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 2006  agosto 10 Giovedì calendario

Rosso Stefano

• (Rossi) Roma 7 dicembre 1948, Roma 15 settembre 2008. Cantante. Autore. «[...] autore di Una storia disonesta (che è anche il titolo del suo primo lp, del ”77), la canzone che conteneva una frase scandalosa per l’Italia degli anni Settanta: ”Che bello, due amici, una chitarra e uno spinello...”. Il suo ultimo ritorno di popolarità è coinciso proprio con il remake di questo brano, inciso nel 2005 insieme a Tonino Carotone e alla band ska gli Arpioni. Lui su quella canzone ci scherzava sopra: ”Ho tenuto una serie di concerti di musica rinascimentale in calzamaglia e camicione. Ma, nonostante il travestimento, il pubblico mi chiedeva di suonare ”Lo spinello’. E io li accontentavo solo se stavano ”boni’”. [...] si era formato al Folkstudio, il locale dal quale sono passati anche Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Aveva debuttato nel 1969 in coppia con il fratello nel duo Romolo e Remo, con la canzone Io vagabondo. Ma un pezzo di notorietà gliela regalò Claudio Baglioni, cantando due suoi pezzi – C’è un vecchio bar nella mia città e Valentina – in un programma televisivo. E Mia Martini incise nel ”76 la sua Preghiera. Nelle sue canzoni Rosso univa l’ironia all’autobiografia, senza rinunciare al graffio dissacrante e alla denuncia. Sono sue, infatti, Odio chi (trasmessa in televisione con un testo epurato) e Bologna ”77 dedicata a Giorgiana Masi, la ragazza uccisa a Roma durante una manifestazione del Partito radicale. Dopo Bioradiografie, Rosso rompe con l’Rca, accusandola di avergli boicottato il disco. Partecipa anche al Festival di Sanremo nel 1980 con L’italiano. Negli anni Ottanta, il declino. Nel 1997, esce l’antologia Miracolo italiano. Un ritorno che lui commentò con l’immancabile umorismo: ”Se dovesse andare male non mi metterò a piangere, ormai so’ vaccinato”» (Sandra Cesarale, ”Corriere della Sera” 17/9/2008) • «[...] Era il 1976 quando con Una storia disonesta Rosso squarciò con ironia e leggerezza il velo di ipocrisia che fino a quel momento aveva impedito qualsiasi riferimento nella musica italiana alle droghe leggere. ”Si discuteva dei problemi dello Stato, si andò a finire sull’hashish legalizzato” cantava Rosso in quella canzone, per esplodere poi pieno di lirismo e di senso di liberazione nel refrain ”Che bello, due amici, una chitarra e uno spinello!” che di lì a qualche settimana sarebbe rimbalzato in tutte le radio, sollevando critiche in ampie parti della società italiana ma nulla di paragonabile a quanto potrebbe accadere oggi. L’aria trasandata dell’artista country cresciuto nei vicoli de noantri, Rosso attraversò musicalmente gli anni Settanta con la sua inconfondibile erre moscia e con la leggerezza di un valzer o di uno stornello romano, scompaginando le regole del mondo serio e impegnato della canzone d’autore italiana, pur appartenendo egli di diritto alla scuola capitolina dei cantautori [...] Rosso era senz’altro sensibile e attento a quanto avveniva nella società italiana, e i suoi testi erano politicizzati di quella politica vissuta dall’interno di un movimento che sognava ancora di poter cambiare il mondo, che viveva nello spirito del ”68 ma che avrebbe fatto i conti con il terremoto che seguì al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro, e con il congelamento degli animi dovuto agli anni di piombo [...] C’era però in Stefano Rosso un’idea della politica vissuta in prima persona, un’identificazione tra personale e politico che non sa né vuole mai diventare slogan, incontrare l’applauso delle masse, un consenso facile e consolatorio. Chitarrista acustico tra i migliori della sua generazione, nonostante fosse un autodidatta, Rosso aveva saputo far incontrare la canzone tradizionale romanesca con il country e il folk americani. Debuttò nel 1969 in duo con il fratello, con il nome di Remo e Romolo, ma è nel 1974 che ebbe l’opportunità di farsi conoscere quando compose C’è un vecchio bar nella mia città e Valentina, due canzoni che Claudio Baglioni interpreterà nel programma televisivo Ritratto di un giovane qualsiasi. Dopo un’altra parentesi in tv, chitarrista nel ”75 per il programma Alle sette della sera di RaiDue, condotto da Gianni Morandi, pubblicò Letto 26, comunemente nota come Via della Scala, primo singolo di successo della sua carriera, in cui racconta la sua vita trasteverina. All’inizio del ”77 quella canzone viene inserita nell’album che prende il titolo da Una storia disonesta e il nome di Stefano Rosso comincia a circolare presso il grande pubblico tanto che Sorrisi e canzoni Tv decide di assegnargli un Telegatto come personaggio dell’anno. La partecipazione al festival di Sanremo nell’80 con L’italiano e i dischi che seguiranno non gli daranno la stessa notorietà, ma la stima di pubblico e colleghi rimarrà intatta. [...]» (Carlo Moretti, ”la Repubblica” 17/9/2008).