Eugenia Tognotti, La Stampa 10/8/2006, pagina 26., 10 agosto 2006
Caterina Riario Sforza, signora di Forlì (1463-1509), figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, moglie di Girolamo Riario conte di Imola e di Forlì, nipote di papa Sisto IV, era un’abile alchimista ed erborista, esperta di medicina e profumi
Caterina Riario Sforza, signora di Forlì (1463-1509), figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, moglie di Girolamo Riario conte di Imola e di Forlì, nipote di papa Sisto IV, era un’abile alchimista ed erborista, esperta di medicina e profumi. Bellissima, probabilmente è la Dama dei gelsomini ritratta da Lorenzo di Credi. Tra le sue ricette, quella «a fare le mani bianche», a base di foglie e radici di ortica. Occorrevano chiare d’uovo, invece, per fare «la faccia bianchissima et bella e lucente et colorita». Per la depilazione Caterina consigliava calce viva o anche pece, per fare la fronte alta e convessa, secondo l’ideale del tempo, prescriveva di legare per tre notti sulla fronte una pezza inumidita con un unguento, e poi di applicare per altre tre notti una piastra di piombo bagnata nel sangue di un pipistrello. I denti bianchi si ottenevano con una pasta a base di verbena, betonica, mela ed estratto di rane vive. I capelli incanutiti si tingevano con mele crude da cui «ricavare un’acqua con alambicco de vetro a fuoco lento». Aveva anche una cura cosmetica per il seno: «A fare le mammelle piccole et dure alle donne: piglia zusvese, una scudella de succo et dello aceto bianco più forte come puoi, et componi lo succo con lo aceto, poi bagnia pezze di canavaccio in ditta acqua et poni sopra el petto et poni doi tazzette di vetiio sopra pezze che vadano sopra tecte, lega con una fascia longa, più stretto che poi, et così farai piccole dure et el petto bello». Poi Caterina aggiunge: «Mentre fa questo la domina sia casta».