Marco Pastonesi, ཿLa Gazzetta dello Sport 8/8/2006;, 8 agosto 2006
«Per un certo tempo ho anche cullato la speranza, l’illusione, di poter diventare un corridore. Conservo l’ordine d’arrivo di una classica di queste parti, la Reggio Emilia-Casina, 27 chilometri, 500 metri di dislivello, nel 1955
«Per un certo tempo ho anche cullato la speranza, l’illusione, di poter diventare un corridore. Conservo l’ordine d’arrivo di una classica di queste parti, la Reggio Emilia-Casina, 27 chilometri, 500 metri di dislivello, nel 1955. Primo Adorni Vittorio, il cognome e poi il nome, perché così tutto sembrava più importante. Dodicesimo Prodi Romano. Tempo, se la memoria non m’inganna, sui 58 minuti. Gareggiavo su una vecchia, già allora, Frejus, colore chiaro, una corona davanti e tre pignoni dietro. Gli altri vantavano già due corone davanti. Non per accampare scuse, ma Adorni aveva, oltre che molto più talento e gambe, anche un anno più di me» (Prodi).