Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  agosto 10 Giovedì calendario

La faccia come Prodi. il Giornale, giovedì 10 agosto Esercitazione per l’esame di giornalismo, sezione analisti economico-politici

La faccia come Prodi. il Giornale, giovedì 10 agosto Esercitazione per l’esame di giornalismo, sezione analisti economico-politici. Il candidato disponga dei seguenti materiali: 1) Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, l’8 aprile scorso, ossia un giorno prima del voto, ha detto: «La ripresa senza dubbio è in corso. Diversi segnali dicono che le cose vanno meglio, gli investimenti e le importazioni crescono»; 2) Il Tg3, il 12 aprile successivo, ha declamato: «Segnali positivi per l’industria a febbraio: aumenta la produzione»; 3) Il Riformista, il 20 aprile, così pure: «Industria, volano gli ordini, secondo l’Istat è la crescita congiunturale più consistente dal 2000»; 4) Parimenti, il 19 maggio, il Corriere della Sera: «Crescita più che consistente a marzo per il fatturato dell’industria italiana, in rialzo del 14,5 per cento rispetto a un anno prima, il fatturato auto è cresciuto del 64 per cento rispetto a marzo 2005»; 5) Un’analisi del centro studi del Sole 24 Ore sull’andamento borsistico, il 26 maggio, ha sancito: «Gli utili delle società quotate sono saliti dell’11 per cento, mentre i ricavi del 13,6. Trentadue società intendono inoltre quotarsi in Borsa»; 6) L’attuale governo Prodi, il 17 maggio, si è infine insediato. Il candidato, alla luce della suddetta tempistica, ha a disposizione 8 giorni, 16 ore e 32 minuti per elaborare la seguente analisi: «La ripresa in atto è merito del governo Prodi, ecco perché». Filippo Facci