Varie, 10 agosto 2006
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Recchia Beppe
• (Giuseppe) Piacenza 21 maggio 1934, Milano 8 giugno 2007. Regista tv. In Rai dal 60, tra i suoi programmi: Settenote (70), La freccia d’oro (71), Il poeta e il contadino (73), Canzonissima (73), Onda libera (76), Portobello (78-81), Drive in (84-87), Buona domenica (91-95), La corrida (2004) • «[...] Chi ha lavorato con lui lo ricorda come un uomo ironico, curioso, pronto alla battuta [...] passerà alla storia della tv come il regista di Drive in, il varietà iperrealista voluto da Silvio Berlusconi, in cui trionfava il corpo delle donne, un tripudio di seni strizzati in top minuscoli. Raccontava Tinì Cansino, ricordando i vent’anni dello show che lanciò slogan e mode, oggetto di studio da parte dei sociologi. ”Corpi troppo esibiti? Ma no. Recchia sapeva riprendere le parti più morbide del corpo ma non c’era mai volgarità. Drive in era ironico”. Nato a Piacenza nel 1934, dopo aver frequentato il Centro Sperimentale di cinematografia, Beppe Recchia era entrato in Rai nel 1960. Sono legati al suo nome varietà storici come Settevoci, La freccia d’oro, Il poeta e il contadino, Canzonissima. La crescita delle reti private ispira nel 1976 un programma satirico per RaiDue, Onda libera: star dell’inesistente Televacca, tv privata ospitata in una stalla, è un giovane Roberto Benigni. Portobello è un altro successo di quegli anni. Poi l’epoca d’oro della tv commerciale: Drive in (che inaugura il sodalizio con Antonio Ricci), Odiens, Emilio, Buona domenica, La grande sfida, Scherzi a parte, Re per una notte. E ancora Ciao Darwin, Beato fra le donne, La corrida, fino a Colorado Cafè Live 2006. Lavora con Walter Chiari, Boldi, Teocoli, i Gatti di Vicolo Miracoli: tanti artisti con lui imparano un modo nuovo di fare televisione. Spiegava: ”Non bisogna essere supponenti e gridare: ”Facciamo cultura’. La cultura è un modo d’interpretare la realtà e la puoi fare anche con Buona domenica”. ”Abbiamo lavorato insieme cinque anni ed è stata un’esperienza bellissima” racconta Paolo Bonolis ”Recchia era forse, con Nicotra, uno degli ultimi registi televisivi in grado di legare i sapori del varietà, di amalgamarli, un timoniere con capacità eccelse. Coniugava i momenti spettacolari con quelli di riflessione. Usando un paragone medico, direi che era un diagnostico, non uno specialista: sapeva fare tutto perché aveva fatto tutto nella vita. Gli volevo bene. Aveva il dono della leggerezza. Il nostro grande dolore è non averlo nella nuova edizione di Ciao Darwin”. Per Ezio Greggio ”se ne va un amico con cui ho condiviso momenti indimenticabili. Resterà il ricordo del grande divertimento e della passione con cui abbiamo lavorato”. Anche Gerry Scotti piange un amico: ”Beppe rappresenta la storia della tv moderna, è stato un innovatore, un rivoluzionario, uno dei primi grandi che ha creduto in me. Nel mio percorso di crescita - da Buona domenica a La grande sfida e La sai l’ultima? fino alla scommessa della Corrida in tv – l’ho sempre avuto al mio fianco, prodigo di consigli come solo i maestri sapevano fare”» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 9/6/2007). «[...] è stato uno dei grandi registi del varietà televisivo, con un medagliere che ben pochi possono vantare [...] Parlava con grande rimpianto di Non lo sapessi ma lo so. Trasmesso da Antenna 3 Lombardia il programma volgarizzava il varietà tradizionale di lusso, con numeri di cabaret e avanspettacolo, alla luce di una comicità irriverente e sgangherata. Facendo propri i moduli della neotelevisione, Massimo Boldi e Teo Teocoli, accompagnati da Antonio Celso, avevano impresso allo show un ritmo frenetico, scandito da un susseguirsi veloce di inquadrature di dettagli piccanti e volutamente grossolani. Apprezzato dal pubblico, il varietà aveva permesso infine al regista Beppe Recchia di sperimentare nuove formule comunicative, che avrebbero poi trovato piena manifestazione in Drive in. Pochi sanno invece che Beppe Recchia aveva cominciato la carriera di regista con un film sperimentale, La piazza vuota, 1972, con Sandro Tuminelli e Paolo Poli. la storia di uno scultore che vuole troncare ogni rapporto con il mondo e si racchiude in uno scantinato di Milano in compagnia di un allievo e di un blocco di marmo. Film cervellotico, statico e incomprensibile. Un vero insuccesso di critica e di pubblico. Nell’estate del ”73, in una rassegna di Albisola Mare, toccò a tre giovani presentare l’opera a un pubblico piuttosto spazientito (uno era Carlo Freccero, l’altro Tatti Sanguineti e il terzo lo scrivente). Fu un’impresa disperata: ricordo solo che, essendo il film in bianco e nero, fu usato ripetutamente l’aggettivo ortocromatico senza saper bene cosa volesse dire. Chi l’avrebbe detto che da quel film fischiatissimo sarebbe poi nato uno dei più popolari registi della tv italiana, l’inventore, a Drive in, di un celebre tipo di inquadratura, molto simile alla pacca sul sedere? Recchia esordisce in Rai con Settenote (1970) e qualche anno dopo firma con Roberto Benigni il sopravalutato esperimento di Onda libera (1976), debutto televisivo dell’attore toscano (forse Recchia e Umberto Simonetta, da una parte, e Benigni e Giuseppe Bertolucci, dall’altra, erano fatti per non incontrarsi. Anche se per la prima volta viene usata la camera a spalla per un varietà). Collabora poi con la fucina di Portobello di Enzo Tortora, la madre di tutti i format a venire. Quando passa a Mediaset, lavora con Antonio Ricci e nasce Drive in, 1984-87. La trasmissione si caratterizza subito per la capacità di mettere in burla tutti gli aspetti della trionfante società dello spettacolo, attraverso l’uso innovativo della citazione parodistica e dello sberleffo goliardico, e marchia in maniera indelebile una grande fetta di tv.Il suo vero erede è Paolo Beldì che ha mosso i primi passi con lui, nella spensierata sgangheratezza del localismo» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 9/6/2007).