Varie, 8 agosto 2006
MANGIAROTTI Angelo
MANGIAROTTI Angelo Milano 26 febbraio 1921. Architetto. Noto soprattutto per i suoi studi della prefabbricazione e del disegno industriale. Tra le sue opere la Chiesa Matri Misericordiae di Baranzate di Bollate, Milano (1957) • «Può un capannone industriale essere una finestra su un futuro abbacinante? Un padiglione per esposizioni avere la grazia consumata ma essenziale di un tempio in rovina? O, ancora, un orologio da tavolo l’allure di un meteorite sagomato dall’impatto della sua caduta? Tutto ciò è possibile se si tratta di Angelo Mangiarotti [...] l’ultimo esponente di una generazione di fuoco dell’architettura italiana – quella di Marco Zanuso o di Vico Magistretti –che in un’Italia uscita dai disastri della guerra si è imposta sulla scena internazionale per l’audacia di un pensiero fuori dagli schemi, ribaltando lo stereotipo di un Paese tecnologicamente arretrato nelle visione plastica di una tecnologia plasmata nel crogiuolo di una inaspettata classicità. Una generazione ansiosa di conoscere e di sperimentare: attratta dall’America di Gropius, di Wachsmann, di Mies – quindi dagli studi sulla prefabbricazione e sulle nuove tipologie dell’edilizia industriale –ma consapevole della necessità di doverne declinare il knowhow scientifico in uno sciolto italiano e non una semplice traduzione dall’inglese. Associato sino al 1960 all’architetto Bruno Morassutti, Mangiarotti nel giro di poco più di un decennio riesce a produrre autentici – quanto, ahimè, effimeri– capolavori di una lingua nuova ed elegante che scardinava l’astratta razionalità del modernismo internazionale facendo emergere dal vocabolario usuale della prefabbricazione figure sempiterne della tradizione classica come la colonna e l’architrave che sostituiscono l’afono repertorio di travi e di pilastri. La chiesa di Baranzate (1957), il deposito industriale di Mestre (1962), il padiglione espositivo per la Fiera di Genova (1963), gli uffici di Bussolengo ( 1976) non sono l’ennesima variante del sistema miesiano della piastra su pilastri d’acciaio, ma sono autentiche reinvenzioni dello schema archetipico dell’architettura: la mitica capanna primitiva sognata dagli architetti illuministi come fondamento primordiale dell’idea stessa di architettura. Mangiarotti lavora sulla prefabbricazione con lo spirito di un artigiano che con il suo lavoro trasforma la più vile delle materie – il cemento – in una materia densa e levigata,dove persino i pilastri si slanciano nell’aria come colonne sagomate, solenni e imponenti anche quando sono destinate a vegliare su merci, non custodire statue degli Dei» (Fulvio Irace, “Il Sole 24 Ore” 18/10/2009).