Varie, 16 agosto 2006
SQUARZINA Luigi
SQUARZINA Luigi Livorno 18 febbraio 1922, Roma 8 ottobre 2010. Regista. Autore drammatico. Diploma all’Accademia nazionale d’arte drammatica (1945), nel 1952 firmò con Gassman il primo Amleto italiano in versione integrale. Dal 1962 al 1976 diresse (con Ivo Chiesa) il Teatro Stabile di Genova, dal ’76 all’83 quello di Roma. Tra le sue opere come drammaturgo: Tre quarti di luna (1952). Nel 1971 fu tra i fondatori del Dams di Bologna (Discipline delle Arti, della Musica, dello Spettacolo) • «Ha attraversato il teatro italiano del secondo Novecento da artista schivo e eclettico, da maestro di generazioni di attori e da regista innovatore [...] nel 45 Squarzina si era insieme laureato in legge e diplomato all’Accademia Silvio d’Amico di Roma. Era l’anno di Luciano Salce, Adolfo Celi, Vittorio Gassman che il giovane regista Squarzina dirige nell’Amleto di Shakespeare, il primo in edizione integrale in Italia (era il ’52). Da subito infatti la cifra artistica di Squarzina è la spinta innovatrice verso il teatro d’arte, e dunque l’attenzione ai testi, lo svecchiamento del repertorio teatrale ammuffito dal fascismo, una nuova libertà creativa nell’allestimento. In questo, con Orazio Costa e poi con Mario Missiroli, Giorgio Strehler fu tra gli inventori del teatro di regia (curiosità: nel ’53 tenne a battesimo il debutto teatrale da attore del più grande regista di oggi, Luca Ronconi, in Tre quarti di Luna). Agli anni Sessanta e in una Italia teatrale che fatica a uscire dal provincialismo e dalla sciatteria del teatro di giro, Squarzina dà la sua curiosità intellettuale. Dirige Anna dei miracoli di Gibson (con una Ottavia Piccolo giovanissima), Uomo e superuomo di Shaw; nel’62 approda accanto a Ivo Chiesa allo Stabile di Genova. Ci resterà fino al ’76 firmando i suoi più bei spettacoli da Goldoni (fondamentale la sua interpretazione), Pirandello e con un gruppo di attori da dream team del teatro, Lina Volonghi Alberto Lionello, Omero Antonutti, Franco Parenti, Lucilla Morlacchi, Lea Massari, Eros Pagni. Il lavoro “genovese” rappresenterà per sempre la sua vera cifra artistica e il suo maggiore lascito al teatro. Dopo un passaggio al Teatro di Roma che dirige fino all’83 lavorando sulla drammaturgia elisabettiana, sui classici greci ancora sull’amato Pirandello, firmando una bella edizione del Volpone di Ben Jonson, diventa “libero professionista” passando dal teatro privato a quello pubblico e contemporaneamente, continuando l’attività di studio al Dams di Bologna e quella di fervido scrittore da “Romagnola” del ’58 a “Siamo momentaneamente assenti” del ’92, a dimostrazione dell’eclettismo della sua creatività. [...]» (Anna Bandettini, “la Repubblica” 9/10/2010).