Varie, 16 agosto 2006
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Sarti Dino
• Bologna 20 novembre 1936, Bologna 11 febbraio 2007. Cantante. Cabarettista. Tra i suoi successi: Tango imbezell, Viale Ceccarini, Bologna campione • «[...] Operaio in fabbrica, inizia a esibirsi ai Festiva dell’Unità e nelle balere. Nel 1957 incide il suo primo 45 giri, ma non sfonda. Decide quindi di dedicarsi alla canzone dialettale. Gira l’Italia e il mondo: con la sua orchestra si esibisce per lo scià di Persia. La svolta è la scoperta di Jacques Brel del quale reinterpreta le canzoni e al quale dedica uno dei suoi testi: ”Mi hai fatto uomo, mi hai tolto di dosso le timidezze, le paure e i pudori da sacrestia che per un povero sono ben duri da mandare via”. Nel 1970 esce il suo primo album, Bologna invece! che raccoglie canzoni inedite, cover in dialetto dal francese e canzoni popolari. Vende ben 100 mila copie e diventa una star locale. Dal 1974 (quando al suo show arrivano 30 mila persone) al 1985 è protagonista del concerto di Ferragosto in piazza Maggiore. Ha lavorato per la radio e ha partecipato anche al film-tv di Carlo Lizzani Fontamara (1980) e ai film Vai alla grande di Samperi (1983) e Dichiarazioni d’amore di Pupi Avati (94)» (’Corriere della Sera” 12/2/2007) • « stato uno chansonnier gentile e garbato, ironico e bonario. Bravo a trapiantare il blues nel dialetto bolognese, e altrettanto efficace nel dare una dimensione nazionale a luoghi, vizi e volti dell’Emilia e della Romagna, che scrutava con simpatica acutezza dall’angolo privilegiato del suo osservatorio bolognese. [...] Fra i suoi pezzi più famosi, che gli somigliavano assai, c’erano Viale Ceccarini Riccione, Spometi, Bologna Campione (inno della squadra di calcio della città) e infine Piazza Maggiore 14 agosto: che era anche la piazza, e la data, nella quale per lunghi anni Dino Sarti si è esibito nella sua città, chiamato dal sindaco Zangheri, per la tradizionale kermesse di Ferragosto. Gli era assai affezionata la vecchia Emilia, che riconosceva in lui i suoi stessi caratteri insieme amabili e pungenti. La descrizione più puntuale di Sarti è stata di Enzo Biagi: ”Le canzoni di Dino Sarti - disse - hanno il sapore del pane all’olio e ricordano la mia terra”. Il suo ruolo e la sua dimensione artistica furono poi in qualche modo messi in crisi dall’avvento del cantautorato di scuola bolognese - la più forte in Italia - con campioni del calibro di Francesco Guccini e Lucio Dalla, che affrontavano la realtà con altre poetiche e altri denti. Sarti, con le sue canzoni, fotografava invece una realtà ancora provinciale, dove gli scontri e le tensioni sociali non erano neanche all’orizzonte. Aveva cominciato a esibirsi nelle balere da ragazzo, mentre lavorava come tornitore meccanico in una fabbrica. Il suo Sanremo fu il Festival dell’Unità di Bologna, dove debuttò nel ”56. Piacque, e lasciò la fabbrica, prendendo a esibirsi nei night club fra Italia e Svizzera, dove cantava jazz e gli chansonnier. Appassionatosi di Jacques Brel, lo tradusse in bolognese, e così fece con Bécaud e Aznavour. Queste canzoni finirono nel ”70 in un disco, che vendette ben 100 mila copie, un record per un album dialettale. Ma le sue attività si allargarono anche alla scrittura, con libri dal titolo Vengo dal Night o Night and Day, e al cinema [...]» (M. V., ”La Stampa” 12/2/2007).