Stefano Agnoli, Corriere della Sera 15/8/2006, pagina 25, 15 agosto 2006
Sonatrach, gli intrighi della Gazprom d’Africa. Corriere della Sera, martedì 15 agosto Una sorta di "Stato nello Stato" al servizio del proprio Paese - l’Algeria - ma potente e influente
Sonatrach, gli intrighi della Gazprom d’Africa. Corriere della Sera, martedì 15 agosto Una sorta di "Stato nello Stato" al servizio del proprio Paese - l’Algeria - ma potente e influente. Così, tra i manager occidentali del petrolio e del gas, si definisce la Sonatrach, la società di stato di Algeri che ha firmato con la russa Gazprom l’accordo di cooperazione dello scorso 3 agosto. Una compagnia per molti versi assimilabile al gruppo moscovita, ma non riducibile a una semplice «longa manus» economica del governo centrale. Impegnata dal 2001 a interpretare il difficile processo di liberalizzazione avviato con molti «stop and go» dall’esecutivo del paese nordafricano, con una scelta - finora - differente rispetto a quella di Vladimir Putin, che poche settimane fa ha invece dichiarato monopolio nazionale le risorse metanifere dello Stato russo. Insomma, per essere uno dei principali candidati alla creazione di un cartello del gas naturale - la tanto temuta «Opec del gas» - la compagnia algerina si presenta con varie caratteristiche «occidentali». Tanto che tra gli «oilman» e le banche d’affari il viaggio a Mosca nei primi giorni del mese del ministro Chakib Khelil è stato oggetto di diverse interpretazioni. Relative cioè a possibili nuove difficoltà che il processo di liberalizzazione del mercato algerino starebbe incontrando, e a qualche dubbio sulla posizione stessa del potente titolare del dicastero del petrolio. Khelil, sessantasettenne ex presidente dell’Opec (considerato peraltro un «falco» all’interno dell’organizzazione) è l’anima della Sonatrach, costituita dopo l’indipendenza nel 1963 e cresciuta a dismisura nel 1970 con la nazionalizzazione dell’industria petrolifera. Studi in Texas (con dottorato in ingegneria del petrolio) e una lunga esperienza alla Banca Mondiale, prima di diventare ministro è stato il «Pdg», Presidént-directeur général, di Sonatrach dal 2001 al 2003, sostituito poi da Mohamed Meziane. Dal 1999 fa parte dell’entourage di Abdelaziz Bouteflika, il presidente rieletto nel 2004. E dopo aver lavorato ai primi stadi della «strategia» Sonatrach alla fine degli anni ’70 (il programma «Valhyd», di valorizzazione e monetizzazione delle risorse energetiche) è diventato l’interprete dell’apertura del mercato interno agli stranieri e dello sviluppo all’estero della compagnia, un processo avanzato a singhiozzo e contrastato dai sindacati e dall’ala più «nazionalista» dell’establishment di Algeri. Con successi recenti: lo scorso luglio, il governo algerino ha compiuto un primo significativo passo indietro su questo fronte, modificando la legge sugli idrocarburi approvata solo lo scorso anno, e riportando al 51% (dal 30%) la quota Sonatrach nelle joint-venture con le società straniere. Nella stessa occasione è stata introdotta anche una tassa sui profitti per la parte di prezzo del petrolio superiore ai 30 dollari al barile. Anche alla luce di queste novità, secondo i rumors, Khelil sarebbe a rischio di allontanamento, e avrebbe firmato l’accordo con Mosca per venire incontro alle richieste della politica. Una prima avvisaglia dell’indebolimento dell’attuale dirigenza di Sonatrach, poi, si sarebbe avuta sempre qualche settimana fa, quando il responsabile di una posizione fondamentale come quella dei rapporti internazionali, Ali Hached, è stato improvvisamente rimpiazzato. Ciò che è certo è che se le indiscrezioni venissero alimentate da qualche ulteriore irrigidimento della politica energetica del paese nordafricano, i timori di una morsa nord-sud alle forniture europee di gas potrebbero trovare altre giustificazioni. Sonatrach è pur sempre la dodicesima compagnia petrolifera mondiale e il secondo esportatore di gas naturale liquefatto, fornitore di circa un terzo dei consumi europei di gas: esporta circa 64 miliardi di metri cubi di metano, principalmente in Francia, Spagna, Italia, Turchia e Grecia, ma fornisce anche gli Stati Uniti. Con vendite stimate nel 2004 (ultimo bilancio ufficiale) in circa 25 miliardi di euro e che ora, con l’impennata dei prezzi del greggio, potrebbero essere quasi raddoppiate. Stefano Agnoli