varie, 7 agosto 2006
Tags : Tina Lagostena Bassi
LagostenaBassi Tina
• (Augusta) Milano 2 marzo 1926, Roma 4 marzo 2008. Avvocato, dal 1973 al 1975 lavorò al gabinetto del Ministro presso il Ministero di Grazie e Giustizia, Ufficio Riforme. Fondatrice del Telefono Rosa, dal 1994 al 1995 fu presidente della Commissione nazionale parità e per le pari opportunità. Deputato dal 1994 al 1996, dal 2000 affiancò Santi Licheri nel programma tv Forum • «[...] una vita che ha segnato la storia della donna del secolo scorso, ma anche di questo appena cominciato. Avvocato, giudice, personaggio televisivo, sceneggiatrice: in qualsiasi ruolo si calasse Tina Lagostena Bassi aveva sempre in mente quello. La difesa delle donne, in tutte le sue forme. E se non bastasse ricordarla come agguerrita paladina di Donatella Colasanti, la sopravvissuta al massacro del Circeo, è bene far tornare alla mente la sua prima grande rivoluzione mediatica: nel 1979 portò in televisione un processo per stupro, sbancando l’auditel. Protagonista del processo era Fiorella, una donna che aveva avuto il coraggio di far arrivare alla sbarra l’uomo che l’aveva violentata: l’avvocato Lagostena Bassi fece arrivare lei in televisione, come esempio per tutte le donne. Non ha mai smesso, l’avvocato. Di combattere la violenza sulle donne. Ma anche di andare in televisione. [...] era diventato il volto severo del giudice delle trasmissioni Mediaset e si era pure lasciata coinvolgere come sceneggiatrice in una miniserie Rai intitolata L’avvocato delle donne, tratta da un suo libro omonimo. Lo specchio della sua vera vita. Perché la sfilza di incarichi istituzionali di Tina Lagostena Bassi ha sempre avuto lo stesso comun denominatore. È stata tra le fondatrici del Telefono Rosa (la linea in favore delle donne violentate), presidente della Commissione nazionale della Pari opportunità e anche membro del gruppo della comunità europea, nonché capo delegazione per i diritti della donna nella conferenza dell’Onu di Pechino del 1995. Ma il suo fiore all’occhiello è quella: la legge 66, del ’96. Quella legge contro la violenza sessuale per la quale da deputata in Parlamento si battè come un leone. E quando venne approvata esultò in aula neanche fosse un’adolescente, poco importava che aveva settant’anni: quella legge aveva coronato il sogno della battaglia di una vita. Lo stupro non era più considerato un reato contro la morale, ma contro la persona. Di origini socialiste, in parlamento Tina Lagostena Bassi c’era finita nelle fila di Forza Italia. Ma questo non aveva mutato di una virgola il suo atteggiamento nelle battaglie femministe. Anzi. [...] era sempre lì, pronta a rimboccarsi le maniche, desiderosa di rendere più severa la legge sulla violenza sessuale. Di dire la sua, sui temi etici. Anche scottanti. [...] non aveva esitato a pronunciarsi sulla 194. Una difesa incondizionata, sempre la donna al centro della sua attenzione: “La 194 dà alla madre il diritto assoluto di essere portata a conoscenza dello stato del feto”. Un verdetto senza appello. Che non ammetteva repliche» (Alessandra Arachi, “Corriere della Sera” 5/3/2008).