Varie, 10 agosto 2006
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Pinza Roberto
• Forlì (Cesena e Forlì) 19 maggio 1941. Politico. Senatore. Dell’Ulivo.Viceministro dell’Economia con delega sul risparmio nel Prodi II • «[...] una carriera politica in bilico tra un De Gasperi e un non so [...] appena trentacinquenne, era riuscito a fregare addirittura il grande Carlo Donat Cattin [...] è sempre saltato sulla barca giusta al momento giusto. Diventò presidente della Camera di commercio di Forlì nel 1976 grazie ai buoni uffici di Donat Cattin. Ma Donat Cattin, nella Dc di allora, era all’opposizione. Andava forte la sinistra e Pinza, cinque minuti dopo aver ottenuto quello che voleva, saltò a sinistra. Da allora il vecchio leader di Forze nuove, quando gli toccava di andare a Forlì per una riunione di partito, prese a telefonare in anticipo: ”C’è Pinza? Sia chiaro: se partecipa lui, non vengo io”. D’altra parte, nell’Emilia rossa, stare col correntone di De Mita, di Zaccagnini, di Prodi e di Andreatta, procurava l’enorme vantaggio di non doversi opporre a nessuno, tantomeno al Pci. E l’avvocato Pinza, il presidente della Camera di commercio, diventa così il difensore di fiducia della Confcooperative guidata dall’amico e compagno Marino. L’avvocato Pinza diventa anche il grande amico del sindaco, il compagno Zaniboni [...] Nel 1988, quando Bassetti rischia di dover lasciare la guida dell’Unioncamere, Pinza è uno dei candidati a sostituirlo perché il compagno Lanfranco Turci fa sapere: ”A noi andrebbe bene”. Sono prove d’affetto che non si possono dimenticare. Così, quando il governo Berlusconi, sei anni dopo, accennerà a voler tassare gli utili delle cooperative, ecco come riferisce La Repubblica: ”Cooperative unite. Con il deputato popolare Roberto Pinza a dar fuoco alle polveri e il drappello dei parlamentari pidiessini, accorsi al completo, che seguono a ruota. Lanfranco Turci dice: gli utili sono intangibili. E Pinza: non cedete di un millimetro”. Grazie. Prego. Passa De Mita, arriva Martinazzoli e Pinza cresce. Non troppo, ma cresce. Sarà lui, nel gennaio 1993, il relatore prescelto dalla giunta per le autorizzazioni a procedere sulla richiesta contro Bettino Craxi. Quella volta l’applauso toccherà al pidiessino Antonio Bargone: ”Pinza soddisfa l’esigenza di un’istruttoria puntuale”. Ma cinque secondi prima che Martinazzoli abbandoni la segreteria, Pinza, che ha naso, abbandona Martinazzoli. Si riunisce in segreto, in Friuli, con i deputati Buttiglione e Agrusti e sentenzia: ”Adesso basta. La prossima volta che Mino si lagna, che vuol mollar e, facciamo un comunicato che lo prende in parola”. Oplà, e si passa con Buttiglione. Si fa la ruota, si sta con lui nelle interviste in tivù, ma si continua come prima a Forlì. il Buttiglione che chiacchiera con D’Alema, quello che piace a Pinza. Appena non ci chiacchiera più, altro giro: e si passa di nuovo a sinistra. Rigrazie, riprego: Pinza ridiventa deputato dell’Ulivo con i voti decisivi del Pds. [...]» (’Il Foglio” 18/5/1996).