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 2006  agosto 05 Sabato calendario

Cina, la carriera nel nome del padre. Corriere della Sera 5 agosto 2006. Pechino. Beata sincerità. «Come posso negare che questo cognome mi abbia favorito nella carriera?»: Li Xiaolin interrogata da un giornalista americano ha avuto il buon gusto di ammettere che il papà, l’ex premier Li Peng, le è servito, eccome, per aprirsi una «corsia riservata» nelle scalata alla ricchezza

Cina, la carriera nel nome del padre. Corriere della Sera 5 agosto 2006. Pechino. Beata sincerità. «Come posso negare che questo cognome mi abbia favorito nella carriera?»: Li Xiaolin interrogata da un giornalista americano ha avuto il buon gusto di ammettere che il papà, l’ex premier Li Peng, le è servito, eccome, per aprirsi una «corsia riservata» nelle scalata alla ricchezza. Perché contestare l’evidenza? Erano chiamati i principini. Coccolati come conviene a rampolli di sangue blu, sopravvissuti a scandali e scaldaletti. Agli eredi legittimi dei leader massimi nulla era proibito. Storie del passato. Un nepotismo di vecchio stampo. Oggi i figli dei pezzi da novanta del maoismo e del postmaoismo, sono imprenditori preparati che occupano posti chiave nei settori strategici delle comunicazioni, dell’energia, della innovazione tecnologica. Intelligenti, con una lunga esperienza negli Stati Uniti, protagonisti di un nepotismo «riformato», al passo con le sfide culturali che la globalizzazione richiede. Un nepotismo all’occidentale. L’ultimo esempio lo citava proprio ieri il Caijing Magazine, periodico economico con il gusto di pungere. «Kong Dan il capitalista rosso», 59 anni, stimato figlio di un potente ex ministro delle investigazioni poi epurato dalla guardie rosse, infine riabilitato. diventato presidente di Citic (China International Trust and Investment Corporation), la principale istituzione finanziaria del Paese. Un tempo le porte si spalancavano alla raccomandazione dei più incolti. Adesso occorre un curriculum di assoluto rispetto perché il cognome che ti accompagna acquisti valore. Certo, resta irrisolto il problema del conflitto di interessi che si genera quando le posizioni dominanti della politica e della economia convergono e si sovrappongono. In Cina non esiste regola che disciplini la materia. solo il buon senso che impedisce gli intrecci familistici. Ma spesso il buon senso scarseggia. Il caso di Li Xiaolin fa scuola. Il genitore è stato uno degli «imperatori» fra la fine degli Anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Li Peng, l’uomo che proclamò la legge marziale per le manifestazioni in piazza Tienanmen, fu primo ministro dal 1988 al 1998. Nemico di ogni spinta democratica, è stato l’ispiratore – e anche molto di più – dei progetti sulla realizzazione della Diga delle Tre Gole, l’impianto idroelettrico più grande al mondo inaugurato la primavera appena trascorsa. Se i lavori di quella immensa opera cominciarono, il merito fu tutto suo. Un record di investimenti. E un milione di contadini trasferiti di peso. Questo delle Tre Gole non è un capitolo indifferente nella storia dell’autoritario Li Peng, della elegante signora Li Xiaolin, primogenita, e dell’ altro figlio Li Xiaopeng. I due ex ragazzi, guarda caso, sono diventati gli amministratori delegati di due delle imprese «indipendenti» più importanti del settore della produzione di energia elettrica, la China Power International Development (Li Xiaolin) e la Huaneng Power International (Li Xiaopeng), che insieme coprono il 15 per cento della capacità di generare voltaggio in Cina. Se i due giganti dovessero saltare l’economia uscirebbe a pezzi. Vita fortunata quella di Xiaolin e di Xiaopeng. Durante la Rivoluzione culturale mentre gli amici finivano in rieducazione nelle campagne loro studiavano nelle migliori scuole fuori dalla Cina. Poi quando Li Peng mandava i blindati in Tienanmen loro se ne stavano al Mit di Boston, a respirare un po’ di aria sana, infine tornati hanno beneficiato del nuovo corso. Bravi e preparati, si sono gettati in uno dei tesori dell’industria cinese. Il papà ha realizzato l’antico sogno della Diga delle Tre Gole, i suoi figli provvedono al resto. Le turbine della China Power International Development e della Huanang Power (quotate a Hong Kong) immagazzinano energia che poi distribuiscono e vendono. Non sono mica gli unici. La lista è lunga. Zhu Rongji, premier dopo Li Peng e ideologo delle riforme economiche, ha un figlio, Yunlai, che è direttore di China International Capital Corporation, banca d’affari di cui Morgan Stanley è principale azionista. L’ex numero uno della Cina, Jiang Zemin, ha il figlio, Jiang Mianheng, che è vicepresidente della Accademia delle Scienze, il brain trust per eccellenza di professori ed esperti che fiancheggia (e condiziona) il governo negli studi sociali ed economici. E che dire di Bo Xilai, il dinamico e preparato ministro del commercio, uno degli uomini che ha le chiavi del mondo in mano? Suo padre Bo Yibo è stato vicepremier. O di Chen Tonghai, figlio dell’ex segretario comunista di Tianjin, quarta città di Cina, presidente di Sinopec, colosso dell’industria petrolifera mondiale? E non è messo male neppure Mao Daolin, che ha sposato alle Hawaii la figlia di Hu Jintao, il presidente e segretario comunista in carica. nel board di Sina.com, un portale Internet da venti milioni di ingressi quotidiani. Il futuro. Gente che sa camminare da sola. Ma le parentele pesano. Dietro alla mappa del potere ufficiale (quello politico) c’è un’altra mappa del nuovo potere (quello economico). Sono legate in maniera indissolubile. Ha ammesso Li Xiaolin, figlia di Li Peng: «Per vincere le sfide nel lavoro devi trasformare l’influenza che deriva dal cognome che porti in un motore capace di lanciarti». Profetica. Fabio Cavalera