Massimo Gaggi, Corriere della Sera 7/8/2006, pagina 19., 7 agosto 2006
Los Angeles, ville costruite con i container. Corriere della Sera, lunedì 7 agosto New York. Da decenni gli architetti disseminano la costa della California meridionale di residenze e ville dalle forme originali e audaci, spesso realizzate con materiali innovativi
Los Angeles, ville costruite con i container. Corriere della Sera, lunedì 7 agosto New York. Da decenni gli architetti disseminano la costa della California meridionale di residenze e ville dalle forme originali e audaci, spesso realizzate con materiali innovativi. Ma le nuove case che stanno sorgendo alle spalle di Redondo Beach hanno lasciato di stucco anche abitanti avvezzi a tutti i capricci del design moderno: queste ville sull’oceano non sono fatte di cemento né di legno, ma nascono dal montaggio ingegnoso di alcuni container d’acciaio. L’idea è venuta qualche tempo fa a una coppia di artisti che, acquistato un piccolo terreno sul litorale, volevano costruirsi una casa originale e non troppo costosa. «Potremmo risparmiare mettendo insieme un po’ dei container abbandonati nel porto di Long Beach» si erano detti, più per scherzare che pensando davvero a una soluzione di questo tipo. Ma poi, quando Peter DeMaria, l’architetto al quale si sono rivolti, ha proposto loro di seguire proprio questa strada, hanno accolto l’idea con entusiasmo. Così ora sul loro lotto sta sorgendo una villa originale, a basso costo ed anche ecologica, realizzata riciclando otto vecchi container. L’idea, in realtà, non è originale. da dieci anni che, in giro per il mondo, si tenta di riutilizzare questi parallelepipedi d’acciaio che, una volta portato a destinazione il loro carico, spesso rimangono a fare la ruggine sulle banchine dei porti. L’architetto Adam Kalkin costruisce da tempo in New Jersey abitazioni «compatte», facilmente trasportabili, realizzate montando insieme quattro container. Ma fin qui i container sono stati usati soprattutto come ricoveri d’emergenza – gli alloggi per chi è rimasto senzatetto dopo un terremoto o un alluvione – o come strutture pubbliche di servizio, come nel caso di alcuni ostelli della gioventù e ospedali da campo. Qualche tempo fa, su un molo del vecchio porto di New York, una mostra d’arte è stata ospitata da un «museo prefabbricato» fatto proprio con container riciclati. Poi il museo è stato smontato e trasferito a Santa Monica, in California. Ora, nella zona di Los Angeles, si sta tentando un salto di qualità: non più piccoli edifici spartani e un po’ claustrofobici, ma residenze di grandi dimensioni, luminose, ben climatizzate, realizzate usando molti container: le pareti vengono aperte, le strutture d’acciaio vengono montate perpendicolarmente, si utilizzano grandi porte scorrevoli, simile a quelle degli hangar. Gli ambienti vengono isolati termicamente spruzzando sulle pareti interne dei container un velo di sostanze ceramiche, un prodotto brevettato dalla Nasa. Così, a 50 anni esatti dalla sua nascita, l’oggetto che – più di ogni altro – ha cambiato il modo di scambiare le merci, aprendo la strada a decenni di vorticosa crescita del commercio internazionale e alla globalizzazione, si trasforma anche in abitazione residenziale. Le prime ad esserne contente sono proprio le autorità di Los Angeles. Perché Malcom McLean, l’autotrasportatore «visionario» della North Carolina che nel 1956 cominciò a trasportare le sue merci dal porto di Newark, vicino New York, a Houston, nel Texas, chiuse in parallelepipedi di acciaio stivati in una vecchia nave, ha dato un formidabile contributo all’accelerazione della crescita economica, ma anche alla (involontaria) produzione di una «spazzatura» assai pesante e difficile da smaltire. In teoria i container possono essere riutilizzati all’infinito. In pratica è antieconomico farli viaggiare vuoti. E siccome l’America importa dalla Cina e dall’India enormi quantità di merci, mentre il volume delle sue esportazioni verso l’Asia è molto più ridotto, nei porti della costa californiana continuano ad accumularsi milioni di container: un conto facile da fare, visto che ogni anno ne arrivano dall’Oriente ben 7 milioni, mentre quelli che varcano di nuovo l’Oceano Pacifico pieni di merci Usa sono solo due milioni e mezzo. Le amministrazioni locali incentivano il riutilizzo di questi container che vengono venduti (e consegnati «a domicilio») per appena 2.000 dollari. In genere i parallelepipedi di acciaio vengono mandati in Florida dove un’azienda specializzata li modifica in vista del loro nuovo utilizzo. Ma anche così i costi di costruzione di queste case sono circa la metà di quelli di una villa tradizionale in legno e muratura: 1.250 dollari (circa mille euro) a metro quadrato. Massimo Gaggi