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 2006  agosto 05 Sabato calendario

Clò: «Così è monopolio L’Europa deve reagire con un controcartello». La Stampa 5 agosto 2006

Clò: «Così è monopolio L’Europa deve reagire con un controcartello». La Stampa 5 agosto 2006. «La tenaglia s’è chiusa». Alberto Clò, uno degli esperti di energia più quotati in Italia, ex ministro dell’Industria e del commercio, riassume così l’intesa Gazprom-Sonatrach. Le forniture italiane di gas erano appese a due tubi, ora il tubo è uno solo: chi ha il rubinetto comanda. Professore: loro faranno i prezzi del gas, noi pagheremo. Come se ne esce? «Non bisogna stupirsi. La politica italiana, ma anche europea, dell’energia è ispirata all’inerzia: non si fa nulla. Eppure non è stato sempre così: negli anni 70 la Francia varò in sei mesi un piano nucleare enorme, cinquanta centrali. Era obbligatorio, i francesi non volevano veder ridotta la loro sovranità nazionale. Qualche anno dopo negli Stati Uniti, con i piani energetici di Nixon e Ford, sono bastati pochi mesi di più». L’Italia non può tornare al nucleare in sei mesi. «L’Italia e l’Europa, quando si tratta di energia, governano per auspici. Auspicano ricerca, auspicano sviluppo, auspicano investimenti. Intanto di concreto non si fa nulla. Ci siamo affidati al sistema dei prezzi negli anni in cui l’offerta di energia era alta e i prezzi erano bassi. Ora invece è dimostrato che quel sistema, da solo, non produce investimenti sufficienti». La svolta del gas, a suo tempo, ci ha resi meno dipendenti dal petrolio. «Alla fine dei conti ci ha messi in una situazione peggiore. I paesi che esportano petrolio sono un centinaio, il mercato è mondiale: molto più difficile fare cartelli. Basta pensare al fatto che la stessa Opec, nei suoi anni migliori, non ha mai rappresentato più del 40% del petrolio disponibile sul mercato mondiale». Col gas russo-algerino ora in Italia si arriva al 60%. «Perché quello del gas è un mercato regionale, non mondiale: la distribuzione dipende ancora dai metanodotti. Non solo compriamo più di metà del gas dallo stesso fornitore: ma non siamo neppure fisicamente in grado di cambiare fornitore». Possiamo solo pagare. «Se fanno accordi su produzione e ricerche a maggior ragione li faranno sul prezzo. Il gas naturale liquefatto, che viaggia per nave, è ancora troppo indietro per rappresentare un’alternativa credibile alla schiavitù della pipeline. Nel giro di due anni la nostra dipendenza da Mosca ed Algeri potrebbe arrivare all’80% della necessità complessiva. Non solo: ci si rivolteranno contro anche le scelte che abbiamo fatto negli anni per frammentare il mercato domestico». Come sarebbe a dire? «Gazprom e Sonatrach, insieme, sono in grado di produrre volumi enormi. Di fronte a quelle cifre le imprese italiane hanno un potere negoziale insufficiente. E più il mercato si frammenta, meno potremo far valere le nostre condizioni. Detto questo, che concorrenza possiamo aspettarci se a monte c’è un produttore solo? Dovrebbero farsi concorrenza da soli: è molto improbabile che accada». Bisognerebbe inventare un controcartello: dipendiamo da loro, ma è altrettanto vero che anche loro dipendono dal metanodotto. Possono vendere solo a noi. «Essendo impraticabile l’opzione nucleare in tempi accettabili, l’unica cosa che può fare l’Europa è contrapporsi con un’alleanza che le permetta di contrattare in posizione di forza: compriamo tutti insieme. Altrimenti, così com’è, la liberalizzazione del mercato espone l’Europa ai capricci dei produttori. Sempre di più». Insomma: ci aspetta un inverno di bollette salate. L’alternativa è stare al freddo. «I prezzi cresceranno su due fronti. Gli scenari dell’energia stanno cambiando in modo profondo, perché il gas incide sempre di più anche sulla bolletta elettrica: la sua penetrazione nella produzione di elettricità negli ultimi 20 anni è raddoppiata». Nei mesi scorsi Gazprom ha anche chiesto di entrare nel mercato italiano degli utenti finali. «Questo va assolutamente evitato, perché altrimenti il quasimonopolio si trasforma in monopolio assoluto e buona notte. Non dobbiamo permettere a questo cartello di mettere le mani anche sui contatori: l’impossibilità di entrare sul mercato a valle delle grandi società in questo momento è l’unica arma di difesa di cui disponiamo». Non sembra granché. « quello che c’è. Per il resto è evidente che la politica si muova in tempi rapidi. Il libero mercato in questo momento non ci porta lontano. Servono alternative». Marco Sodano