genio, l’edipo che ha sgretolato la trappola della sfinge, è scomparso. Non ha risposto all’invito, tace. Nascosto in qualche isba, come ipotizzano i colleghi russi, già impegnato a decifrare qualche nuovo enigma immortale. Poincaré con la sua equazione è già riposto in qualche angolo di quel cervello infaticabile e capriccioso. Siamo dunque di fronte a un Tolstoj della matematica, in fuga da se stesso e reticente di fronte allo scandalo imperdonabile della (propria) genialità? Restiamo alla biografia, questi immortali del pensiero hanno di vulnerabile molto più che il solo calcagno di Achille. Perelman ha appena dato le dimissioni dall’istituto Steklov di San Pietroburgo dove lavorava e non si sa dove sia finito. Come se il successo lo turbasse assai più di una equazione complessa. Già, perché Perelman non spiega, non racconta, non scrive volumi sulle sue scoperte come impone il galateo della scienza moderna che si ciba anche di fama, di cattedre, di medaglie. un Galileo ma che si ritrae, accenna, accende luci accecanti e poi le spegne, spedisce messaggi in bottiglia che immerge nel nuovo mare di internet. Eppure è uno che distingue subito nel nodo gordiano delle cause e degli effetti l’estremità da tirare. Riandiamo al novembre del 2002. Su un sito di una università americana deposita qualche riga: la congettura di Poincaré è risolta, da me. Seguono granelli profeticamente odoriferi ma degni di un cesellatore della suspense. Il villaggio scientifico si agita, chiede, dubita, esulta, esige di sapere di più. Un anno di fragorosissimo silenzio e poi, ancora su un sito, altri dettagli della mappa del tesoro. Perelman non ha tempo di dimostrare, ha già raggiunto, con sublime egoismo, la sua terra promessa, il suo giorno di estasi. Perché turbarlo con il chiasso degli altri, del mondo scientifico, delle bibliografie, dei premi? Al Clay Institute si tenevano pronti a ricevere la richiesta del milione di dollari. Perelman non si è fatto sentire. Aspettano, come le università americane che hanno proposto a questo indecifrabile misantropo di lavorare per loro. La società matematica europea che gli ha assegnato il premio per giovani matematici è stata più fortunata: è arrivata una risposta, un rifiuto. In America Perelman è andato nel 2003, regalando qua e là altri elementi della soluzione. Su cui si sono avventati decine di ricercatori in tutto il mondo. vero, l’enigma di Poincaré è risolto, hanno confermato tutti. A provarlo adesso ci sono carovane di carta e di volumi. Ma di cui lui non ha scritto nemmeno una riga. C’è da sperare che questo insofferente Solzenicyn della topologia adesso non smentisca se stesso e lasci il re e la sua corte di matematici nel delizioso imbarazzo di una assenza. E lui resti murato nelle viscere della sua Russia, troppo geloso del dono della genialità per rischiare di smarrirlo nel chiasso del mondo. Domenico Quirico