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 2006  agosto 05 Sabato calendario

Gara tra serial killer, due in trappola. Corriere della Sera 5 agosto 2006. New York. La signora Marnie Reiher, 36 anni, continuerà a lasciare fuori il suo gatto la notte e non riprenderà il lavoro al supermercato 24ore su 24

Gara tra serial killer, due in trappola. Corriere della Sera 5 agosto 2006. New York. La signora Marnie Reiher, 36 anni, continuerà a lasciare fuori il suo gatto la notte e non riprenderà il lavoro al supermercato 24ore su 24. Al poligono Linda O’Neill continuerà ad affinare la sua miopissima mira con la Glock 9 millimetri comprata per 500 dollari la settimana scorsa. La gara è finita ma l’incubo continua. E’ vero, se la polizia ha ragione i delitti attribuiti a «Serial Shooter» non si ripeteranno più. Ma nelle strade di Phoenix Arizona, libero di uccidere, resta ancora «Baseline Killer». Almeno questo: hanno smesso di giocare a chi uccide di più. Una folle gara che andava avanti dal maggio 2005 è giunta al termine ieri pomeriggio, quando il sindaco Phil Gordon mostrando due foto ha annunciato: «Questi sono i due mostri che stavamo cercando». Li hanno arrestati l’altra notte, probabilmente dopo una segnalazione: Dale Hausner, 33 anni, e John Dietman di 30. La polizia è convinta che ci siano loro, due amici, due ragazzi nessuno con precedenti penali, alla fine della scia di sangue attribuita a «Serial Shooter». Inquirenti e giornali lo avevano ribattezzato così, al singolare. Invece erano due: hanno colpito 36 volte, uccidendo sei persone, ferendone 18. Sceglievano le vittime a caso. Gli obiettivi erano soprattutto pedoni e ciclisti. L’ultima a cadere, Robin Basket, aveva 22 anni: le hanno sparato domenica sera alle 11 e 15 mentre camminava dalla casa dei genitori a quella del fidanzato nel sobborgo di Mesa, lo stesso dove sono stati arrestati i sospetti. «Serial Shooter» colpiva al buio, da un’auto. E questo poteva far pensare proprio a un commando composto da più persone, come i cecchini che terrorizzarono Washington quattro anni fa. Avevano cominciato a uccidere cani e cavalli. Poi erano passati agli umani. Movente? Apparentemente nessuno. La polizia non ha rivelato il contenuto degli interrogatori. Niente legava le vittime. I cecchini chiamati «Serial Shooter» giocavano a uccidere, come in un macabro luna park. Non giocavano da soli. Era un videogame in cui gareggiavano con qualcun altro. La polizia (una task-force di 120 agenti) ne è convinta. Gareggiavano con quello che è stato battezzato «Baseline Killer», dal nome della zona dove sono avvenuti i primi omicidi. Quando uno colpiva, gli altri lo seguivano. A cominciare è stato «Baseline Killer». E’ancora libero. Ha un volto: un identikit ricavato dalle immagini di una telecamera durante una rapina. Un giovane dai capelli lunghi, con un cappello. Baseline Killer è responsabile di almeno otto omicidi e 20 stupri. Attacca a distanza ravvicinata, all’imbrunire. Tutte le sue vittime, eccetto una, erano donne. Secondo gli inquirenti ha colpito l’ultima volta il 29 giugno, ammazzando una trentasettenne che lavava la macchina a un wash-car. E’ il posto preferito da Baseline. Non ci sono mai state tante macchine sporche a Phoenix. Ristoranti deserti, come pure i grandi magazzini con la loro aria condizionata. Meglio boccheggiare in casa a 40 gradi che rischiare. E’ difficile capire come la gara dei serial killer abbia cambiato una città di un milione e mezzo di abitanti nel deserto dell’Arizona? «Tutti i miei amici che lavoravano di sera si sono licenziati», raccontava la signora Marnie all’agenzia Ap qualche giorno fa. Solo qualcuno ci aveva guadagnato: gente come Mike Wall, istruttore di karatè: «Mai viste tante iscrizioni». Il suo primo consiglio in caso di attacco: buttarsi a terra e colpire l’assalitore con le gambe: «Le donne non sanno quanta forza hanno nelle gambe». Il consiglio non valeva per «Serial Shooter», che colpiva appostato su un auto. Ma vale ancora per «Baseline Killer». E’ ancora là fuori. Cosa farà? Tornerà a uccidere? Potrebbe ritenersi appagato, ora che è rimasto soltanto lui? «Il bastardo ha vinto la gara» rimuginava ieri il sergente Paul Penzone della polizia di Phoenix. «Ma adesso prenderemo anche lui». A Phoenix l’incubo continua. E anche oggi la miopissima signora Linda andrà al poligono, con la mano tremante. Michele Farina