Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  agosto 08 Martedì calendario

Merlini Marisa

• Milano 6 agosto 1923, Roma 27 luglio 2008. Attrice. Tra i suoi film: Pane amore e fantasia (L. Comencini, 1953), Tempo di villeggiatura (Racioppi, 1956, Nastro d’argento non portagonista), Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca (Scola, 1969). Di recente vista in tv ne La buona battaglia - Don Pietro Pappagallo. «[...] la famosa levatrice di Pane, amore e fantasia [...] la più brava, popolare e simpatica caratterista del cinema italiano, partner ideale di Sordi, De Sica e Totò. Donna bella e sensuale attrice, che il pittore Boccasile scelse come modella della Signorina Grandi Firme (era già maggiorata) [...] Era romana verace, come la sua amica Anna Magnani con cui recitò in quattro riviste negli anni di guerra, quando solo una parolina, magari ”libertà”, poteva compromettere lo show. La Merlini, miniera di aneddoti spiritosi anche suoi suoi flirt, da Trombadori a Franciosa, raccontava spesso le glorie del varietà, cui fu introdotta dalla signora Macario (era lei che sceglieva le ”donnine”): 130 lire al giorno, quanto prendeva in un mese come commessa. La carriera è strepitosa. Vista e presa da Totò, fece con lui quattro riviste e 7 film: il trio Magnani-Totò-Merlini in Che ti sei messo in testa? restò storico. Dopo il primo tempo sulla passerella (con Osiris, Rascel, Taranto, Dapporto), ma anche una Carmen sempre con Nannarella e un Feydeau con Cervi, fu il cinema a darle fama: aveva una verve diretta, era popolare e non volgare, sapeva stare sul set coi grandi, toccava corde brillanti, ma anche malinconiche. Pupi Avati, che la diresse per ultimo in La seconda notte di nozze dice: ” stato un onore”. I primi titoli di Mattoli e Pagliero, dal ”46 in poi, iniziano una lista di 125 film che mettono la Merlini al centro dei generi più divertenti del nostro cinema, dalla commedia al film da spiaggia al musicarello, con vacanze nel melò ( Zappatore) e il rifiuto della parte della Ciociara, più grande di lei. Certo fu Annarella, levatrice corteggiata dal maresciallo De Sica, senza cedere alle sue lusinghe matrimoniali (perché in realtà ha un figlio), il carattere che definì il suo umorismo femminile, che dovette poi ripetere in Pane amore e gelosia, sempre con Comencini e poi altre 12 volte secondo il replay all’italiana. Molte occasioni felici, mini ritratti di casa: nelle Signorine dello 04 era una telefonista mal maritata, in Totò cerca casa patronessa, in L’imperatore di Capri baronessa, in Destinazione Piovarolo moglie di Totò. Da moglie (di quelle che aspettano il marito col mattarello) a madre il passo è breve, i due ruoli confluiranno nel Vigile con Sordi. Donna piacente, di età indefinibile, adocchiata da uomini maturi: in Tempo di villeggiatura di Racioppi è una turista zitellona corteggiata da De Sica single. Stavolta vince il Nastro d’argento e poi va a Londra a recitare in inglese un film tratto da Terence Rattigan. Gran memoria di quel cinema della domenica, la Merlini dà voce e volto alla femminilità piccolo borghese dell’Italia anni 50, premurosa e apprensiva, fra peccatucci, sottovesti e scandaletti (Il bigamo di Emmer con Mastroianni). E nella lista dei suoi caratteri spicca la prostituta sorella della Vitti di Dramma della gelosia di Scola. Infine torna al teatro con Garinei e Giovannini in A che servono gli uomini? con la Colli, in Cielo mio marito!, Foto di gruppo con gatto e Se un bel giorno all’improvviso con Bramieri e Jannuzzo, mentre i telespettatori la ricorderanno in E non se ne vogliono andare, nel Maigret, in molti sceneggiati, ospite di un mondo che aveva servito sempre con una sorridente umiltà» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 29/7/2008).