Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  agosto 09 Mercoledì calendario

ArcosBergnes Gustavo

• Nato a Caibarien (Cuba) il 19 dicembre 1926, morto l’8 agosto 2006. Politico. «[...] Antico compagno di Fidel Castro, era poi rimasto deluso dalla svolta comunista del regime e arrestato per attività contro-rivoluzionarie. [...] era uno studente di diritto diplomatico all’Università dell’Avana quando incontrò Castro. Profondamente ostile al governo di Fulgencio Batista, si unì a Fidel e, nel fallimentare attacco dei ribelli alla caserma Moncada nel 53, fu ferito all’anca da un proiettile e rimase parzialmente paralizzato. Lasciò Cuba con gli altri ribelli per organizzare la rivoluzione dal Messico e si conquistò il nomignolo di ”Ulisse” per via dei tanti viaggi - in Costa Rica, in Venezuela e negli Stati Uniti - alla ricerca di denaro e di armi per la rivoluzione. Dopo il rovesciamento del regime di Batista nel ’59, Arcos fu inviato in Belgio come ambasciatore ma rimase presto deluso dal crescente autoritarismo del regime di Castro. Quando tornò a Cuba nella metà degli anni 60, si convinse che Castro aveva sbagliato ad abbracciare il comunismo. ”Eravamo nazionalisti - disse in una intervista - Tranne una o due eccezioni, nessuno di noi era comunista”. Arcos cominciò a esprimere la propria disapprovazione e fu presto accusato di essere un traditore. Fu incarcerato per tre anni e, al rilascio, gli fu negato il visto per lasciare il Paese. Con il fratello minore Sebastian, entrò a far parte del Comitato cubano per i diritti umani, per denunciare all’estero gli abusi nel Paese e diffondere la conoscenza dei diritti umani tra i cubani. [...]» (’Corriere della Sera” 9/8/2006).