Maurizio Ricci, la Repubblica 7/8/2006, pagina 15, 7 agosto 2006
L’assalto dei colossi d’Oriente. la Repubblica, lunedì 7 agosto L´inverno scorso, abbiamo tutti imparato a rispettare il potere e l´influenza di Gazprom, il gigante del gas russo che poteva aprire e chiudere i rubinetti di buona parte dei nostri riscaldamenti
L’assalto dei colossi d’Oriente. la Repubblica, lunedì 7 agosto L´inverno scorso, abbiamo tutti imparato a rispettare il potere e l´influenza di Gazprom, il gigante del gas russo che poteva aprire e chiudere i rubinetti di buona parte dei nostri riscaldamenti. Ma Gazprom non è l´unico nuovo attore sulla scena mondiale, proveniente da zone che eravamo abituati a considerare solo terreno di caccia per le aziende dei paesi ricchi. C´erano stati altri segnali: la cinese Lenovo che rileva gli storici computer della Ibm, l´egiziana Orascom che sbarca in Italia e si prende un colosso della telefonia come Wind, l´indiana Infosys che riceve l´appalto per sviluppare l´architettura del nuovo software Microsoft. E, adesso, sta arrivando l´ondata. Nell´ennesima sorpresa dell´infinito copione della globalizzazione, la scena mondiale si affolla di protagonisti inaspettati: giganti multinazionali a tutto tondo, nati e cresciuti in paesi come la Cina e l´India, ma anche Brasile, Sudafrica, Egitto, Russia, Messico. Sono spregiudicati, registrano i think tank della finanza internazionale, sono affamati, sono agili, si sono irrobustiti in ambienti competitivi durissimi. Hanno cominciato contendendo alle multinazionali tradizionali il loro mercato interno, poi sono andati a fare la guerra alle stesse multinazionali sui mercati degli altri paesi emergenti, adesso sbarcano nei mercati d´origine, americani o europei, dei nostri giganti. Sono nomi che noi cominciamo ad imparare solo adesso, ma che su mercati importanti, come la Nigeria o l´America latina, sono già famosi. Presto, saranno a pieno titolo brand, marchi mondiali. La brasiliana Embraer ha scavalcato i canadesi della Bombardier come terzo produttore mondiale di aerei commerciali. L´indiana Ranbaxy è al posto numero 14, nella classifica delle vendite di medicinali generici sul mercato farmaceutico più importante del mondo, quello statunitense. Ma è al primo posto in mercati con numeri enormi come Brasile e Nigeria. L´appalto plurimiliardario di British Telecom per rivoluzionare la rete di comunicazioni inglese è andato alla cinese Huawei Technologies. Chi è più avanti nella tecnologia di trasformazione del metano in benzina – una delle strade più interessanti per sopperire alle carenze di petrolio – è la sudafricana Sasol. Le statistiche non danno ancora pienamente conto del fenomeno. L´ultima classifica Unctad, l´organizzazione Onu per il commercio internazionale, delle 100 maggiori aziende transnazionali non registra neanche un´azienda che non sia americana, europea, giapponese o coreana. Ma la graduatoria è compilata in base al capitale investito all´estero. Se guardiamo, invece, al fatturato, e consideriamo anche quello realizzato sul mercato interno, d´origine, vediamo, ad esempio, che un gigante internazionale come Vodafone realizza incassi complessivi per quasi 60 miliardi di dollari l´anno. La Singtel (l´azienda di telecomunicazioni di Singapore) per quasi 70 miliardi di dollari. Inoltre, la classifica dell´Unctad si ferma al 2003, mentre gli ultimi anni sono i più significativi. Nel 2005, le 100 maggiori multinazionali dei paesi emergenti, censite da uno studio del Boston Consulting Group, hanno realizzato tutte insieme un fatturato di 715 miliardi di dollari, profitti per 145 miliardi di dollari, su un capitale investito pari a 500 miliardi di dollari. La sola General Electric, la più grande multinazionale del mondo, vale da sola quasi queste cifre. Ma i 100 piccoli nuovi arrivati, dal 2001 ad oggi, sempre secondo quello studio, sono cresciuti ad una media del 24 per cento l´anno. In più, è finita l´era in cui le imprese cinesi, indiane, brasiliane, occupavano solo la fascia bassa del mercato, con prodotti sulla soglia dell´obsolescenza. La Huawei, segnala il settimanale Business week ha speso l´anno scorso oltre 500 milioni di dollari in ricerca e impiega 7 mila ingegneri. Il centro di ricerca della Ranbaxy ha 1.100 addetti. La Techtronics di Hong Kong si sta facendo largo nel mercato degli attrezzi professionali di lavoro a batteria, perché è stata la prima ad usare le leggere pile al litio. I jet di media portata della Embraer offrono lo stesso spazio e lo stesso comfort dei jumbo Boeing e Airbus. La cinese Haier sta lanciando negli Usa una lavapiatti con un sensore di particelle di cibo che possa determinare quando le stoviglie sono pulite. L´ultima lezione della globalizzazione è che non esistono, nel mondo globale, posizioni di rendita. Maurizio Ricci