Varie, 16 agosto 2006
SACCHIN
SACCHIN Christopher Bolzano 22 aprile 1983. Tuffatore. Bronzo nel trampolino 1 mt. agli europei 2006 e ai mondiali 2007 • «Gli dicevano che con quel fisico da Popeye che si ritrovava non poteva fare il tuffatore. Invece solo uno alla Braccio di Ferro poteva finalmente sfatare il tabù. Quale? Quello di conquistare un podio mondiale nei tuffi dopo i due storici maschietti, Klaus Dibiasi e Giorgio Cagnotto (nelle donne, Tania Cagnotto). Ventinove anni dopo l’ultima medaglia iridata maschile entra di prepotenza (con quei suoi 70 kg compressi in 173 cm) nel libro della storia dei tuffi italiani questo bolzanino dal viso pacioso ma dai muscoli debordanti. Con quelli ha convinto la giuria della finale del trampolino da un metro, bronzo dopo due cinesi. I muscoli sono la sua arma, non potendo competere con la maggiore tecnica di tutti gli altri. ”E quindi salto, vado nell’aria più che posso. E, posso dirvelo? una cosa che mi piace tanto, è bellissimo saltare tanto, arrivo quasi a tre metri”. Dietro questa impresa c’è ovviamente un allenatore (Giorgio Cagnotto) ma, come sempre oltre alla guida tecnica non può che esserci una donna. In questo caso una coetanea, Paoletta, universitaria ad Ingegneria. La fidanzata romana che, per dirla con il collega Nicola Marconi che gliel’ha presentata, ”lo ha aiutato a raggiungere lo zen. Da quando stanno insieme Cristopher è un altro”. Grazie dunque a questo gesto di amicizia e all’altruismo Sacchin s’è trasformato e, impegnandosi più duramente, ha trovato un primo podio europeo ad agosto 2006 a Budapest: il secondo momento decisivo della sua carriera. ”Da quel momento è cresciuta la fiducia”, ed il [...] carabiniere ha focalizzato l’obiettivo. ”Ho puntato sul trampolino da un metro, dove la mia esplosività ha un maggiore risalto, e posso giocarmela con l’agilità e l’eleganza del resto del mondo”. Con questi intenti ha trascorso l’inverno tra la palestra (fino a 170 kg sul bilanciere) e i tuffi, la Yamaha 650 Custom e la batteria con gli amici del gruppo, gli ”She”. ”Perché siamo pronti all’incisione di un disco, parliamo di roba progressiva”. Peccato che i suoi tuffi rock non siano da Olimpiade, perché a Pechino è prevista solo la gara da tre metri. Dove saltare si nota di meno, ”e allora dovrò lavorare sull’esercizio: aumentare il rischio del tuffo, migliorare la tecnica, perché salto e poi mi dimentico le punte dei piedi che se ne vanno per i fatti loro”. [...]» (Paolo Rossi, ”la Repubblica” 22/3/2007).