Varie, 16 agosto 2006
STAGNO Tito
STAGNO Tito Cagliari 4 gennaio 1930. Giornalista tv. Della Rai. Entrato per concorso nel 1955, nel 1956 commentò la diretta dell’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Cortina. Dal 1961 voce delle imprese spaziali, nel 1969 condusse la trasmissione per lo sbarco del primo uomo sulla Luna. Dal 1976 al 1979 capo dei servizi sportivi di Rai Uno, condusse due edizioni della Domenica sportiva (1979, 1985, curatore fino al 1995). «[...] Fui io a volere Simona Ventura alla Domenica Sportiva per l’edizione 1992/93, una delle sue prime occasioni in tv. E dovetti anche insistere con Bruno Vespa, allora direttore del Tg1, che aveva altre idee in testa. [...] Simona era brava, ne capiva e ci portava un sacco di ospiti. Una volta, per vendicarsi di Bruno Pizzul che la domenica precedente le aveva dato della valletta, lo presentò come “il nostro vallettone”. Rivera, che era in studio, scoppiò a ridere [...] Gianni Brera [...] era restio a fare tv: io dovetti andare a casa sua e per fargli firmare il contratto presi l’unica sbronza della mia vita. La Domenica Sportiva era un trasmissione di grande autorevolezza. Ricordo quando mi telefonò Umberto Agnelli per chiedermi se non potessi prendere nello staff Omar Sivori. E io lo feci. Una volta Sivori andò a Torino a commentare il campionato con Gianni Agnelli e l’Avvocato, con la sua solita arguzia, a una domanda lo apostrofò così: ‘Sì, perché voi del Napoli...’. Non aveva digerito l’addio alla Juve [...] rispetto a oggi, i nostri mezzi erano quasi artigianali. Facevamo il possibile per trasmettere più volte un gol, al massimo avevamo due, tre telecamere. Cercavamo a ogni modo di privilegiare l’immagine. Dovevamo “far vedere” a casa, le parole venivano dopo. Avevamo commentatori importanti, ma la regola era: commenti autorevoli, però brevi. Brera o Sivori, non importa: due o tre minuti, poi si doveva chiudere [...] Io ho lavorato con Carlo Sassi e con la sua faccia da notaio: insuperabile. Oggi è diverso. Non avrei mai pensato di vedere un arbitro dell’importanza di Casarin valutare rigori e fuorigoco in queste trasmissioni [...] Prima si parlava solo di sport, oggi si mescolano i generi e si invitano personaggi che non fanno parte di questo mondo. Si tende a fare spettacolo. Ed è un peccato, perché lo sport è uno spettacolo bellissimo di suo”» (Guido Furbesco, “La Stampa” 30/3/2008).