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 2006  agosto 07 Lunedì calendario

GALLONI

GALLONI Giovanni Paternò (Catania) 16 giugno 1927. Politico. Della Democrazia Cristiana. Ministro della Pubblica Istruzione nei Governi Goria (1987-88) e De Mita (1988-89). Dal 1990 al 1994 membro del Consiglio superiore della Magistratura • «Gli americani sapevano ”dove era la prigione di Aldo Moro”. E ”Cossiga non ha detto tutto a proposito della prigione” che non è ”quella di cui hanno parlato i brigatisti”. Giovanni Galloni, tra i fondatori della corrente di sinistra della Democrazia Cristiana e amico di Aldo Moro, a lanciare queste accuse a trent’anni dal rapimento dello statista democristiano. Scatenando la reazione dell’ex ministro dell’Interno: ”Se fossi il procuratore aggiunto Franco Ionta lo convocherei per sentirlo in procura, a Roma”, ha dichiarato Cossiga, ”perché forse c’è la possibilità che possa essere incriminato per appoggio esterno ad atti di terrorismo. Ma poi nel processo sarebbe certamente assolto per chiara infermità mentale”. L’ultima rivelazione sul sequestro, Galloni, che sta per dare alle stampe un libro su quella vicenda, la butta lì alla presentazione del saggio di Giuseppe De Lutiis: Il golpe di via Fani. Cita il viaggio che l’8 di aprile il generale Vito Miceli, uomo dei servizi segreti, fece negli Usa. ”Ebbe incontri riservati con gli uomini importanti della Cia e con gli amici di Kissinger – ricorda Galloni ”. In quella sede gli fu detto che Moro si poteva salvare soltanto scoprendo il covo e liberandolo. Miceli capì che gli americani sapevano molto, sapevano perfettamente dove era la prigione del presidente della Dc, dove era Moro”. Quindi le accuse all’ex capo dello Stato. ”Il 9 maggio del 1978 – ha detto Galloni – Cossiga sapeva e si aspettava che Moro sarebbe stato liberato. Accadde qualcosa”. D’accordo Giovanni Pellegrino, ex presidente della commissione stragi, che crede però nella buona fede di Cossiga: ”Aveva dato forte credito ad una informazione che due giorni prima del 9 di maggio, e anche la sera prima del delitto, gli aveva fornito il presidente del Consiglio Giulio Andreotti. ”Francesco non ti preoccupare che a liberare Moro ci penserà il Vaticano’. La trattativa era giunta al termine ma è successo qualcosa che ha fatto precipitare gli eventi”» (’Corriere della Sera” 23/10/2007).