Varie, 8 agosto 2006
MAZZINGHI
MAZZINGHI Sandro Pontedera (Pisa) 3 ottobre 1938. Ex pugile. Campione del mondo dei superwelter dal 7 settembre 1963 (vittoria contro Ralph Dupas al Velodromo Vigorelli di Milano) al 18 giugno 1965 (sconfitto a San Siro da Nino Benvenuti, che ebbe la meglio anche nella rivincita del 17 dicembre 1965, Palasport di Roma) e di nuovo dal 26 maggio 1968 (vittoria a San Siro contro Kii Soo Kim) al 25 ottobre 1968 (battuto al Palasport di Roma da Freddie Little) • «’Tutto cominciò nel ”46, quando avevo otto anni e tanta, tanta fame. Un giorno, con degli amici riuscii, ad entrare senza pagare in un cinema della mia città. Proiettavano il film Lassù qualcuno mi ama, la storia di Rocky Graziano. Mi innamorai quel giorno del pugilato e giurai a me stesso che sarei diventato un grande campione. Volevo emergere, volevo tirarmi fuori a tutti i costi da quella vita di sofferenze e miseria normali a quei tempi. La mia famiglia? Era molto povera. Mia madre e mio padre si arrangiavano come potevano per portarci, letteralmente, un pezzo di pane. Un giorno arrivai a casa e in tavola non c’era niente, se non, appunto, un pezzo di pane: mia madre non mangiava da due giorni, ma mi disse, mentendo, che doveva uscire per stirare dei bucati per alcune famiglie del quartiere e che quell’unico cibo che c’era in casa, accanto al pentolino di salsa, l’avrei dovuto mangiare io. Mi commuovo ancora quando ci penso”. Sandro Mazzinghi, uno dei temperamenti più ardenti e scomodi del pugilato italiano, un vero ”maledetto toscano” [...] ”Mi avvicinai al pugilato attraverso mio fratello Guido che lo praticava (bronzo ai giochi di Helsinki). Sapevo che, bene o male, con questo sport avrei potuto togliermi delle belle soddisfazioni. Un giorno (credo sia stato nel 1954 ) Guido ed il mio primo maestro, Alfiero Conti, mi videro fare i guanti in palestra. Alla terza ripresa con un montante destro stesi il mio avversario: mentre scendevo dal ring Conti mi disse: ”Se hai la costanza e la forza di volontà tu potrai diventare un vero campione’. Avevo 15 anni. A 25 ero campione del mondo dei Superwelters. [...] Ero un pugile d’attacco, non davo respiro ai miei avversari, cercavo sempre lo spiraglio per concludere il match, avevo una forza interiore e fisica eccezionale dovuta anche dalla grande preparazione atletica che mi costruivo prima di ogni incontro. Avevo una forza di volontà paurosa, combattevo per il mio riscatto [...] Il periodo con cui mi sono incontrato per la prima volta con Benvenuti fu il peggiore della mia vita. Non ero fisicamente quello di sempre: avevo subito un bruttissimo incidente stradale (nel quale avevo anche perso la mia prima moglie) alcuni mesi prima. Ero moralmente distrutto. Le regole mi davano però un tempo limite nel quale mettere in palio il titolo, pena la decadenza. Non ci furono deroghe. Andai ko a Roma, dopo che per 14 riprese ero stato in vantaggio. Il verdetto, che arrivò dopo più di mezz’ora, mi dette perdente ai punti. Non dico il caos che successe all’Eur. Purtroppo capitano anche queste cose, ma ci voleva altro per fermarmi. Ritornai ad essere quello di un tempo diventando prima Campione d’Europa e, il 26 maggio 1968, a San Siro, campione del Mondo Wbas/Wbc [...] Riconquistai il titolo di campione del mondo con Kim Soo Kim a San Siro davanti a 60.000 persone. stata una delle più belle soddisfazioni della mia vita. Riportai il mio titolo in Italia, quel titolo che la sorte beffarda mi aveva strappato 3 anni prima a Roma. L’addio fu un po’ polemico, dopo un altro verdetto molto discutibile contro l’ americano Little. Mi accorsi che il pugilato stava cambiando, non in meglio purtroppo. Mi ritirai nel 1970, anche perché avevo bisogno di costruirmi una famiglia e di stare un po’ tranquillo dopo tante battaglie. Dopo sette od otto anni, ritornai a combattere. Questo perché un giorno lessi su un quotidiano sportivo un intervista all’onorevole Franco Evangelisti il quale diceva che un pugile oltre i 30 anni compiuti era ”suonato’. Faceva anche dei nomi, fra i quali il mio. Mi arrabbiai così tanto che volli in tutti i modi ritornare subito a combattere. Non certo per soldi, ma per far vedere a tutti, compreso Evangelisti che un pugile, un uomo, può essere integro anche dopo una carriera come la mia, fatta di ben oltre 80 combattimenti. Ci riuscii. Dal 1978 al 1979 sostenni altri tre combattimenti, tutti vinti. Addirittura per quello con Adkins riuscimmo a organizzare,con l’appoggio di circa 30 emittenti regionali collegate tra loro, una diretta sull’intero territorio Nazionale ed il match fu visto da 10 milioni di spettatori. Fu un un grande successo e in quell’occasione inaugurai l’emittente lombarda Antenna 3 [...] Ho sempre avuto passione per il canto e tra il 1967 e il ”68 scrissi ed incisi due brani orchestrati dal grande maestro Gianfranco Intra con la casa discografica Rifi: Almeno in sogno e Fuoco spento. La mia popolarità all’epoca era alle stelle e mi fu proposto di cantare nella tournee di Salvatore Adamo i miei due pezzi. Andò cosi bene che partimmo da Torino e toccammo tutti i palazzi dello Sport fino ad arrivare a Roma. Che tempi meravigliosi”» (Marco Buttafuoco, ”l’Unità” 30/1/2009).