Carlo Jean, La Stampa 13/8/2006, pagina 1, 13 agosto 2006
Disarmo difficile. La Stampa, domenica 13 agosto La Risoluzione 1701 - approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza due giorni fa - traccia i principi politici non solo per il «cessate il fuoco» fra Israele e l’Hezbollah, ma anche per una pace duratura fra lo Stato ebraico e il Libano
Disarmo difficile. La Stampa, domenica 13 agosto La Risoluzione 1701 - approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza due giorni fa - traccia i principi politici non solo per il «cessate il fuoco» fra Israele e l’Hezbollah, ma anche per una pace duratura fra lo Stato ebraico e il Libano. Richiama tra l’altro gli accordi del 1949, che hanno fissato sulla «linea blu» la frontiera fra i due Stati, e la Risoluzione 1559, di due anni fa, che prevede il disarmo delle milizie libanesi e quindi degli Hezbollah. Prevede inoltre lo schieramento di una forza internazionale «di pace» nel Sud del Libano. Il suo mandato e conseguenti regole d’ingaggio saranno stabiliti con una nuova Risoluzione. Non è ben chiaro se e come potrà impiegare la forza per assolvere il suo compito. Non viene infatti precisato se la 1701 si inquadra nel Cap. VI («peacekeeping») o in quello VII («peacemaking») della Carta dell’Onu. Ottimisticamente, si può affermare che la Risoluzione rappresenta un passo in avanti non solo per la cessazione delle ostilità, ma anche per la fine del conflitto. I circa 900-1000 chilometri quadrati dell’area compresa fra il fiume Litani e il confine israeliano verranno occupati dai 15.000 soldati dell’esercito regolare, che il governo di Beirut si è impegnato ad inviare nella regione, prima controllata dagli Hezbollah. Essi verranno rinforzati dalla Finul - forza di interposizione Onu schierata dal 1979 nel Libano meridionale - con i suoi 2000 Caschi Blu, che verranno aumentati fino a 15.000. Di tale forza fa già parte uno squadrone elicotteri italiano, con una cinquantina di soldati. Essi potrebbero essere portati a 2000, fondi della Difesa permettendo. In tale area - di circa 30 chilometri a Nord del confine israeliano - è interdetta la presenza di forze non regolari o non appartenenti alla Finul. Dovrebbe esservi quindi reinstaurata la sovranità libanese, facendo sgombrare le residue milizie dell’Hezbollah, che avevano costituito quasi uno Stato nello Stato. Queste, comunque, dovrebbero essere disarmate anche nelle restanti parti del territorio libanese, dando applicazione alla Risoluzione 1559. Tale compito dovrà essere eseguito dal solo esercito libanese. Il fatto che la 1701 è stata approvata all’unanimità fa sperare che la comunità internazionale eserciti una pressione sufficientemente forte sulle milizie del «Partito di Dio» da indurle a lasciarsi disarmare o, quanto meno, a cessare le ostilità contro Israele. Se non intendessero lasciarsi disarmare, al governo di Beirut non resterebbe altra soluzione che dichiarare la loro appartenenza all’esercito regolare e, quindi, legittimarle a rimanere armate, anche a Sud del Litani. Può darsi che Israele, sotto pressioni degli Stati Uniti, protettori del Libano dopo la «rivoluzione dei cedri» - uno dei loro pochi successi in Medio Oriente - non sollevi obiezioni, almeno finché l’Hezbollah non tirerà razzi sulla Galilea. Il disarmo delle milizie non potrà essere affidato ai Caschi Blu. La Risoluzione 1701 non lo prevede, a differenza della sua bozza iniziale, che era stata respinta dal governo libanese. La Finul avrà invece il compito di controllare la cessazione delle ostilità e di sostenere gli aiuti umanitari, coordinando la sua azione con i governi libanese e israeliano. Quando l’esercito libanese e la Finul inizieranno il loro schieramento fra il Litani e la «linea blu», Israele ritirerà «in parallelo» tutte le sue forze dal Libano meridionale. Non sono però previste date precise. Secondo una lettura pessimistica - o realistica, se si preferisce - la 1701 rischia essere come le altre Risoluzioni dell’Onu sul Medio Oriente, famose per essere disattese. Spesso sono irrealistiche e impraticabili. Corrispondono agli interessi delle Grandi Potenze, non alla finalità di pacificare la regione. Nella Risoluzione 1701, l’Onu dà per scontato che il suo «appello» ad una cessazione immediata delle ostilità venga accolto sia da Israele sia da Hezbollah. Tale assunto è discutibile. Il governo israeliano ha deciso di cessare le ostilità da lunedì: lo ha fatto certamente per le pesanti pressioni di Washington. A Gerusalemme la situazione rimane confusa, con liti e polemiche fra i ministri e fra i politici e i militari. E’ la prima volta che avviene in Israele. Sarà ben difficile che il governo Olmert ne possa sopravvivere. La grande offensiva, autorizzata mercoledì scorso, è stata ordinata e poi sospesa. E’ stata poi iniziata nel pomeriggio di sabato. Non si riesce a capire che logica segua Olmert. E’ certamente in atto «una guerra dietro la guerra», in cui la diplomazia americana gioca certamente un importante ruolo. Desta poi sorpresa che l’Hezbollah non abbia già applaudito alla Risoluzione 1701. Essa dà al «Partito di Dio» una grande vittoria. La sua eroica resistenza ne ha aumentato il prestigio - e quello dei suoi sponsor siriani e iraniani - in tutto l’Islam. Il suo leader, Hassan Nasrallah, è divenuto un eroe per tutto il mondo arabo. Il morale delle sue truppe ha retto. Le perdite di armi e di equipaggiamenti saranno ripianate in breve tempo. Hezbollah ha poi rafforzato la sua posizione nel mosaico libanese. Non è pensabile che l’indebolito governo di Faud Siniora possa dare l’ordine all’esercito di disarmarne le milizie. Insomma, nonostante i suoi eccellenti propositi, gli effetti reali della Risoluzione 1701 sono per lo meno incerti. Come tutti i compromessi, solleva più problemi di quanti ne risolva. Anche la nuova Finul fa sorgere numerosi interrogativi. Perché una missione internazionale di «peacekeeping» possa avere successo occorre vi sia un accordo fra le parti in conflitto e che abbia un mandato chiaro e una consistenza adeguata agli obiettivi che deve raggiungere. Indubbiamente positivo è che la nuova Finul sia a guida francese e che Parigi abbia investito nella missione tutto il suo prestigio e quindi le sue risorse. Un altro è che avrà l’appoggio degli Stati arabi, timorosi che un eccessivo rafforzamento dell’Hezbollah implichi quello dell’Iran e dei partiti radicali che minacciano la loro stabilità. Desta invece perplessità il fatto che il disarmo degli Hezbollah è affidato all’esercito libanese. Inoltre, non si vede come la Finul possa imporre il rispetto del cessate il fuoco, se qualcuno lo violasse. Infine, più che un ruolo militare, la Finul ne assolverà uno politico. Per poterlo svolgere efficacemente, il suo mandato dovrebbe essere funzionale ad un progetto a lungo termine di pace in Medio Oriente, che coinvolga tutti gli Stati che influiscono su di esso, anche la Siria e l’Iran. Ma tale progetto non esiste, mentre Bush non vuole neppure sentire parlare di negoziati con la Siria e con l’Iran. Carlo Jean