Fulvia Caprara, La Stampa 9/8/2006, pagina 30, 9 agosto 2006
La pornostar Erika Neri dice che negli ultimi cinque anni la qualità dei suoi colleghi maschi italiani è diminuita: «Ho notato che sono pochi e quelli rimasti, a livello di prestazioni fisiche, sono un pochino scarsi perché fanno sesso in modo differente dagli stranieri, lo vivono in maniera meccanica»
La pornostar Erika Neri dice che negli ultimi cinque anni la qualità dei suoi colleghi maschi italiani è diminuita: «Ho notato che sono pochi e quelli rimasti, a livello di prestazioni fisiche, sono un pochino scarsi perché fanno sesso in modo differente dagli stranieri, lo vivono in maniera meccanica». Vanno bene invece gli interpreti tedeschi, cechi, spagnoli e «soprattutto gli ungheresi, che vivono il sesso come un gioco, capisci che gli piace e quindi rendono di più e forse non soffrono di ansia da prestazione come gli italiani». Secondo Riccardo Schicchi Erika Neri ha ragione: «All’estero c’è una professionalità diversa, esiste sul serio un mercato hard, ci sono atleti, persone straodrinarie che ce la mettono per imparare non solo a fare sesso, ma a farlo bene. Io faccio centinaia di provini e verifico che sempre più spesso si presentano ragazzi che hanno bisogno di risolvere le proprie difficoltà, cercano la strada del ciname hard per superare problemi di erezione». Tra gli italiani imbattibili Erika Neri cita Roberto Malone, quasi cinquantenne, e rimpiange Rocco Siffredi. Questi, intervistato in proposito, dà ragione alla collega: «Adesso che faccio solo il regista me ne rendo conto, mia moglie mi dice sempre: "Hai visto tu quanto valevi?"». Siffredi aggiunge che «l’unico elemento che aiuta a superare le difficoltà è la passione» e tra i giovani di belle speranze nomina Omar Galanti «che ce la sta mettendo tutta per raggiungere certi traguardi. Oggi non è difficile vedere ragazzi di 22-23 anni che usano il Viagra, spinti a doparsi per dimostrare più di quello che valgono veramente. Insomma, erano meglio i vecchi tempi». Dello stesso parere Ilona Staller, che rievoca il passato in cui «italiani, americani, francesi lavoravano con serietà. Spesso i primi erano molto passionali, ma le donne erano anche più calde. I francesi avevano grande sex appeal, gli americano potevano essere bravissimi, ma certe volte capitavano anche delle frane». Già allora qualcuno si aiutava con sostanze chimiche, mentre altri avevano problemi: «Ricordo un attore molto bello, italiano, appena mi toccava succedeva subito tutto». Anche la Staller mette al primo posto degli italiani Rocco Siffredi: «Arrivavamo sul set puntuali, lavoravamo dalle otto di mattina alle otto di sera, facevamo tutte le posizioni, una dopo l’altra, da veri professionisti, veloci, come una puntura, magari lasciavamo un po’ da parte il piacere, ma finivamo presto, sempre in tempo».