Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  agosto 16 Mercoledì calendario

SCABIN

SCABIN Davide Rivoli (Torino) 9 settembre 1965. Cuoco. ”Food designer” del Combal.zero (Castello di Rivoli), «[...] tra i più famosi d’Italia [...]» (Marco Trabucco, ”la Repubblica” 27/3/2008). Tra i suoi piatti l’Albese 2.4 (versione della carne all’Albese) • «[...] lo chef che ha ispirato il film ”Tutte le donne della mia vita” e che ormai gira per le università d’Italia a dissertare sul ”gusto della forma” [...]» (’La Stampa” 28/1/2009) • «[...] potrei anche chiudermi in laboratorio per cinque anni e ottenere probabilmente uno dei primi cinque gelati del mondo, però per la bella signora che si siede al tavolo del mio ristorante anche se ho usato gli ingredienti più esclusivi e rari non avrà mai il sapore sublime del gelato che gustava a passeggio con il fidanzato quand’era giovane e innamorata [...] Per un americano [...] il gusto della carne cotta su un barbecue è sempre associato a quel vago odore di petrolio che si usa per accendere la carbonella. Se metto in un piatto quell’aroma susciterò una sensazione spiacevole o riaccenderò il ricordo di weekend lontani passati con gli amici intorno a una griglia? [...] Dopo aver studiato i sapori dolce, salato, acido, piccante, e amaro, penso che ciascuno dovrebbe avere una sua carta da cui io capisco il grado di percezione del piccante o del salato. Se metto la stessa quantità di sale in un piatto qualcuno lo troverà sciapo e un altro magari saporito, proprio perché diverse sono le storie gustative [...] Sono fortunato perchè il mio ristorante nella foresteria del castello di Rivoli è lungo e stretto con grandi vetrate. Mi piace certe sere quando è pieno nascondermi a metà del giardino e mettermi ad osservare le persone che stanno mangiando. Fanno parte anche loro insieme con i miei piatti di un’opera d’arte [...]» (Rocco Moliterni, ”La Stampa” 31/10/2008).