Varie, 8 agosto 2006
MINZOLINI Augusto
MINZOLINI Augusto Roma 3 agosto 1958. Giornalista. Ex direttore del Tg1 (2009-2011). Liceo classico al Dante Alighieri, all’agenzia Asca dal 1977 (15 giorni dopo l’esame di maturità), dall’85 collaboratore di Panorama, assunto nell’87 grazie a un pezzo su aneddoti e barzellette antisocialiste a Montecitorio. Dopo 10 mesi è chiamato da Ezio Mauro a La Stampa, nel 1992 Paolo Mieli lo fa inviato, nel 1997 Carlo Rossella lo promuove editorialista. Ha partecipato a due film di Nanni Moretti (Io sono un autarchico, Ecce Bombo). Molti ritengono che una sua clamorosa intervista a Luciano Violante (smentita dal Presidente della Camera) abbia avuto un’influenza decisiva sulla campagna elettorale del ’94. La definizione di “Minzolinismo” è entrata nel vocabolario della lingua italiana • «[...] In questi anni è accaduto che Minzolini abbia scritto quello che Berlusconi non aveva ancora detto e che il premier abbia ripetuto cose scritte dal giornalista che è stato il suo interprete più informato. Una sorta di vate politico, che può vantarsi di essere uno dei pochi cui il Cavaliere dà del tu chiamandolo col familiare diminutivo, “Minzo”. Che, a sua volta, non nasconde di gradire, perché il fascino del potere è di quelli a cui è difficile sottrarsi. Anche per uno Squalo come lui, lo battezzò tanti anni fa il suo padre professionale, Guido Quaranta, che pochi ne stima tra i giornalisti politici che affollano il Transatlantico, spiano i parlamentari, cercano di carpirne segreti e debolezze, magari una notizia, tra interpretazioni e alterne vicende. Augusto Minzolini aveva poco più di venti anni [...] quando cominciò a inseguire, tampinare, assecondare gli uomini che in un determinato momento sono l’espressione più forte del potere. Il fascino di Craxi, quello di Berlusconi, e poi De Mita, Cossiga. Con la sinistra non c’è mai stata sintonia ed anche un tentativo di dialogo con D’Alema, è finito sul nascere, con un giudizio tranchant del leader sul cronista che non lo mollava. Minzolini negli anni si è infilato nei bagni dei potenti, si è nascosto dietro le tende di qualunque Direzione, ha presidiato per ore le case e gli uffici, ha fatto chiacchierate informali trasformate poi in clamorose interviste come quella con Luciano Violante, presidente dell’Antimafia, smentita con strascichi. Ha attraversato in lungo e in largo Roma a bordo di un motorino, per inseguire il profumo di una crostata che veniva servita a casa Letta per siglare un patto o per verificare di persona in quale Palazzo si stesse consumando un’intesa e rompendo un’alleanza. Uno stile di lavoro che è diventato un neologismo. Il “minzolinismo” è un termine registrato negli “Annali del lessico contemporaneo italiano” curati da Michele A. Cortelazzo per l’editrice Esedra di Padova. La definizione è “forma di giornalismo che si basa sulla raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici, senza alcuna verifica delle informazioni raccolte” che non è una gran medaglia ma ha consentito di costruirci una carriera. [...]» (Marcella Ciarnelli, “l’Unità” 20/5/2009).