La Stampa 08/05/2006, Maria Grazia Bruzzone, 8 maggio 2006
La Stampa, domenica 7 maggio 2006. In ansia? "No. Sono più che serena. Non sono per carattere una persona ansiosa
La Stampa, domenica 7 maggio 2006. In ansia? "No. Sono più che serena. Non sono per carattere una persona ansiosa. E poi, qualsiasi cosa succeda lui lavorerà, o farà una cosa o ne farà un’altra. Non è che aspiro proprio ad essere la mamma del presidente della Repubblica. Manco per niente". Fabiola Modesti, 78 anni, comunista da sempre e militante alla sezione Ds del Laurentino, nella sua casa dell’Eur segue da vicino la partita del Quirinale che coinvolge suo figlio Massimo D’Alema. Ma non vorrebbe proprio parlarne in pubblico. "Per carità, non scriva niente se no mio figlio mi sgrida. Mi ha detto di non rispondere o di chiudere il telefono...". Lui le telefona spesso? "Certo, ci telefoniamo sempre. Io so che mio figlio sa quello che vuole. E’ sereno. Non mi ha mai dato grattacapi". Però i giornali li legge. "Come no? Guardi che io ce l’ho nel sangue, il partito. Seguo tutto, sento tre rassegne stampa, leggo tre giornali e vedo quello che dicono di mio figlio, bene, male". Per lo più ne parlano bene. "Non potrebbero far altro. Al di fuori della barca e delle scarpe...". Tutti ne riconoscono l’intelligenza e ne apprezzano anche l’ironia. I giudizi si dividono però sul suo carattere. Molti lo descrivono come un sottile stratega, un freddo calcolatore, iperazionale. "E si sbagliano molto". I suoi amici invece sostengono sia un passionale, persino avventato, uno che si butta, e magari rischia di bruciarsi..."Appunto. Anche per troppa bontà". Buono suo figlio Massimo? Questo non lo si dice spesso. "Chi lo conosce bene lo dice. Non sembra perché è uno che nasconde i suoi sentimenti". Schivo? "Somiglia alla madre. Mentre suo padre era più espansivo. Io sono una che non fa vedere il suo affetto. Infatti da piccoli i miei figli mi chiamavano ”il generale”. Invece Massimo coi suoi figli e sua moglie è molto affettuoso. Certo, non si mette in pubblico. Ora farlo è diventato ”modernità”, ma noi siamo diversi". Non è che la prospettiva di diventare la madre del nuovo Capo dello Stato la imbarazza. "E perché?". Così, magari dovrà dire, vado al Quirinale a trovare mio figlio..."A trovarlo magari sì. E’ da tanto tempo che vorrei vedere il Quirinale". Ma la politica la segue sempre? "Certo, anche la campagna elettorale". Il risultato del voto come le è sembrato? "Mah, così. Non mi è piaciuto molto". Però ora c’è questa idea del partito democratico... "Si deve cambiare. Noi abbiamo sempre pensato a questo in fondo. Io aderii a un partito che ha scelto da sempre la via socialista e democratica italiana. Questo Palmiro Togliatti ce lo disse al Brancaccio". Però il fatto che oggi venga un ex comunista addirittura al Quirinale ha un significato. O no? "Perché non abbiamo collaborato col governo durante il periodo del terrorismo, anche se stavamo all’opposizione?". Quando sente suo figlio? "Spesso. E ci vediamo anche. Io ho due figli e due nuore stupende e siamo una famiglia unita". L’altro figlio cosa fa? "Il neuropsichiatra. Ora è dirigente a Frascati. Ma quando uno ha un fratello così, qualsiasi cosa fa...". Secondo lei se suo figlio diventasse presidente sarebbe uno di parte? "No, no. Sarebbe uno giusto". Non ci sarebbe metà Italia che lo vedrebbe come un comunista e non come presidente di tutti? "Non credo. Mica tutti vedono i comunisti come li vede Berlusconi. Chi li ha mai visti i comunisti così, come li dipinge lui?". Poi certi dicono che sotto sotto Berlusconi sarebbe d’accordo a far passare suo figlio. "Sì, l’inciucio... lo hanno tirato fuori tante volte". Lei che ne dice? "E’ una stupidaggine, lo tirano fuori perché non sanno cosa dire. Mio figlio voleva fare la Bicamerale e lui poi non l’ha voluta finire. Ma ora, secondo me sa cosa si era messo in testa Berlusconi? Di vincere le elezioni, diventare lui presidente della Repubblica e tutti gli altri suoi prendevano il governo". Non è solo una sua idea, se n’è parlato. "Per cui ora gli si vede una faccia che è verde, nemmeno più il cerone gli serve per nascondere il colore". Il colore dell’invidia: ora si ritroverebbe un ”comunista – proprio al Colle. "Noi non è che lo vogliamo con tutti i mezzi. Ma quasi tutte le regioni d’Italia sono governate dalla sinistra. E non mi pare che succeda niente no? Invece dove governano loro... Io ho sempre rispettato De Gasperi, Zaccagnini, Rognoni, che era gente democristiana che valeva. Ma questi qui non si possono rispettare". A proposito, lei suo figlio ministro degli Esteri come lo vedrebbe? "Le ripeto a me interessa la politica in generale, di quello che farà mio figlio... ormai ha 57 anni". Gli ha mai dato dei consigli? "Io? Mai. A volte discuteva col padre. Ma i consigli non li ha mai voluti, anche nelle altre cose. Mi diceva ”sì mamma”. Poi faceva come gli pareva". Quindi lei glieli dava. "Quando era piccolo". Suo padre invece? "Era molto contento quando è diventato segretario del partito. Ci teneva tanto, a questi figli. Lui era molto più espansivo di me". Maria Grazia Bruzzone